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Alla Fattoria di Migliarino il "Generali Spring Camp 2025", un'opportunità di crescita per 20 studenti dell’Università di Pisa

3 mesi 1 settimana ago

È stato presentato nella Sala Baleari del Comune di Pisa il "Generali Spring Camp 2025", un'iniziativa promossa dall’Agenzia Generali di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa che coinvolge 20 studenti dell’Ateneo. Si tratta di un ciclo di seminari residenziali dedicato ai temi della sostenibilità e dell’innovazione digitale, con l’obiettivo di rafforzare le competenze analitiche e di problem solving dei partecipanti.

Alla presentazione erano presenti Stefano Maestri Accesi, responsabile dell’Agenzia Generali di Pisa, Vincenzo Zarone, responsabile del progetto per l’Ateneo, Chiara Galletti, delegata del rettore per le relazioni con le imprese, Alessia Scappini, amministratore delegato REVET, Manuela Bartolini, direttrice marketing Savio Pharma, Federico Pieragnoli, direttore generale Confcommercio Pisa.

Il "Generali Spring Camp 2025" si terrà dal 20 al 22 marzo presso la Fattoria di Migliarino, immersa nel suggestivo scenario del Parco di San Rossore. Durante l’evento, gli studenti selezionati avranno l'opportunità di partecipare a interventi tenuti da figure di spicco sia di Generali sia di altre realtà imprenditoriali. Inoltre, i partecipanti e le partecipanti saranno coinvolti in talk interattivi e saranno chiamati a sviluppare un project work in gruppi, presentando i risultati nella giornata conclusiva davanti a una commissione composta da docenti dell'Università e referenti di Generali.

L'iniziativa, ideata dall'Agenzia Generali di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa e con il supporto del Career Service, rappresenta un'importante occasione per gli studenti e le studentesse di confrontarsi con professionisti del settore e di sviluppare competenze fondamentali per il loro futuro professionale.

“Questo camp è un nuovo format che abbiamo ideato in un più ampio progetto di Comunicazione e recruiting – ha spiegato Stefano Maestri Accesi – È per noi fondamentale avere rapporti stretti con il mondo accademico alla ricerca di giovani talenti. Riteniamo questo format un'esperienza molto formativa che siamo convinti sarà in grado di dare un messaggio positivo vista anche la partecipazione di top manager e imprenditori di spicco che hanno accettato l'invito con grande entusiasmo”.

"Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta dell’Agenzia Generali di Pisa per la formula innovativa e per il valore formativo del Camp che, con attività dinamiche e multidisciplinari, promuove una maggiore conoscenza del mondo del lavoro per un inserimento più consapevole dei nostri laureati – ha dichiarato la professoressa Chiara Galletti – Il Camp permetterà ai partecipanti di venire in contatto con importanti realtà aziendali di diversi settori, esperti e professionisti in ruoli di rilievo, e sarà quindi un’occasione stimolante di networking per la nostra università. Questo dialogo è prezioso per aiutare l’innovazione del territorio, valorizzando le conoscenze della nostra università anche attraverso collaborazioni con imprese”.

“Generali Spring Camp combina momenti di formazione teorica e applicazione pratica in un ambiente collaborativo e dinamico – ha aggiunto il professor Vincenzo Zarone – Gli incontri con professionisti in ruoli apicali, operanti in aziende di primaria importanza, combinati con le sessioni di lavoro su casi concreti, permettono ai partecipanti di confrontarsi con scenari reali e affinare le proprie capacità di analisi e decisione. L’approccio interdisciplinare e l’interazione diretta con esperti favoriscono un apprendimento esperienziale, utile per affrontare le sfide del mondo del lavoro con un metodo strutturato e consapevole”.

"Siamo orgogliosi di avere sul nostro territorio un innovativo progetto che mette al centro realtà imprenditoriali di primo livello in stretta integrazione e sinergia tra due mondi solo in apparenza distanti come 'Istruzione' ed 'Impresa', in un evento che valorizza professionalità, competenza e preparazione – ha concluso Federico Pieragnoli, direttore generale di Confcommercio Pisa, che ha collaborato al progetto favorendo il coinvolgimento delle imprese del territorio – Confcommercio Pisa rappresenta la più grande rete di imprese d'Italia, con una base che sfiora le 6mila attività e professionisti associati nell'intera provincia, ed è fondamentale poter contare su un sistema integrato in cui imprese e università dialogano e collaborano per uno stesso risultato”.

Redazione Web

“Segnali di Fumo”, la nuova campagna UniPi per ridurre sigarette (comprese quelle elettroniche) e riciclare i mozziconi

3 mesi 1 settimana ago

Ridurre il fumo di sigarette (comprese quelle elettroniche) in Ateneo e creare un ambiente di studio e di lavoro più sano e sostenibile. E’ questo l’obiettivo di “Segnali di Fumo”, una iniziativa appena lanciata dalla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile dell’Università di Pisa. Prima tappa il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale (DCCI) che punta a diventare un modello per l’intera comunità.

Tra le misure adottate c’è la creazione di spazi riservati ai fumatori, collocati in zone specifiche lontane da ingressi e aree comuni, per garantire la tutela dei non fumatori e il rispetto della normativa vigente. L’iniziativa ha inoltre previsto l’installazione di una cartellonistica chiara e visibile per informare correttamente tutta la comunità accademica sulle disposizioni in vigore e sulle soluzioni adottate.

Un altro elemento chiave del progetto è il riciclo dei mozziconi, una delle principali fonti di inquinamento urbano. Grazie alla collaborazione con un’azienda specializzata, l’Università sperimenterà il riutilizzo dei filtri di sigaretta, compresi quelli dei dispositivi a tabacco riscaldato, per trasformarli in materiali ecosostenibili, come l’imbottitura per giacconi invernali.

“Il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale si è proposto come struttura pilota per l’iniziativa – ha detto il professore Fabio Bellina direttore del Dipartimento - Questa scelta è nata dalla volontà di ribadire e rafforzare il divieto di fumo non solo all'interno dell'intero edificio, ma anche nelle aree esterne, in particolare in prossimità di porte, finestre e prese d’aria, nel rispetto delle normative vigenti e della tutela della salute di studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo”.

“Il progetto fa parte di un percorso più ampio di sensibilizzazione e responsabilizzazione nei confronti delle tematiche ambientali e del benessere collettivo – sottolinea la professoressa Elisa Giuliani, prorettrice per la Sostenibilità e l'agenda 2030 e presidente della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo - Nei prossimi giorni, l’Università contatterà tutte le strutture per valutare l’adesione all’iniziativa. Come Commissione Sostenibilità, intendiamo anche organizzare eventi formativi sui rischi del fumo. Riteniamo fondamentale sensibilizzare la nostra comunità sull’impatto del fumo sulla salute e sull’ambiente, alla luce delle evidenze ormai consolidate della ricerca”.

“Nonostante le risorse limitate imposte dalle attuali contingenze – conclude Giuliani - l’Università conferma il proprio impegno per un ambiente più sano e rispettoso della collettività. Questa iniziativa rappresenta un ulteriore passo nella promozione dell’Agenda 2030, con particolare riferimento all’Obiettivo 3 Salute e Benessere”.

 

 

Redazione Web

Concluse le prime indagini geofisiche sul sito preceramico di Ba'ja in Giordania

3 mesi 1 settimana ago

Si è recentemente conclusa la prima campagna di scavo e ricognizione presso il sito di Ba'ja, all'interno del progetto speciale della didattica GeoLithics, guidato da Niccolò Mazzucco ed Adriano Ribolini dell'Università di Pisa. Il progetto aveva lo scopo di coinvolgere studentesse e studenti dell'Università di Pisa nello studio di questo importante sito preceramico.

Ba’ja è un insediamento del Neolitico Preceramico Tardo (LPPNB, tardo VII millennio a.C., circa 9.000 anni fa), situato in una posizione naturalmente fortificata a nord di Petra, nel sud della Giordania. Il sito si trova tra le montagne ed è accessibile solo attraverso una stretta gola, che conduce a un pianoro nascosto tra alte pareti di roccia. L’insediamento neolitico è caratterizzato da case in pietra costruite su più livelli e terrazzamenti, disposte su ripidi pendii. Queste strutture, interamente realizzate in pietra, dovevano essere di almeno due piani, le une addossate alle altre.

L'indagine del sito si svolge all'interno del "Ba’ja Neolithic Joint Project (BJNP)", un progetto di ricerca e scavo internazionale, codiretto da Niccolò Mazzucco (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa, Italia), Hala Alarashi (UMR 7264, CEPAM, CNRS, Francia) e Bellal Abuhelaleh (Al-Hussein Bin Talal University, Giordania), in collaborazione con il Dipartimento delle Antichità della Giordania. Il BJNP, attualmente in corso, mira ad approfondire la studio delle comunità preceramiche e del loro declino, fornendo nuove prospettive sull’evoluzione delle prime società proto-urbane.

L'obiettivo del progetto GeoLithics è stato quello di documentare le strutture ancora sepolte e il loro possibile andamento grazie all'uso del metodo di geofisica superficiale Ground-Penetrating Radar (Georadar). I risultati ottenuti, molto promettenti, confermano la presenza di una densa trama urbana, con numerosi edifici a pianta rettangolare disposti su più livelli. Queste analisi saranno fondamentali per organizzare le prossime missioni di scavo e orientare la ricerca verso le aree più interessanti di questo vasto villaggio. In particolare, le indagini condotte potranno verificare l'esistenza di una zona centrale, forse destinata a uno spazio collettivo o a funzioni di riunione, situata nel cuore del villaggio.

Redazione Web

Ateneo chiuso per allerta meteo venerdì 14 e sabato 15 marzo

3 mesi 2 settimane ago

A causa dell'allerta meteo arancione diramata dalla Protezione Civile, l'Università di Pisa dispone per le giornate di venerdì 14 e sabato 15 marzo la sospensione delle attività didattiche e la chiusura di tutti gli uffici e delle strutture dell'Ateneo (Uffici Amministrativi, Poli didattici, Dipartimenti, Biblioteche, Musei, ecc.).

Anche la cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino, prevista per le ore 11 nel Palazzo della Sapienza, è rimandata a data da destinarsi.

 

Redazione Web

L’Università di Pisa incontra l’Associazione Unità Migranti in Italia

3 mesi 2 settimane ago

Per potenziare il sostegno alla comunità studentesca internazionale e migliorare i servizi di accoglienza, l’Università di Pisa ha avviato un dialogo con l’Associazione Unità Migranti in Italia APS. La professoressa Enza Pellecchia, prorettrice per la Coesione della comunità universitaria e per il diritto allo studio, il professor Giovanni Paoletti, prorettore per la Didattica, e il professor Giovanni Federico Gronchi, prorettore per la Cooperazione e le relazioni internazionali, hanno incontrato alcuni rappresentanti dell’associazione, tra cui il presidente Dieng Ibrahima, la vicepresidente Destemona Nasi, il segretario Ihor Chernai e il coordinatore dello sportello di ascolto Said Talbi.

L’associazione, impegnata nel fornire supporto agli immigrati in Italia, svolge un ruolo fondamentale nell’accompagnare gli studenti internazionali dell’Ateneo pisano attraverso corsi di lingua italiana, informatica di base e un servizio di orientamento. Con l’aumento significativo di studenti stranieri iscritti all’Università di Pisa, è emersa la necessità di migliorare le infrastrutture e le risorse disponibili per garantire un’accoglienza adeguata. Il numero di immatricolati con titolo estero è infatti passato da circa 850 nell’a.a. 2023/24 a circa 1.730 nell'a.a. 2024/25, con un sostanziale raddoppio delle presenze.

Durante l’incontro, si è discusso dell’importanza di avviare percorsi di apprendimento della lingua italiana già prima dell’arrivo degli studenti e delle studentesse in Italia, attraverso iniziative a cui potrebbe collaborare anche l’Università di Pisa. L'associazione è già in contatto con il personale dell’Ufficio relazioni internazionali, che si occupa dell'immatricolazione di studenti con titolo estero. Inoltre, per dare maggiore struttura e continuità alla cooperazione tra l’Ateneo e l’Associazione Unità Migranti in Italia APS, è stata avanzata l’idea di redigere una convenzione formale, utile a rafforzare le sinergie in un’ottica di inclusione e supporto agli studenti internazionali.

Redazione Web

Il mistero della connessione cuore-cervello

3 mesi 2 settimane ago

Uno studio tutto pisano fornisce per la prima volta una descrizione d’insieme dei componenti fondamentali del misterioso asse “cuore-cervello”, ovvero l’insieme delle connessioni anatomiche e funzionali tra il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso centrale. L’articolo è a firma di un team di bioingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Gaetano Valenza, Zoran Matić e Vincenzo Catrambone, ed è stato pubblicato su Nature Reviews Cardiology, la rivista internazionale più importante nel settore della cardiologia.

“Che cuore e cervello siano strettamente connessi – spiega Gaetano Valenza, docente di bioingegneria all’Università di Pisa – è un’ipotesi che, a partire dai primi anni duemila, si è fatta sempre più strada, e che si basa sull’osservazione che malattie cardiologiche e neurologiche sono spesso associate. Per esempio, i soggetti con patologie neurologiche sono maggiormente a rischio di malattie cardiovascolari mentre, viceversa, pazienti che hanno subito un infarto hanno un rischio di depressione aumentato di oltre il 50%. Queste osservazioni hanno portato la convergenza di molti sforzi da parte di cardiologi, neurologi, neuroscienziati e ingegneri biomedici per comprendere il funzionamento di quello che è considerato un vero e proprio “organo virtuale”, chiamato “asse cuore-cervello”.


Nella foto, da sinistra: Gaetano Valenza e Vincenzo Catambrone.

I meccanismi e i componenti fisiologici di questo asse erano sconosciuti nel dettaglio, perché ogni campo del sapere ha operato separatamente, dando le proprie caratterizzazioni specifiche, che però non arrivano a una descrizione completa. In questo articolo, e per la prima volta, i ricercatori hanno messo insieme tutta la conoscenza prodotta fino ad ora sull’argomento e messo in luce che è possibile caratterizzare le tre componenti fondamentali dell’asse cuore-cervello: la parte di tessuto neurale, collegata a regioni specifiche del cervello, che rende possibile l’interazione tra sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale; la parte meccanica, cioè le pulsazioni nelle arterie cerebrali indotte dal battito cardiaco, che abbiamo constatato essere una parte essenziale nella trasmissione dell’informazione lungo l’asse; e la parte biochimica, che comprende ormoni ed altre biomolecole avvertite sia da cuore che da cervello. “Questo approccio integrato ci ha consentito di introdurre un fondamentale cambio di paradigma nello studio della relazione cuore-cervello, basato anche sullo studio di come le tre componenti identificate interagiscono tra di loro”, aggiunge Valenza.

Lo studio del team pisano si fonda su lavori recentissimi ed estremamente avanzati sui singoli componenti dell’asse cuore-cervello, e pone le basi per un concreto avanzamento nella conoscenza. Questo approccio infatti ha mostrato che l’influenza tra sistema cardiovascolare e sistema nervoso centrale ha una direzione preferenziale in base allo stato psico-fisico/emozionale dell’individuo.

“In studi molto recenti – conclude Valenza – è stato dimostrato che in realtà è il cuore a modulare principalmente l’attività cerebrale, ed è quindi il cuore, prima del cervello, ad essere responsabile della percezione di emozioni, cognizione e coscienza. Qualche anno fa avevamo dimostrato questa teoria con un modello matematico. Oggi possiamo studiare questa connessione addirittura a livello molecolare, cioè guardando come i neuroni cardiaci controllano le emozioni insieme al metabolismo di ogni individuo. Si tratta di un campo di ricerca assolutamente pionieristico, e che in pochissimi mesi sta facendo decisivi passi avanti, verso lo sviluppo di conoscenza e tecnologie centrate sulla comprensione di aspetti fondamentali dell’essere umano”. (Nella foto a destra il ricercatore Zoran Matić).

Redazione Web

Un team di ricerca internazionale ha ricostruito le dimensioni e la forma del corpo del Megalodon

3 mesi 2 settimane ago

Grazie a un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Palaeontologia Electronica” emergono nuovi indizi sulle dimensioni, la forma del corpo, la biologia e lo stile di vita del Megalodon, il leggendario squalo gigante che dominava gli oceani tra 15 e 3,6 milioni di anni fa. La ricerca, coordinata dal professor Kenshu Shimada della DePaul University di Chicago, ha coinvolto esperti di nove paesi e quattro continenti, tra cui l’Università di Pisa – unica istituzione italiana a partecipare a tale studio.

Gli scienziati hanno analizzato un fossile straordinario: una colonna vertebrale parziale costituita da 141 vertebre, lunga circa 11 metri, rinvenuta in Belgio oltre un secolo fa. Lo studio delle proporzioni corporee in squali viventi ed estinti ha permesso di stimare che l’esemplare belga fosse lungo oltre 16 metri, mentre gli individui più grandi della specie avrebbero potuto superare i 24 metri, con una massa corporea massima di circa 94 tonnellate.


Ricostruzione schematica e ipotetica della forma del corpo di un Megalodon di 24,3 metri di lunghezza. Nonostante la silhouette di un nuotatore sia rappresentata accanto al disegno schematico dello squalo per dare un'idea della taglia di quest'ultimo, va enfatizzato il fatto che il Megalodon è una specie estinta che non è coesistita con l'uomo.

Ma la scoperta più sorprendente riguarda la forma del corpo del Megalodon: contrariamente alle precedenti ricostruzioni che lo immaginavano come una sorta di squalo bianco “ingigantito”, il team ha ipotizzato una somiglianza maggiore con lo squalo limone (Negaprion brevirostris), caratterizzato da un corpo più slanciato. Proprio una forma allungata avrebbe reso il Megalodon un nuotatore tutto sommato efficiente nonostante l'enorme taglia. I ricercatori hanno anche osservato come i più grandi squali moderni, come lo squalo balena (Rhincodon typus) e lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), presentino un corpo relativamente snello, il che li rende nuotatori efficienti a dispetto delle ingenti dimensioni.


Alberto Collareta (a sinistra) durante uno scavo.

“Noto con il nome scientifico di Otodus megalodon (o Carcharocles megalodon), questo celeberrimo protagonista degli oceani del passato è noto soprattutto per i suoi grandi denti, triangolari e seghettati, mentre i resti scheletrici sono estremamente rari e frammentari – spiega il professor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa – Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha spesso indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari come simile a quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Questa nuova ricerca rappresenta un passo fondamentale nella comprensione della biologia di uno dei più grandi predatori della storia del nostro pianeta, sfidando le tradizionali ricostruzioni ed offrendo un'immagine ancora più affascinante del Megalodon”.

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda la riproduzione del Megalodon. Gli studiosi hanno stimato che già alla nascita i piccoli di questa specie fossero lunghi più di 3 metri e mezzo. Questo suggerisce una strategia riproduttiva ovovivipara, in cui gli embrioni più sviluppati si nutrivano dei fratelli non ancora nati, un fenomeno noto come cannibalismo intrauterino. (A destra, foto di un dente fossile di Megalodon dal Miocene del Perù).

Lo studio ipotizza inoltre che la progressiva scomparsa del Megalodon sia stata almeno in parte legata alla competizione con il moderno squalo bianco, comparso circa 5 milioni di anni fa. I due formidabili predatori, pur caratterizzati da differenti forme corporee, potrebbero aver avuto preferenze alimentari simili: insieme ad altri fattori ambientali, la competizione con lo squalo bianco per le medesime risorse avrebbe decretato l'estinzione del Megalodon.

L’articolo “Reassessment of the possible size, form, weight, cruising speed, and growth parameters of the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae), and new evolutionary insights into its gigantism, life history strategies, ecology, and extinction” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1502.

I suoi autori sono: Kenshu Shimada, Ryosuke Motani, Jake J. Wood, Phillip C. Sternes, Taketeru Tomita, Mohamad Bazzi, Alberto Collareta, Joel H. Gayford, Julia Türtscher, Patrick L. Jambura, Jürgen Kriwet, Romain Vullo, Douglas J. Long, Adam P. Summers, John G. Maisey, Charlie Underwood, David J. Ward, Harry M. Maisch IV, Victor J. Perez, Iris Feichtinger, Gavin J.P. Naylor, Joshua K. Moyer, Timothy E. Higham, João Paulo C.B. da Silva, Hugo Bornatowski, Gerardo González-Barba, Michael L. Griffiths, Martin A. Becker e Mikael Siversson.

Le ricerche dell'Università di Pisa nell'ambito della Paleontologia dei Vertebrati sono supportate da un finanziamento ministeriale (PRIN 2022 “BioVertICeS”).

 

Redazione Web

Sport, a Pisa la tappa italiana della Coppa del Mondo di Scherma Paralimpica

3 mesi 2 settimane ago

Torna a Pisa per la decima volta una delle prove di Coppa del Mondo di scherma paralimpica, che si terrà da giovedì 13 a domenica 16 marzo nella sede del PalaCUS. Dopo il successo delle scorse edizioni, la Federazione Italiana Scherma ha infatti ritenuto di ricandidare Pisa anche per questa stagione e ancora attraverso l’organizzazione della storica Società U.S. Pisascherma.Le gare avranno inizio alle 9:30 e termineranno con le finali alle 13 e alle 18/19 tutti i giorni.

 

Tre giorni di gare individuali più l’ultimo, la domenica, di gare a squadre. Circa 300 gli atleti attesi, più tutte le persone dello staff, un numero leggermente crescente rispetto allo scorso anno, in rappresentanza di ben 25 Nazioni. Dopo il rientro l’anno passato della Bielorussia, quest’anno viene riammessa in gara anche la Russia come “paese neutrale”.

Alla conferenza stampa di presentazione erano presenti Frida Scarpa, assessore allo sport del Comune di Pisa, Giulia Gambini, assessore alla disabilità del Comune di Pisa, Giovanni Calabrò, presidente Pisa Scherma, Daria Marchetti, consigliere nazionale FIS, Loredana Trigilia, capitana nazionale fioretto paralimpico, Marco Macchia, delegato Università di Pisa rapporti con il territorio, Giuliano Pizzanelli, presidente Cus Pisa.

«Pisa mette in fila un altro evento a livello internazionale e si conferma città attenta allo sport non solo a livello toscano ma nazionale – ha detto dice l’assessore allo sport Frida Scarpa -. Tutto è pronto infatti per ospitare nel migliore dei modi una nuova edizione della coppa del mondo di scherma paralimpica con atleti provenienti da tanti Paesi. Cominciano a essere tanti gli eventi internazionali che riusciamo ad accogliere. Siamo particolarmente orgogliosi di continuare questa tradizione con la scherma paralimpica e ci interessa davvero lanciare questo grande messaggio di inclusione. Siamo contenti che le scuole abbiano aderito e saranno presenti alle gare. E invito tutta la cittadinanza, le famiglie, i ragazzi, a seguire le gare e venire al palazzetto».

«Ancora una volta ospitiamo un grande momento di sport dedicato alle persone con disabilità - dice l’assessore alla disabilità Giulia Gambini -. Vogliamo dimostrare infatti che lo sport, più di ogni altro ambito consente maggiormente l’inclusione. Questo, come altri appuntamenti, sono importanti perché fanno capire che lo sport è un diritto per tutti, importante non soltanto in termini terapeutici ma anche come diritto al benessere. Invito tutti i pisani a fare il tifo per i nostri atleti e a seguire una competizione sportiva ai massimi livelli che ha anche un messaggio in più».

«Per l’Università di Pisa è un grande onore condividere ancora una volta questo evento con atleti e atlete provenienti da tutto il mondo - dice Marco Macchia, dell’Università di Pisa, delegato del rettore per i rapporti con il territorio -. Anche quest’anno, il nostro Ateneo rinnova con convinzione il proprio impegno, mettendo a disposizione gli impianti sportivi del CUS Pisa per accogliere al meglio questa straordinaria competizione. Giunti alla decima edizione, possiamo guardare con orgoglio alle nove precedenti, alle quali siamo stati sempre presenti fin dalla prima edizione, a testimonianza del forte legame tra il nostro Ateneo e questa manifestazione. Un evento che incarna i valori dello sport e dell’inclusione, in cui crediamo profondamente. Gli atleti e le atlete in gara saranno esempio di determinazione e crescita personale, offrendo alla nostra comunità studentesca uno stimolo concreto ad avvicinarsi alla pratica sportiva e ai suoi valori. Il nostro Ateneo crede fermamente nel binomio sport e studio, come dimostra il progetto ‘Dual Career’, pensato per sostenere gli studenti e le studentesse nel loro percorso accademico senza rinunciare all’eccellenza sportiva».«È con emozione che arriviamo alla decima edizione – ha detto Giuliano Pizzanelli, presidente del Cus Pisa -. Ogni volta è un impegno che si rinnova perché siamo impegnati a dare un'immagine non solo del CUS ma anche dell'Università e della città. Sabato, inoltre, a dimostrazione della crescita nell'interesse dell’evento, sarà presente il Soroptimist International d'Italia, che assegnerà importanti premi ai partecipanti alla manifestazione».

«Porto i saluti del neopresidente di Federazione Luigi Mazzone – ha detto Daria Marchetti, consigliere nazionale FIS -. Questa è una tappa molto importante: ci affacciamo a Los Angeles e proprio stamani sono stati ufficializzati i nuovi ct paralimpici che debutteranno nella tappa di Pisa: Alessandro Paroli (ancora un toscano, già facente parte dello staff del ct uscente Vanni) per il fioretto, Antongiulio Stella per la Sciabola e Michele Tarantini per la Spada».

«Siamo onorati di riscuotere la fiducia della federazione nazionale e della federazione internazionale scherma per la decima volta - ha detto Giovanni Calabrò, presidente Pisa Scherma -. Non sarebbe mai stato possibile senza il sostegno dell’Amministrazione comunale e dell’Università. Accogliere 25 nazioni e preparare circa 450 competizioni significa avere un’organizzazione ormai rodata. Soddisfazione in più per noi quest’anno è l’elezione della nostra Daria Marchetti nel consiglio della Federazione e il passaggio del nostro Simone Vanni da ct paralimpico a ct della scherma nazionale normodotata».

«Sono stata presente dall’inizio – ha detto Loredana Trigilia, capitana nazionale fioretto paralimpico - e spero anche volta di portare a casa qualche medaglia. Mi preme in questa sede di ringraziare soprattutto i volontari, figure indispensabili in queste occasioni».

Anche quest’anno è previsto il coinvolgimento delle scuole pisane che verranno a vedere le competizioni nelle mattinate di giovedì 13 e venerdì 14 marzo. La tappa pisana ha come sponsor che seguono l’evento fin dagli esordi: Fondazione Pisa, Devitalia, Farmacie Comunali, Pharmanutra.Il programma delle gare:Giovedì 13 marzo9:30 fioretto Maschile A9:30 Spada Femminile B13:00 Fioretto Maschile B13:00 Spada Femminile AVenerdì 14 marzo9:30 Fioretto Femminile B9:30 Sciabola Maschile A13:00 Fioretto Femminile A13:00 Sciabola MaschileSabato 15 marzo9:30 Sciabola Femminile B9:30 Spada Maschile A13:00 Spada Maschile B13:00 Sciabola Femminile ADomenica 16 marzo9:30 Spada Maschile Squadra11:00 Fioretto Femminile Squadra12:30 Sciabola Open Squadra

Redazione Web

Una palestra robotica per la riabilitazione della mano e dell’arto superiore

3 mesi 2 settimane ago

L’Università di Pisa all’avanguardia nell’ambito della riabilitazione dell'arto superiore e della mano grazie a un nuovo dispositivo, Gloreha Sinfonia Plus, che coniuga la robotica alla riabilitazione. Lo strumento è stato posizionato nel Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport (in via Gargalone 25, a Pisa) ed è stato acquisito dall’Università di Pisa nel contesto di un finanziamento nazionale PNC relativo al progetto "Fit for Medical Robotics" nel quale la robotica viene utilizzata per trattare e curare “su misura” i pazienti.

 
Nella foto, in piedi, il prof. Carmelo Chisari, direttore del Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport e la dott.ssa Valentina Azzollini.

L’Ateneo è partner del progetto, della durata di 44 mesi, sostenuto dal Governo nell’ambito del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al PNRR con un finanziamento complessivo di 113 milioni di euro. “Fit for medical Robotics” vede coinvolti 11 enti di ricerca e diverse università italiane, tra cui l’Università di Pisa, il CNR, la Scuola Superiore Sant'Anna, l’IIT; 11 centri clinici riabilitativi tra cui IRCSS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), l'INAIL e due compagnie di produzione e distribuzione di robot per la riabilitazione. I 25 partners sono riuniti in un Consorzio coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

“Con il Gloreha Sinfonia Plus apriamo una nuova stagione per il “Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport” – spiega il direttore, professor Carmelo Chisari – Il Gloreha Sinfonia Plus, uno strumento robotico tra i più avanzati, è specifico per il trattamento dell’arto superiore e della mano e può essere utilizzato sia nei bambini che negli adulti. È dotato di guanti sensorizzati che permettono al paziente di interfacciarsi con un software che propone esercizi nella forma di “serious games” (ovvero esercizi di riabilitazione attraverso la componente ludica), favorendo l’interazione diretta del paziente al programma riabilitativo e l'apprendimento motorio del gesto deficitario”.

Nel Centro sorgerà una vera e propria “palestra robotica” nella quale sarà possibile erogare percorsi riabilitativi altamente personalizzati per pazienti affetti da alterazioni funzionali dovute a patologie neurologiche, ortopediche e/o geriatriche. Lo stesso sarà per gli sportivi che vogliono migliorare la loro performance o devono recuperare da un infortunio. Gloreha Sinfonia Plus si va ad aggiungere ad altri sistemi altamente tecnologici già presenti nel Centro come il sistema antigravitazionale Alter G che permette il cammino e la corsa con una riduzione del peso del fino all’80%; il dispositivo Hunova per la valutazione e il trattamento dei disturbi della propriocettività; Walker View per l’analisi computerizzata del cammino attraverso sensori indossabili.

E non finisce qua: “È in programma l’acquisto di altri dispositivi altamente tecnologici perché il Centro vuole porsi sempre di più come punto di riferimento nel nostro territorio nell’ambito della Medicina Riabilitativa e dello Sport, moderna e avanzata. Ringrazio Valentina Azzollini, ricercatrice di UNIPI, e tutto il personale del Centro, che con il loro impegno e la loro professionalità stanno contribuendo in maniera determinante alla realizzazione di questo ambizioso progetto", conclude il professor Chisari.

Redazione Web

Un team di ricerca internazionale ha ricostruito le dimensioni e la forma del corpo del Megalodon

3 mesi 2 settimane ago

Grazie a un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Palaeontologia Electronica” emergono nuovi indizi sulle dimensioni, la forma del corpo, la biologia e lo stile di vita del Megalodon, il leggendario squalo gigante che dominava gli oceani tra 15 e 3,6 milioni di anni fa. La ricerca, coordinata dal professor Kenshu Shimada della DePaul University di Chicago, ha coinvolto esperti di nove paesi e quattro continenti, tra cui l’Università di Pisa – unica istituzione italiana a partecipare a tale studio.

Gli scienziati hanno analizzato un fossile straordinario: una colonna vertebrale parziale costituita da 141 vertebre, lunga circa 11 metri, rinvenuta in Belgio oltre un secolo fa. Lo studio delle proporzioni corporee in squali viventi ed estinti ha permesso di stimare che l’esemplare belga fosse lungo oltre 16 metri, mentre gli individui più grandi della specie avrebbero potuto superare i 24 metri, con una massa corporea massima di circa 94 tonnellate.


Ricostruzione schematica e ipotetica della forma del corpo di un Megalodon di 24,3 metri di lunghezza. Nonostante la silhouette di un nuotatore sia rappresentata accanto al disegno schematico dello squalo per dare un'idea della taglia di quest'ultimo, va sottolineato il fatto che il Megalodon è una specie estinta che non è coesistita con l'uomo.

Ma la scoperta più sorprendente riguarda la forma del corpo del Megalodon: contrariamente alle precedenti ricostruzioni che lo immaginavano come una sorta di squalo bianco “ingigantito”, il team ha ipotizzato una somiglianza maggiore con lo squalo limone (Negaprion brevirostris), caratterizzato da un corpo più slanciato. Proprio una forma allungata avrebbe reso il Megalodon un nuotatore tutto sommato efficiente nonostante l'enorme taglia. I ricercatori hanno anche osservato come i più grandi squali moderni, come lo squalo balena (Rhincodon typus) e lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), presentino un corpo relativamente snello, il che li rende nuotatori efficienti a dispetto delle ingenti dimensioni.


Alberto Collareta (a sinistra) durante uno scavo.

“Noto con il nome scientifico di Otodus megalodon (o Carcharocles megalodon), questo celeberrimo protagonista degli oceani del passato è noto soprattutto per i suoi grandi denti, triangolari e seghettati, mentre i resti scheletrici sono estremamente rari e frammentari – spiega il professor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa – Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha spesso indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari come simile a quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Questa nuova ricerca rappresenta un passo fondamentale nella comprensione della biologia di uno dei più grandi predatori della storia del nostro pianeta, sfidando le tradizionali ricostruzioni ed offrendo un'immagine ancora più affascinante del Megalodon”.

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda la riproduzione del Megalodon. Gli studiosi hanno stimato che già alla nascita i piccoli di questa specie fossero lunghi più di 3 metri e mezzo. Questo suggerisce una strategia riproduttiva ovovivipara, in cui gli embrioni più sviluppati si nutrivano dei fratelli non ancora nati, un fenomeno noto come cannibalismo intrauterino. (A destra, foto di un dente fossile di Megalodon dal Miocene del Perù).

Lo studio ipotizza inoltre che la progressiva scomparsa del Megalodon sia stata almeno in parte legata alla competizione con il moderno squalo bianco, comparso circa 5 milioni di anni fa. I due formidabili predatori, pur caratterizzati da differenti forme corporee, potrebbero aver avuto preferenze alimentari simili: insieme ad altri fattori ambientali, la competizione con lo squalo bianco per le medesime risorse avrebbe decretato l'estinzione del Megalodon.

L’articolo “Reassessment of the possible size, form, weight, cruising speed, and growth parameters of the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae), and new evolutionary insights into its gigantism, life history strategies, ecology, and extinction” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1502.

I suoi autori sono: Kenshu Shimada, Ryosuke Motani, Jake J. Wood, Phillip C. Sternes, Taketeru Tomita, Mohamad Bazzi, Alberto Collareta, Joel H. Gayford, Julia Türtscher, Patrick L. Jambura, Jürgen Kriwet, Romain Vullo, Douglas J. Long, Adam P. Summers, John G. Maisey, Charlie Underwood, David J. Ward, Harry M. Maisch IV, Victor J. Perez, Iris Feichtinger, Gavin J.P. Naylor, Joshua K. Moyer, Timothy E. Higham, João Paulo C.B. da Silva, Hugo Bornatowski, Gerardo González-Barba, Michael L. Griffiths, Martin A. Becker e Mikael Siversson.

Le ricerche dell'Università di Pisa nell'ambito della Paleontologia dei Vertebrati sono supportate da un finanziamento ministeriale (PRIN 2022 “BioVertICeS”).

Redazione Web
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1 ora 52 minuti ago
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