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Venerdì 14 marzo Ateneo chiuso per allerta meteo

10 ore 21 minuti ago

A causa dell'allerta meteo arancione diramata dalla Protezione Civile, l'Università di Pisa dispone per la giornata di venerdì 14 marzo la sospensione delle attività didattiche e la chiusura di tutti gli uffici e delle strutture dell'Ateneo (Uffici Amministrativi, Poli didattici, Dipartimenti, Biblioteche, Musei, ecc.).

Anche la cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino, prevista per le ore 11 nel Palazzo della Sapienza, è rimandata a data da destinarsi.

 

Redazione Web

Il mistero della connessione cuore-cervello

20 ore 53 minuti ago

Uno studio tutto pisano fornisce per la prima volta una descrizione d’insieme dei componenti fondamentali del misterioso asse “cuore-cervello”, ovvero l’insieme delle connessioni anatomiche e funzionali tra il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso centrale. L’articolo è a firma di un team di bioingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Gaetano Valenza, Zoran Matić e Vincenzo Catrambone, ed è stato pubblicato su Nature Reviews Cardiology, la rivista internazionale più importante nel settore della cardiologia.

“Che cuore e cervello siano strettamente connessi – spiega Gaetano Valenza, docente di bioingegneria all’Università di Pisa – è un’ipotesi che, a partire dai primi anni duemila, si è fatta sempre più strada, e che si basa sull’osservazione che malattie cardiologiche e neurologiche sono spesso associate. Per esempio, i soggetti con patologie neurologiche sono maggiormente a rischio di malattie cardiovascolari mentre, viceversa, pazienti che hanno subito un infarto hanno un rischio di depressione aumentato di oltre il 50%. Queste osservazioni hanno portato la convergenza di molti sforzi da parte di cardiologi, neurologi, neuroscienziati e ingegneri biomedici per comprendere il funzionamento di quello che è considerato un vero e proprio “organo virtuale”, chiamato “asse cuore-cervello”.


Nella foto, da sinistra: Gaetano Valenza e Vincenzo Catambrone.

I meccanismi e i componenti fisiologici di questo asse erano sconosciuti nel dettaglio, perché ogni campo del sapere ha operato separatamente, dando le proprie caratterizzazioni specifiche, che però non arrivano a una descrizione completa. In questo articolo, e per la prima volta, i ricercatori hanno messo insieme tutta la conoscenza prodotta fino ad ora sull’argomento e messo in luce che è possibile caratterizzare le tre componenti fondamentali dell’asse cuore-cervello: la parte di tessuto neurale, collegata a regioni specifiche del cervello, che rende possibile l’interazione tra sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale; la parte meccanica, cioè le pulsazioni nelle arterie cerebrali indotte dal battito cardiaco, che abbiamo constatato essere una parte essenziale nella trasmissione dell’informazione lungo l’asse; e la parte biochimica, che comprende ormoni ed altre biomolecole avvertite sia da cuore che da cervello. “Questo approccio integrato ci ha consentito di introdurre un fondamentale cambio di paradigma nello studio della relazione cuore-cervello, basato anche sullo studio di come le tre componenti identificate interagiscono tra di loro”, aggiunge Valenza.

Lo studio del team pisano si fonda su lavori recentissimi ed estremamente avanzati sui singoli componenti dell’asse cuore-cervello, e pone le basi per un concreto avanzamento nella conoscenza. Questo approccio infatti ha mostrato che l’influenza tra sistema cardiovascolare e sistema nervoso centrale ha una direzione preferenziale in base allo stato psico-fisico/emozionale dell’individuo.

“In studi molto recenti – conclude Valenza – è stato dimostrato che in realtà è il cuore a modulare principalmente l’attività cerebrale, ed è quindi il cuore, prima del cervello, ad essere responsabile della percezione di emozioni, cognizione e coscienza. Qualche anno fa avevamo dimostrato questa teoria con un modello matematico. Oggi possiamo studiare questa connessione addirittura a livello molecolare, cioè guardando come i neuroni cardiaci controllano le emozioni insieme al metabolismo di ogni individuo. Si tratta di un campo di ricerca assolutamente pionieristico, e che in pochissimi mesi sta facendo decisivi passi avanti, verso lo sviluppo di conoscenza e tecnologie centrate sulla comprensione di aspetti fondamentali dell’essere umano”. (Nella foto a destra il ricercatore Zoran Matić).

Redazione Web

Un team di ricerca internazionale ha ricostruito le dimensioni e la forma del corpo del Megalodon

1 giorno 15 ore ago

Grazie a un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Palaeontologia Electronica” emergono nuovi indizi sulle dimensioni, la forma del corpo, la biologia e lo stile di vita del Megalodon, il leggendario squalo gigante che dominava gli oceani tra 15 e 3,6 milioni di anni fa. La ricerca, coordinata dal professor Kenshu Shimada della DePaul University di Chicago, ha coinvolto esperti di nove paesi e quattro continenti, tra cui l’Università di Pisa – unica istituzione italiana a partecipare a tale studio.

Gli scienziati hanno analizzato un fossile straordinario: una colonna vertebrale parziale costituita da 141 vertebre, lunga circa 11 metri, rinvenuta in Belgio oltre un secolo fa. Lo studio delle proporzioni corporee in squali viventi ed estinti ha permesso di stimare che l’esemplare belga fosse lungo oltre 16 metri, mentre gli individui più grandi della specie avrebbero potuto superare i 24 metri, con una massa corporea massima di circa 94 tonnellate.


Ricostruzione schematica e ipotetica della forma del corpo di un Megalodon di 24,3 metri di lunghezza. Nonostante la silhouette di un nuotatore sia rappresentata accanto al disegno schematico dello squalo per dare un'idea della taglia di quest'ultimo, va enfatizzato il fatto che il Megalodon è una specie estinta che non è coesistita con l'uomo.

Ma la scoperta più sorprendente riguarda la forma del corpo del Megalodon: contrariamente alle precedenti ricostruzioni che lo immaginavano come una sorta di squalo bianco “ingigantito”, il team ha ipotizzato una somiglianza maggiore con lo squalo limone (Negaprion brevirostris), caratterizzato da un corpo più slanciato. Proprio una forma allungata avrebbe reso il Megalodon un nuotatore tutto sommato efficiente nonostante l'enorme taglia. I ricercatori hanno anche osservato come i più grandi squali moderni, come lo squalo balena (Rhincodon typus) e lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), presentino un corpo relativamente snello, il che li rende nuotatori efficienti a dispetto delle ingenti dimensioni.


Alberto Collareta (a sinistra) durante uno scavo.

“Noto con il nome scientifico di Otodus megalodon (o Carcharocles megalodon), questo celeberrimo protagonista degli oceani del passato è noto soprattutto per i suoi grandi denti, triangolari e seghettati, mentre i resti scheletrici sono estremamente rari e frammentari – spiega il professor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa – Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha spesso indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari come simile a quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Questa nuova ricerca rappresenta un passo fondamentale nella comprensione della biologia di uno dei più grandi predatori della storia del nostro pianeta, sfidando le tradizionali ricostruzioni ed offrendo un'immagine ancora più affascinante del Megalodon”.

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda la riproduzione del Megalodon. Gli studiosi hanno stimato che già alla nascita i piccoli di questa specie fossero lunghi più di 3 metri e mezzo. Questo suggerisce una strategia riproduttiva ovovivipara, in cui gli embrioni più sviluppati si nutrivano dei fratelli non ancora nati, un fenomeno noto come cannibalismo intrauterino. (A destra, foto di un dente fossile di Megalodon dal Miocene del Perù).

Lo studio ipotizza inoltre che la progressiva scomparsa del Megalodon sia stata almeno in parte legata alla competizione con il moderno squalo bianco, comparso circa 5 milioni di anni fa. I due formidabili predatori, pur caratterizzati da differenti forme corporee, potrebbero aver avuto preferenze alimentari simili: insieme ad altri fattori ambientali, la competizione con lo squalo bianco per le medesime risorse avrebbe decretato l'estinzione del Megalodon.

L’articolo “Reassessment of the possible size, form, weight, cruising speed, and growth parameters of the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae), and new evolutionary insights into its gigantism, life history strategies, ecology, and extinction” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1502.

I suoi autori sono: Kenshu Shimada, Ryosuke Motani, Jake J. Wood, Phillip C. Sternes, Taketeru Tomita, Mohamad Bazzi, Alberto Collareta, Joel H. Gayford, Julia Türtscher, Patrick L. Jambura, Jürgen Kriwet, Romain Vullo, Douglas J. Long, Adam P. Summers, John G. Maisey, Charlie Underwood, David J. Ward, Harry M. Maisch IV, Victor J. Perez, Iris Feichtinger, Gavin J.P. Naylor, Joshua K. Moyer, Timothy E. Higham, João Paulo C.B. da Silva, Hugo Bornatowski, Gerardo González-Barba, Michael L. Griffiths, Martin A. Becker e Mikael Siversson.

Le ricerche dell'Università di Pisa nell'ambito della Paleontologia dei Vertebrati sono supportate da un finanziamento ministeriale (PRIN 2022 “BioVertICeS”).

 

Redazione Web

Sport, a Pisa la tappa italiana della Coppa del Mondo di Scherma Paralimpica

1 giorno 20 ore ago

Torna a Pisa per la decima volta una delle prove di Coppa del Mondo di scherma paralimpica, che si terrà da giovedì 13 a domenica 16 marzo nella sede del PalaCUS. Dopo il successo delle scorse edizioni, la Federazione Italiana Scherma ha infatti ritenuto di ricandidare Pisa anche per questa stagione e ancora attraverso l’organizzazione della storica Società U.S. Pisascherma.Le gare avranno inizio alle 9:30 e termineranno con le finali alle 13 e alle 18/19 tutti i giorni.

 

Tre giorni di gare individuali più l’ultimo, la domenica, di gare a squadre. Circa 300 gli atleti attesi, più tutte le persone dello staff, un numero leggermente crescente rispetto allo scorso anno, in rappresentanza di ben 25 Nazioni. Dopo il rientro l’anno passato della Bielorussia, quest’anno viene riammessa in gara anche la Russia come “paese neutrale”.

Alla conferenza stampa di presentazione erano presenti Frida Scarpa, assessore allo sport del Comune di Pisa, Giulia Gambini, assessore alla disabilità del Comune di Pisa, Giovanni Calabrò, presidente Pisa Scherma, Daria Marchetti, consigliere nazionale FIS, Loredana Trigilia, capitana nazionale fioretto paralimpico, Marco Macchia, delegato Università di Pisa rapporti con il territorio, Giuliano Pizzanelli, presidente Cus Pisa.

«Pisa mette in fila un altro evento a livello internazionale e si conferma città attenta allo sport non solo a livello toscano ma nazionale – ha detto dice l’assessore allo sport Frida Scarpa -. Tutto è pronto infatti per ospitare nel migliore dei modi una nuova edizione della coppa del mondo di scherma paralimpica con atleti provenienti da tanti Paesi. Cominciano a essere tanti gli eventi internazionali che riusciamo ad accogliere. Siamo particolarmente orgogliosi di continuare questa tradizione con la scherma paralimpica e ci interessa davvero lanciare questo grande messaggio di inclusione. Siamo contenti che le scuole abbiano aderito e saranno presenti alle gare. E invito tutta la cittadinanza, le famiglie, i ragazzi, a seguire le gare e venire al palazzetto».

«Ancora una volta ospitiamo un grande momento di sport dedicato alle persone con disabilità - dice l’assessore alla disabilità Giulia Gambini -. Vogliamo dimostrare infatti che lo sport, più di ogni altro ambito consente maggiormente l’inclusione. Questo, come altri appuntamenti, sono importanti perché fanno capire che lo sport è un diritto per tutti, importante non soltanto in termini terapeutici ma anche come diritto al benessere. Invito tutti i pisani a fare il tifo per i nostri atleti e a seguire una competizione sportiva ai massimi livelli che ha anche un messaggio in più».

«Per l’Università di Pisa è un grande onore condividere ancora una volta questo evento con atleti e atlete provenienti da tutto il mondo - dice Marco Macchia, dell’Università di Pisa, delegato del rettore per i rapporti con il territorio -. Anche quest’anno, il nostro Ateneo rinnova con convinzione il proprio impegno, mettendo a disposizione gli impianti sportivi del CUS Pisa per accogliere al meglio questa straordinaria competizione. Giunti alla decima edizione, possiamo guardare con orgoglio alle nove precedenti, alle quali siamo stati sempre presenti fin dalla prima edizione, a testimonianza del forte legame tra il nostro Ateneo e questa manifestazione. Un evento che incarna i valori dello sport e dell’inclusione, in cui crediamo profondamente. Gli atleti e le atlete in gara saranno esempio di determinazione e crescita personale, offrendo alla nostra comunità studentesca uno stimolo concreto ad avvicinarsi alla pratica sportiva e ai suoi valori. Il nostro Ateneo crede fermamente nel binomio sport e studio, come dimostra il progetto ‘Dual Career’, pensato per sostenere gli studenti e le studentesse nel loro percorso accademico senza rinunciare all’eccellenza sportiva».«È con emozione che arriviamo alla decima edizione – ha detto Giuliano Pizzanelli, presidente del Cus Pisa -. Ogni volta è un impegno che si rinnova perché siamo impegnati a dare un'immagine non solo del CUS ma anche dell'Università e della città. Sabato, inoltre, a dimostrazione della crescita nell'interesse dell’evento, sarà presente il Soroptimist International d'Italia, che assegnerà importanti premi ai partecipanti alla manifestazione».

«Porto i saluti del neopresidente di Federazione Luigi Mazzone – ha detto Daria Marchetti, consigliere nazionale FIS -. Questa è una tappa molto importante: ci affacciamo a Los Angeles e proprio stamani sono stati ufficializzati i nuovi ct paralimpici che debutteranno nella tappa di Pisa: Alessandro Paroli (ancora un toscano, già facente parte dello staff del ct uscente Vanni) per il fioretto, Antongiulio Stella per la Sciabola e Michele Tarantini per la Spada».

«Siamo onorati di riscuotere la fiducia della federazione nazionale e della federazione internazionale scherma per la decima volta - ha detto Giovanni Calabrò, presidente Pisa Scherma -. Non sarebbe mai stato possibile senza il sostegno dell’Amministrazione comunale e dell’Università. Accogliere 25 nazioni e preparare circa 450 competizioni significa avere un’organizzazione ormai rodata. Soddisfazione in più per noi quest’anno è l’elezione della nostra Daria Marchetti nel consiglio della Federazione e il passaggio del nostro Simone Vanni da ct paralimpico a ct della scherma nazionale normodotata».

«Sono stata presente dall’inizio – ha detto Loredana Trigilia, capitana nazionale fioretto paralimpico - e spero anche volta di portare a casa qualche medaglia. Mi preme in questa sede di ringraziare soprattutto i volontari, figure indispensabili in queste occasioni».

Anche quest’anno è previsto il coinvolgimento delle scuole pisane che verranno a vedere le competizioni nelle mattinate di giovedì 13 e venerdì 14 marzo. La tappa pisana ha come sponsor che seguono l’evento fin dagli esordi: Fondazione Pisa, Devitalia, Farmacie Comunali, Pharmanutra.Il programma delle gare:Giovedì 13 marzo9:30 fioretto Maschile A9:30 Spada Femminile B13:00 Fioretto Maschile B13:00 Spada Femminile AVenerdì 14 marzo9:30 Fioretto Femminile B9:30 Sciabola Maschile A13:00 Fioretto Femminile A13:00 Sciabola MaschileSabato 15 marzo9:30 Sciabola Femminile B9:30 Spada Maschile A13:00 Spada Maschile B13:00 Sciabola Femminile ADomenica 16 marzo9:30 Spada Maschile Squadra11:00 Fioretto Femminile Squadra12:30 Sciabola Open Squadra

Redazione Web

Una palestra robotica per la riabilitazione della mano e dell’arto superiore

2 giorni 22 ore ago

L’Università di Pisa all’avanguardia nell’ambito della riabilitazione dell'arto superiore e della mano grazie a un nuovo dispositivo, Gloreha Sinfonia Plus, che coniuga la robotica alla riabilitazione. Lo strumento è stato posizionato nel Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport (in via Gargalone 25, a Pisa) ed è stato acquisito dall’Università di Pisa nel contesto di un finanziamento nazionale PNC relativo al progetto "Fit for Medical Robotics" nel quale la robotica viene utilizzata per trattare e curare “su misura” i pazienti.

 
Nella foto, in piedi, il prof. Carmelo Chisari, direttore del Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport e la dott.ssa Valentina Azzollini.

L’Ateneo è partner del progetto, della durata di 44 mesi, sostenuto dal Governo nell’ambito del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al PNRR con un finanziamento complessivo di 113 milioni di euro. “Fit for medical Robotics” vede coinvolti 11 enti di ricerca e diverse università italiane, tra cui l’Università di Pisa, il CNR, la Scuola Superiore Sant'Anna, l’IIT; 11 centri clinici riabilitativi tra cui IRCSS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), l'INAIL e due compagnie di produzione e distribuzione di robot per la riabilitazione. I 25 partners sono riuniti in un Consorzio coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

“Con il Gloreha Sinfonia Plus apriamo una nuova stagione per il “Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport” – spiega il direttore, professor Carmelo Chisari – Il Gloreha Sinfonia Plus, uno strumento robotico tra i più avanzati, è specifico per il trattamento dell’arto superiore e della mano e può essere utilizzato sia nei bambini che negli adulti. È dotato di guanti sensorizzati che permettono al paziente di interfacciarsi con un software che propone esercizi nella forma di “serious games” (ovvero esercizi di riabilitazione attraverso la componente ludica), favorendo l’interazione diretta del paziente al programma riabilitativo e l'apprendimento motorio del gesto deficitario”.

Nel Centro sorgerà una vera e propria “palestra robotica” nella quale sarà possibile erogare percorsi riabilitativi altamente personalizzati per pazienti affetti da alterazioni funzionali dovute a patologie neurologiche, ortopediche e/o geriatriche. Lo stesso sarà per gli sportivi che vogliono migliorare la loro performance o devono recuperare da un infortunio. Gloreha Sinfonia Plus si va ad aggiungere ad altri sistemi altamente tecnologici già presenti nel Centro come il sistema antigravitazionale Alter G che permette il cammino e la corsa con una riduzione del peso del fino all’80%; il dispositivo Hunova per la valutazione e il trattamento dei disturbi della propriocettività; Walker View per l’analisi computerizzata del cammino attraverso sensori indossabili.

E non finisce qua: “È in programma l’acquisto di altri dispositivi altamente tecnologici perché il Centro vuole porsi sempre di più come punto di riferimento nel nostro territorio nell’ambito della Medicina Riabilitativa e dello Sport, moderna e avanzata. Ringrazio Valentina Azzollini, ricercatrice di UNIPI, e tutto il personale del Centro, che con il loro impegno e la loro professionalità stanno contribuendo in maniera determinante alla realizzazione di questo ambizioso progetto", conclude il professor Chisari.

Redazione Web

Un team di ricerca internazionale ha ricostruito le dimensioni e la forma del corpo del Megalodon

3 giorni 22 ore ago

Grazie a un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Palaeontologia Electronica” emergono nuovi indizi sulle dimensioni, la forma del corpo, la biologia e lo stile di vita del Megalodon, il leggendario squalo gigante che dominava gli oceani tra 15 e 3,6 milioni di anni fa. La ricerca, coordinata dal professor Kenshu Shimada della DePaul University di Chicago, ha coinvolto esperti di nove paesi e quattro continenti, tra cui l’Università di Pisa – unica istituzione italiana a partecipare a tale studio.

Gli scienziati hanno analizzato un fossile straordinario: una colonna vertebrale parziale costituita da 141 vertebre, lunga circa 11 metri, rinvenuta in Belgio oltre un secolo fa. Lo studio delle proporzioni corporee in squali viventi ed estinti ha permesso di stimare che l’esemplare belga fosse lungo oltre 16 metri, mentre gli individui più grandi della specie avrebbero potuto superare i 24 metri, con una massa corporea massima di circa 94 tonnellate.


Ricostruzione schematica e ipotetica della forma del corpo di un Megalodon di 24,3 metri di lunghezza. Nonostante la silhouette di un nuotatore sia rappresentata accanto al disegno schematico dello squalo per dare un'idea della taglia di quest'ultimo, va sottolineato il fatto che il Megalodon è una specie estinta che non è coesistita con l'uomo.

Ma la scoperta più sorprendente riguarda la forma del corpo del Megalodon: contrariamente alle precedenti ricostruzioni che lo immaginavano come una sorta di squalo bianco “ingigantito”, il team ha ipotizzato una somiglianza maggiore con lo squalo limone (Negaprion brevirostris), caratterizzato da un corpo più slanciato. Proprio una forma allungata avrebbe reso il Megalodon un nuotatore tutto sommato efficiente nonostante l'enorme taglia. I ricercatori hanno anche osservato come i più grandi squali moderni, come lo squalo balena (Rhincodon typus) e lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), presentino un corpo relativamente snello, il che li rende nuotatori efficienti a dispetto delle ingenti dimensioni.


Alberto Collareta (a sinistra) durante uno scavo.

“Noto con il nome scientifico di Otodus megalodon (o Carcharocles megalodon), questo celeberrimo protagonista degli oceani del passato è noto soprattutto per i suoi grandi denti, triangolari e seghettati, mentre i resti scheletrici sono estremamente rari e frammentari – spiega il professor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa – Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha spesso indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari come simile a quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Questa nuova ricerca rappresenta un passo fondamentale nella comprensione della biologia di uno dei più grandi predatori della storia del nostro pianeta, sfidando le tradizionali ricostruzioni ed offrendo un'immagine ancora più affascinante del Megalodon”.

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda la riproduzione del Megalodon. Gli studiosi hanno stimato che già alla nascita i piccoli di questa specie fossero lunghi più di 3 metri e mezzo. Questo suggerisce una strategia riproduttiva ovovivipara, in cui gli embrioni più sviluppati si nutrivano dei fratelli non ancora nati, un fenomeno noto come cannibalismo intrauterino. (A destra, foto di un dente fossile di Megalodon dal Miocene del Perù).

Lo studio ipotizza inoltre che la progressiva scomparsa del Megalodon sia stata almeno in parte legata alla competizione con il moderno squalo bianco, comparso circa 5 milioni di anni fa. I due formidabili predatori, pur caratterizzati da differenti forme corporee, potrebbero aver avuto preferenze alimentari simili: insieme ad altri fattori ambientali, la competizione con lo squalo bianco per le medesime risorse avrebbe decretato l'estinzione del Megalodon.

L’articolo “Reassessment of the possible size, form, weight, cruising speed, and growth parameters of the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae), and new evolutionary insights into its gigantism, life history strategies, ecology, and extinction” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1502.

I suoi autori sono: Kenshu Shimada, Ryosuke Motani, Jake J. Wood, Phillip C. Sternes, Taketeru Tomita, Mohamad Bazzi, Alberto Collareta, Joel H. Gayford, Julia Türtscher, Patrick L. Jambura, Jürgen Kriwet, Romain Vullo, Douglas J. Long, Adam P. Summers, John G. Maisey, Charlie Underwood, David J. Ward, Harry M. Maisch IV, Victor J. Perez, Iris Feichtinger, Gavin J.P. Naylor, Joshua K. Moyer, Timothy E. Higham, João Paulo C.B. da Silva, Hugo Bornatowski, Gerardo González-Barba, Michael L. Griffiths, Martin A. Becker e Mikael Siversson.

Le ricerche dell'Università di Pisa nell'ambito della Paleontologia dei Vertebrati sono supportate da un finanziamento ministeriale (PRIN 2022 “BioVertICeS”).

Redazione Web

Gestione delle specie aliene, l’approccio italiano che piace anche alla comunità europea

6 giorni 19 ore ago

E’ tutto italiano il nuovo approccio per gestire l’invasione delle piante aliene recentemente segnalato anche sul sito web della Commissione Europea (section Energy, Climate change, Environment).

La ricerca pubblicata sulla rivista Ecological Indicators è stata condotta da un gruppo interdisciplinare di esperti provenienti da diverse istituzioni accademiche e centri di ricerca italiani. Per l’Università di Pisa ha partecipato la professoressa Iduna Arduini (foto), botanica del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali che ha contribuito principalmente attraverso la raccolta e l’analisi dei dati sulle specie vegetali invasive.

Usando l'Italia come caso di studio, scienziati e scienziate hanno esaminato la diffusione attuale e futura di 34 piante invasive, integrando modelli predittivi climatici con dati reali di distribuzione. Sulla base dei risultati ottenuti, le piante sono state assegnate a tre categorie di gestione: eradicazione (per specie con alto rischio di invasione, ma ancora in fase iniziale), controllo e contenimento (per specie già diffuse, ma ancora gestibili) e monitoraggio, per specie già ampiamente diffuse o con impatti incerti. Grazie a questa metodologia sarà quindi possibile un approccio più efficace nella lotta alle piante invasive, prevenendo danni ambientali e ottimizzando l’uso delle risorse.

“Fortunatamente, non tutte le specie aliene diventano invasive – spiega Arduini - Ad esempio, delle 1597 specie vegetali aliene censite in Italia, soltanto il 14% circa ha manifestato un comportamento invasivo. Diventa perciò di cruciale importanza individuare quelle su cui indirizzare le azioni di eradicazione, controllo o semplice monitoraggio. Gli interventi di eradicazione sono raccomandati per le specie potenzialmente invasive ma non ancora ampiamente diffuse. Tra queste compaiono Nelumbo nucifera (fior di loto) e Phyllostachys aurea (bambù dorato) entrambe specie ornamentali il cui rilascio nell’ambiente deve essere assolutamente evitato sia sotto forma di semi che frammenti”

Redazione Web

Due nuove auto per potenziare il servizio di trasporto di studenti con disabilità

1 settimana ago

Con l’acquisto di due nuove auto attrezzate, l’Università di Pisa potenzia ulteriormente il servizio di trasporto per studenti e studentesse con disabilità, portando così il parco macchine a un numero complessivo di sei. Questa iniziativa fa parte del continuo impegno dell'Ateneo verso l'inclusione e la pari opportunità per tutti gli studenti e per tutte le studentesse.

La cerimonia di consegna delle nuove vetture ha visto la partecipazione della professoressa Enza Pellecchia, prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, del professor Luca Fanucci, delegato del rettore per l’inclusione degli studenti e del personale con disabilità e DSA, del dott. Michele Padrone, dirigente della Direzione didattica, studenti e internazionalizzazione, e dello staff dell’USID (Unità Servizi per l’Inclusione di studenti con disabilità).

“Può sembrare strano, forse anche eccessivo, organizzare una piccola cerimonia di consegna di due auto – dichiara la professoressa Enza Pellecchia – Nessuna stravaganza, piuttosto l'intenzione di sottolineare quanto la dignità delle studentesse e degli studenti con bisogni educativi speciali passi anche da mezzi di trasporto attrezzati per loro, dedicati a loro, nuovi, sicuri, confortevoli. Nello spirito del secondo comma dell'art. 3 della Costituzione ci siamo fatti carico di contribuire a rimuovere – garantendo il servizio di trasporto – gli ostacoli che possano impedire ad alcuni membri della nostra comunità studentesca il pieno godimento dell’esperienza universitaria. E abbiamo voluto sottolinearlo, per dare evidenza a come vengono investite risorse nel welfare studentesco e anche per ringraziare quanti hanno lavorato dietro le quinte per conseguire questo risultato".

“Un servizio indispensabile che distingue il nostro Ateneo all’interno del panorama nazionale – commenta il professor Luca Fanucci, delegato del rettore per l’inclusione degli studenti e del personale con disabilità e DSA – Un sentito ringraziamento va anche agli autisti che con grande professionalità e disponibilità riescono ad andare incontro alle esigenze di mobilità dei nostri studenti e delle nostre studentesse con disabilità”.

L'Università di Pisa garantisce a tutti gli studenti e le studentesse con disabilità l'accesso a un servizio di trasporto adeguato durante i due semestri dell’anno accademico. Questo servizio include trasporti settimanali verso le strutture universitarie e viene gestito quotidianamente dall’USID che organizza le varie richieste che, talvolta multiple, prevedono più viaggi di andata e ritorno.

Ogni settimana, tra i 12 e i 23 studenti e studentesse al massimo usufruiscono del servizio di accompagnamento. Oltre al trasporto con le auto attrezzate, è possibile beneficiare di un’ulteriore opzione, ovvero i buoni taxi, grazie a una convenzione con la Co.Ta.Pi. Questa possibilità consente di svolgere spostamenti che richiedono una maggiore autonomia e flessibilità.

Il servizio, che ha l’obiettivo di garantire pari opportunità di accesso e partecipazione alla vita universitaria, rappresenta un'importante risorsa per gli studenti e le studentesse con disabilità, supportando il loro percorso accademico e favorendo un ambiente inclusivo.

Redazione Web

Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo

1 settimana ago

Nel suo libro "Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo" (il Mulino, 2025) la professoressa Renata Pepicelli dell’Università di Pisa esplora il concetto di "Occiriente", un'idea che sfida la tradizionale dicotomia tra Oriente e Occidente per descrivere un mondo interconnesso, dove le culture si mescolano e si contaminano reciprocamente. Il testo, un viaggio tra storia, politica, identità e trasformazioni globali, dimostra come le categorie tradizionali siano ormai obsolete e incapaci di cogliere la complessità del presente.

Il volume appena uscito sarà presentato per la prima volta domenica 9 marzo alle ore 17.00 al Cinema Lumiere a Pisa (Vicolo del Tidi, 6), insieme all’autrice saranno presenti Stefano Gallo e Dia Papa Demba.

“Dobbiamo ripensare le categorie attraverso cui leggiamo la realtà – sostiene Pepicelli - in un mondo globalizzato, le vecchie divisioni non hanno più senso e occorre adottare nuove lenti per comprendere le dinamiche sociali e culturali. L'Occiriente è già tra noi: si manifesta nelle città multiculturali, nei matrimoni misti, nelle cosiddette seconde generazioni che sfidano gli stereotipi, nelle lingue che si contaminano a vicenda. Il futuro non sarà né puramente occidentale né puramente orientale. L'Occiriente non è un'utopia, ma una realtà già esistente che dobbiamo imparare a vedere e a valorizzare”.

Pepicelli parte dalla costruzione storica della contrapposizione tra Oriente e Occidente, una divisione nata da esigenze politiche e coloniali piuttosto che da reali differenze culturali. La narrazione storica mostra come queste categorie siano state utilizzate per giustificare dominazioni e gerarchie, dai tempi delle Crociate fino al colonialismo europeo e alle guerre contemporanee.

Il concetto di "Occiriente" emerge come una necessità per descrivere le nuove realtà globali. L'autrice racconta storie di persone che incarnano questa identità fluida, come Rafsana e Raseda, due giovani italo-bangladesi che crescono in un mondo senza confini rigidi, vivendo tra Roma, Londra e il Bangladesh. La loro esperienza mostra come l'appartenenza nazionale sia ormai un concetto sfumato, in cui le radici culturali si intrecciano con esperienze transnazionali e identità multiple.

Redazione Web

L’interazione tra buchi neri e onde gravitazionali si studia con un esperimento da tavolo

1 settimana ago

Uno studio basato sulla tesi di Chiara Coviello (nella foto a destra), laureata in Fisica all’Università di Pisa nel 2023 e adesso al King’s College di Londra per un dottorato di ricerca, è stato recentemente pubblicato dalla rivista AVS Quantum Science. Al centro dello studio – intitolato “Gravitational waves and Black Hole perturbations in acoustic analogues” – ci sono i buchi neri che, con il loro fascino oscuro, sono tra gli oggetti più affascinanti del cosmo e sono incredibilmente difficili da analizzare.

Per comprenderli meglio, il gruppo di ricerca interdisciplinare di cui fa parte Coviello ha esaminato i buchi neri acustici, un equivalente analogico che intrappola le onde sonore e può essere creato in un esperimento da tavolo. Tra gli autori e le autrici dello studio ci sono anche la professoressa Marilù Chiofalo dell’Università di Pisa, i professori Dario Grasso dell'INFN di Pisa, Stefano Liberati della SISSA di Trieste e Massimo Mannarelli dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, con la dottoressa Silvia Trabucco, dottoranda di ricerca al Gran Sasso Institute Science dopo essersi laureata in Fisica a Pisa.

Coviello e gli altri autori e autrici hanno indagato se i buchi neri acustici possano essere utilizzati per comprendere le interazioni tra le onde gravitazionali e i buchi neri astrofisici. In un'analisi teorica, hanno esplorato come generare perturbazioni simili a onde gravitazionali in un condensato di Bose-Einstein di atomi ultrafreddi, uno stato della materia in cui qualche centinaia di migliaia di atomi si comportano collettivamente come se fossero un unica grande molecola. Nei condensati di Bose-Einstein, le eccitazioni di più bassa energia sono perturbazioni della densità, descritte da particella quantistiche chiamate fononi.

Nello studio, i fononi si muovono come particelle senza massa in una geometria che può essere ingegnerizzata in modo da riprodurre caratteristiche di un buco nero per quanti di luce, o fotoni, cioè un buco nero astrofisico. Negli analoghi buchi neri acustici, infatti, sono i fononi a rimanere intrappolati e al tempo stesso costituire la cosiddetta radiazione di Hawking, predetta dal celebre astrofisico Stephen Hawking per i buchi neri astrofisici. Utilizzando quanto noto sulle onde gravitazionali, le autrici e gli autori hanno sviluppato un dizionario tra buchi neri astrofisici e buchi neri acustici, per comprendere meglio gli effetti di perturbazioni simili alle onde gravitazionali sull’orizzonte acustico di un buco nero da laboratorio. L'idea è usare esperimenti di fisica della materia in tavoli ottici di qualche metro quadro come simulatori quantistici altamente accurati e controllabili per studiare proprietà di oggetti di interesse astrofisico e cosmologico.

“Siamo entusiasti che questa fisica possa essere studiata in esperimenti attualmente realizzabili, ad esempio con atomi ultra-freddi, offrendo un nuovo modo per analizzare questi sistemi in un ambiente controllato”, ha dichiarato l’autrice Chiara Coviello.

I risultati potrebbero essere utilizzati per studiare gli effetti di dissipazione e riflessione delle perturbazioni simili alle onde gravitazionali nei buchi neri acustici. Gli autori e le autrici ritengono che ciò contribuirà a far luce sui comportamenti universali e sul ruolo delle fluttuazioni quantistiche nei buchi neri astrofisici.

Il team di ricerca, composto da una collaborazione tra diverse università e centri di ricerca, intende proseguire lo studio analizzando le proprietà di viscosità dell’orizzonte acustico in relazione alla sua entropia, note per avere comportamenti universali, cioè non dipendenti dallo specifico sistema fisico. I risultati potrebbero fornire nuove intuizioni sulla teoria fisica di base e sulle simmetrie dei buchi neri astrofisici.

Redazione Web

Università di Pisa e Cavalieri di Santo Stefano siglano per la prima volta un accordo di collaborazione

1 settimana 1 giorno ago

Per la prima volta, l’Università di Pisa e l’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano hanno sottoscritto un accordo che sancisce una collaborazione scientifico-culturale tra le due realtà.

L’intesa è stata firmata il 5 marzo al Palazzo alla Giornata dal Rettore Riccardo Zucchi e da Giorgio Cuneo, Presidente vicario dell'Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano in rappresentanza del Presidente Umberto Menicucci Ascani.
La convenzione mira alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale dell’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano, con iniziative che spaziano dalla ricerca accademica alla pubblicazione di studi, fino all’organizzazione di eventi e convegni.

 

A destra il Rettore Zucchi, a sinistra il Presidente vicario Cuneo



Un aspetto centrale sarà l’opportunità per studentesse e studenti dell’Università di Pisa di accedere a tirocini formativi presso l’Istituzione. Le attività previste potranno includere catalogazione, digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio archivistico che sarà a disposizione anche per la stesura di tesi di laurea, contribuendo così alla sua diffusione e conoscenza. Per entrambe le istituzioni, la firma di questa convenzione segna un punto di partenza per future collaborazioni, con la possibilità di sviluppare progetti congiunti e di partecipare insieme a bandi di finanziamento su scala locale, nazionale ed europea.

“L'Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano è veramente onorata e ringrazia l'Università di Pisa nella figura del magnifico Rettore per questa convenzione che ha comportato diversi mesi di lavoro ma per i cui risultati siamo davvero soddisfatti – ha dichiarato Giorgio Cuneo - In particolar modo perché non solo consente di valorizzare e rinsaldare quelli che sono i legami storici tra l'Istituzione e l'Università ma soprattutto perché permette di sviluppare e portare avanti i progetti culturali e l'attivazione di tirocini importanti che permetteranno di mantenere viva la storia dei Cavalieri di Santo Stefano a beneficio della città di Pisa e dell'intera Regione Toscana”.

“Come Ateneo vogliamo ribadire la volontà di proseguire una collaborazione ad ampio spettro con i Cavalieri di Santo Stefano - ha detto il rettore Riccardo Zucchi - vorrei sottolineare l’aspetto culturale di questo accordo che comprende una collaborazione da più punti di vista, scientifico, di terza missione e di supporto alla didattica, che senza dubbio sono una delle nostre priorità”.

Redazione Web

L’apprendimento si legge nelle pupille dei nostri occhi

1 settimana 1 giorno ago

In uno studio appena pubblicato sulla rivista Current Biology, i ricercatori delle Università di Pisa, di Sydney, di Firenze e del Salento hanno dimostrato che l’apprendimento statistico – cioè quello in cui acquisiamo informazioni in modo del tutto automatico e inconsapevole – si può rintracciare persino in una delle nostre reazioni più semplici e inconsapevoli: la costrizione o dilatazione della pupilla dei nostri occhi, evocata dalla vista di un’immagine.

“Questo studio dimostra che il nostro sistema visivo è sensibile alle regolarità statistiche del nostro ambiente anche quando non siamo in grado di percepirle in modo consapevole – commenta Paola Binda (nella foto a destra), professoressa dell’Università di Pisa e prima autrice del lavoro – Il diametro pupillare si conferma una ricca fonte di informazioni sul funzionamento dei nostri sistemi sensoriali e cognitivi: una vera e propria finestra sulla mente e sulle sue capacità di apprendimento”.

Lo studio parte dalla considerazione che tantissime delle informazioni su cui si basa il nostro comportamento sono apprese in modo spontaneo e inconsapevole, basti pensare all’acquisizione del linguaggio: siamo in grado di distinguere le parole nel suono prodotto da chi ci parla, nonostante questo sia continuo e non abbia evidenti pause che demarcano la fine di una parola e l’inizio della successiva: “Per imparare non ci servono istruzioni o indicazioni – continua Paola Binda – siamo capaci di farlo sin dalle prime settimane di vita, semplicemente ascoltando i suoni della nostra lingua. Probabilmente, questa forma di “apprendimento statistico” è importante per estrarre un senso da tutti i segnali sensoriali, non solo uditivi ma anche visivi, tattili etc.”.

Per il loro studio, i ricercatori hanno mostrato ai pazienti immagini che riportavano insiemi di barrette apparentemente casuali (un esempio è visibile a questo link). La loro successione temporale era molto rapida e regolata da una semplice struttura statistica: ogni immagine contenente 24 barrette era seguita da una con 6 barrette, 2 barrette erano seguite da 12 barrette e così via a creare delle coppie fisse di numerosità. Data la velocità con cui le immagini si susseguivano e la disposizione variabile degli elementi, questa struttura temporale non era percepibile. Cionondimeno, il diametro pupillare oscillava sistematicamente, rispondendo alla ripetizione delle coppie (mentre nessuna oscillazione si osservava in un esperimento di controllo in cui le medesime immagini erano presentate in ordine casuale).

“Grazie a questa metodologia innovativa è possibile seguire in modo indiretto e non invasivo l’evolversi di processi cerebrali complessi – conclude Binda – Nel lungo termine, questo tipo di ricerca potrebbe consegnarci nuovi strumenti per caratterizzare le differenze interindividuali dell’apprendimento e le sue disfunzioni”.

Redazione Web

Fondazione Telethon: nasce una piattaforma dedicata alla distrofia muscolare di Duchenne

1 settimana 2 giorni ago

Al via la realizzazione di una piattaforma dedicata alla distrofia muscolare di Duchenne: promossa da Fondazione Telethon, permetterà di organizzare in modo sistematico e coerente con gli standard più avanzati i dati di storia naturale raccolti in oltre quindici anni di studi clinici condotti in Italia. Una volta a regime, la banca dati metterà a disposizione dei ricercatori i dati di centinaia di pazienti e al contempo porrà le basi per raccoglierne in futuro di nuovi secondo criteri e standard omogenei.

Lo sviluppo della piattaforma comporterà diverse attività di implementazione, tra cui: un’infrastruttura informatica per ospitare i dati; una scheda elettronica di raccolta dei dati (eCRF); documenti standardizzati come il consenso informato, materiali per la formazione, il dizionario dei dati; la codifica e la condivisione dei dati in linea con il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR); un’app interattiva per minimizzare gli errori nell’inserimento e nella gestione dei dati; altre attività supplementari per il mantenimento della piattaforma.

Il progetto sarà realizzato grazie al supporto di alcune tra le più importanti aziende farmaceutiche ad oggi impegnate nello sviluppo di terapie per questa grave malattia neuromuscolare, per la quale nonostante gli sforzi non esiste ancora una cura risolutiva.

“Siamo molto orgogliosi di annunciare questo progetto, che conferma come Fondazione Telethon sia in grado di fare da catalizzatore, forte della sua esperienza e reputazione – ha dichiarato il direttore generale Ilaria Villa –. Di fronte alla necessità di disporre di dati più accurati e in linea con gli standard attuali, le aziende si sono affidate a noi per costruire uno strumento che in futuro sarà a disposizione di tutti e che auspichiamo possa accelerare la messa a punto di nuovi farmaci”.

Il coordinamento sarà affidato a Eugenio Mercuri, direttore dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Agostino Gemelli – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, riconosciuto come uno dei massimi esperti del settore a livello internazionale. I principali centri clinici che nel corso degli anni hanno preso parte a studi che hanno coinvolto pazienti con la distrofia di Duchenne, finanziati da Fondazione Telethon grazie al bando congiunto con l’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (UILDM), metteranno a disposizione i dati raccolti e contribuiranno a popolare la piattaforma.

“Il ruolo svolto dal Centro Clinico per le Malattie Muscolari, peraltro da pochi giorni riconosciuto con recente delibera Centro Interdipartimentale del nostro Ateneo per la Ricerca Traslazionale per le Malattie Muscolari e Mitocondriali (CTMM), sarà quello di arricchire la piattaforma dedicata alla distrofia muscolare di Duchenne, promossa da Fondazione Telethon, con l’esperienza maturata a Pisa su questa malattia muscolare – spiega il professor Gabriele Siciliano dell'Università di Pisa – La prospettiva di terapie emergenti e il migliorato livello di trattamenti conservativi delle numerose complicanze di tale malattia aprono scenari verso fenotipi nuovi la cui conoscenza è indispensabile per migliorare l’aspettativa di vita dei giovani pazienti affetti, personalizzandone in maniera condivisa le cure.”

(Fonte Ufficio Stampa Telethon).

Redazione Web

L’influenza dei cambiamenti climatici sulle strategie riproduttive delle piante

1 settimana 2 giorni ago

Uno studio dell’Università di Pisa ha tracciato l’evoluzione dei semi negli ultimi 150 milioni di anni evidenziando una relazione diretta tra radiazione evolutiva, cambiamento del clima terrestre e comparsa di innovazioni riproduttive nelle angiosperme, le piante a fiore maggiormente diffuse sul nostro pianeta. La ricerca condotta dal professore Angelino Carta dell’Ateneo pisano e da Filip Vandelook del Meise Botanic Garden in Belgio è stata pubblicata sulla rivista New Phytologist.

"Non sappiamo se i nuovi tipi di semi hanno favorito tale diversificazione oppure se i nuovi tipi di semi son comparsi in conseguenza di essa. Certamente però, ed è la cosa più affascinante – aggiunge Carta – l’innovazione evolutiva dei semi, coincide con la comparsa dei principali modelli strutturali dei fiori contribuendo a spingere la biodiversità moderna verso cambiamenti epocali denominati Rivoluzione Terrestre delle Angiosperme”.

L’analisi ha riguardato i semi di 900 specie rappresentative di tutte le famiglie di angiosperme di cui è stato valutato il rapporto fra dimensioni dell’embrione e riserve nutritive. Dai risultati è emerso che i cambiamenti del clima della Terra hanno portato a un’ampia diversificazione, permettendo alle angiosperme di esplorare nuove strategie riproduttive e di adattarsi a habitat sempre più vari.

La condizione ancestrale delle piante era quella di avere semi con embrioni relativamente piccoli, tendenza che ha avuto poche variazioni sino a quando le temperature medie globali sono state alte, sopra i 25 °C. Quando le temperature globali sono diminuite, con temperature intorno ai 15 °C, l’evoluzione ha favorito semi con embrioni più grandi che tendono infatti a germinare più rapidamente, un vantaggio in ambienti secchi o soggetti a condizioni imprevedibili. E tuttavia, come è emerso dallo studio, questo sviluppo non esaurisce la storia evolutiva dei semi che piuttosto ha avuto un andamento “a salti”. Semi con maggiori riserve nutritive e minori dimensioni dell’embrione mantengono infatti il vantaggio di ritardare la germinazione e aumentare le possibilità di sopravvivenza, soprattutto in ambienti come le foreste e gli habitat umidi.

“Questa ricerca è stata una sfida materiale e virtuale che non solo aiuta a comprendere il passato evolutivo delle piante a fiore, ma potrebbero anche fornire informazioni importanti su come risponderanno ai cambiamenti climatici futuri – conclude Angelino Carta, del Dipartimento di Biologia – la sfida materiale è iniziata diversi anni fa quando abbiamo iniziato, guidati da Filip Vandelook ad assemblare il più grande dataset relativo alle caratteristiche dimensionali e strutturali dei semi, utilizzando sia a materiale vivo ma anche valorizzando materiale conservato in erbari e banche semi; la sfida virtuale è stata gestire e analizzare questa mole di informazioni per ricostruire gli ultimi 150 milioni di anni di storia evolutiva dei semi attraverso sofisticati approcci analitici e le risorse del centro di calcolo dell’Ateneo pisano”.

Redazione Web

A UniPi il primo corso in Italia di "Mind Body Psychodynamics and Contemplative Studies”

1 settimana 3 giorni ago

L'Università di Pisa segna un importante traguardo nel panorama accademico europeo con l'apertura del primo insegnamento di "Mind Body Psychodynamics and Contemplative Studies" all'interno del corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e Scienze Comportamentali.

Le pratiche contemplative, che rendono già noto l’Ateneo Pisano, comprendono un insieme di tecniche e approcci meditativi che mirano a sviluppare una profonda consapevolezza del proprio mondo interiore. Queste includono la mindfulness, varie altre forme di meditazione, le pratiche di compassione che favoriscono l'auto-osservazione, la regolazione emotiva e lo sviluppo della consapevolezza momento per momento. Tali pratiche, radicate in tradizioni millenarie orientali, sono oggi oggetto di crescente interesse scientifico per i loro documentati benefici sul benessere psicofisico e sulla salute mentale.

 

Il corso, tenuto dal professore Ciro Conversano, rappresenta un'innovazione significativa nell'integrazione tra psicologia occidentale e pratiche contemplative orientali. Le ricerche del professor Conversano hanno consentito la pubblicazione di articoli scientifici di rilevante valore accademico derivati dalla sua esperienza in ambito clinico e di studi sul campo che lo hanno condotto in Amazzonia e in India.

"Stiamo assistendo a una profonda integrazione tra scienza e contemplazione, è una via essenziale per promuovere una comprensione completa del benessere psicofisico" afferma il professore Conversano, studioso dell’equipe del professore Angelo Gemignani dell’Università di Pisa, pioniere di questi studi.

Gemignani, grazie alla sua estesa ricerca che include collaborazioni dirette con il Dalai Lama e periodi di studio in India, ha infatti contribuito in modo significativo a costruire le fondamenta scientifiche di questo approccio rigoroso. Questa innovazione metodologica nasce da un percorso iniziato nel 2017, quando l'Università di Pisa ospitò il simposio "The Mindscience of Reality", evento che ha posto le basi per un dialogo costruttivo tra neuroscienze e pratiche contemplative. Le ricerche condotte hanno aperto le strade verso nuovi saperi che hanno permesso di sviluppare nuovi modelli neurali della coscienza e delle relazioni cervello-corpo. La rigorosa ricerca metodologia e epistemologica di Gemignani unita alle indagini cliniche di Conversano, fanno dell’equipe di Pisa una eccellenza di prima linea verso il sostegno e la cura integrata e innovativa.

L’apertura di questo insegnamento, che vede l’Ateneo pisano primo in Italia, si inserisce in un più ampio programma che include già un Master in Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative di cui Gemignani è direttore e un corso di Perfezionamento su “Fine vita: stati di coscienza, antiche tradizioni e nuove terapie” di cui Conversano è direttore.

Un elemento chiave del successo di questi percorsi formativi è la collaborazione con l'Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, un importante centro di studi buddhisti in Toscana che permette agli studenti di accedere a una formazione che integri l'approccio scientifico occidentale con le tradizioni contemplative orientali.

Il nuovo corso, "Mind Body Psychodynamics and Contemplative Studies" nasce dal bisogno di formare in modo eccellete futuri psicologi. "Coniugare approcci contemplativi e psicologia clinica arricchisce gli strumenti di intervento a disposizione di medici e terapeuti," spiega Conversano.

"L'introduzione di queste discipline nel curriculum universitario", conclude Gemignani, "rappresenta un passo fondamentale verso una formazione più olistica dei futuri professionisti della salute mentale, in linea con le crescenti esigenze della società contemporanea".

 

Redazione Web

Al via il nuovo ciclo di incontri dell’Osservatorio AI

1 settimana 3 giorni ago

Ripartono gli incontri dell’Osservatorio AI dell’Università di Pisa per chi vuole essere aggiornato su tutte le novità dell’AI generativa e non solo. Gli appuntamenti aperti alla comunità accademica e all’esterno sono nove, un martedì ogni due settimane, sempre dalle 17 alle 18,30: il 4 e 18 marzo, il 1, 15 e 29 aprile, il 13 e 27 maggio, il 10 e 24 giugno.  

Gli incontri si svolgono on line su Teams, per partecipare chi è di Unipi si può collegare a https://su.unipi.it/JoinOsservatorioAI mentre gli esterni si possono accreditare tramite form: https://su.unipi.it/AdesioneOsservatorioAIUnipi.

Le varie sessioni offrono una panoramica sulle novità dell'AI generativa e sulle possibili applicazioni in ambito accademico. Fra i temi che saranno di volta in volta analizzati l’AI nella didattica e ricerca universitaria e più in generale l’impatto nella società. 

L'Osservatorio AI è uno spazio di confronto e riflessione pensato per docenti e ricercatori. In un’epoca di trasformazioni rapide e profonde, l’AI sta ridefinendo il modo in cui produciamo e condividiamo conoscenza. L’Osservatorio AI nasce con l’obiettivo di creare un ambiente di dialogo aperto e interdisciplinare. Attraverso incontri periodici, esploriamo insieme le innovazioni nel campo dell’AI generativa, analizzandone le implicazioni metodologiche, etiche e operative.  

Redazione Web

L'Università di Pisa e il benessere animale: una nuova vita per gli animali di sperimentazione

2 settimane ago

L’Università di Pisa da tempo si distingue per il suo impegno nella tutela del benessere animale, non solo attraverso la ricerca scientifica, ma anche promuovendo iniziative che favoriscono la loro protezione e il loro reinserimento in contesti più naturali. In questo contesto, l’Ateneo ha sottoscritto una convenzione con "La Collina dei Conigli", un’organizzazione che si occupa di offrire una seconda opportunità agli animali coinvolti in esperimentazioni scientifiche.

Grazie a questa collaborazione, molti animali che hanno completato il loro ciclo di ricerca sono stati accolti in ambienti protetti, dove possono iniziare una nuova vita. Recentemente, sei conigli, dieci topi e quattro ratti sono stati trasferiti presso la sede di Monza dell’organizzazione, dove iniziano un programma di riabilitazione che li preparerà per un successivo affidamento.

L’Università di Pisa si attiene rigorosamente al Decreto Legislativo 26/2014, che regola la sperimentazione animale in Italia e promuove la possibilità di “rehoming”, ossia il reinserimento degli animali in ambienti adeguati al loro benessere. L’articolo 19 di questa legge, che disciplina l’uso degli animali nella ricerca, prevede che, dopo un parere favorevole del medico veterinario, gli animali possano essere reintrodotti in habitat naturali o sistemati in ambienti di allevamento appropriati alla loro specie.

Questa iniziativa rientra nell’ambito delle “4R” della sperimentazione animale, che integrano le tradizionali tre R – Ridurre, Rifinire e Sostituire – con un ulteriore principio: il "Rehoming". Un passo fondamentale verso una ricerca più etica, che guarda al benessere degli animali anche dopo la conclusione della sperimentazione.

Redazione Web

Si è conclusa la quinta campagna di scavo dell'Università di Pisa ad Al Tikha (Oman)

2 settimane ago

Dal 2021 è attivo il progetto internazionale di ricerca archeologica condotto in collaborazione tra l’Università di Pisa e l’omanita Sultan Qaboos University, sotto la supervisione del Ministry of Heritage and Tourism of Oman. Il progetto congiunto è codiretto da Sara Pizzimenti (Università di Pisa) e Khaled Douglas (Sultan Qaboos University).

Il team pisano coinvolge Emanuele Taccola e Chiara Tarantino (dipartimento di Civiltà e forme del sapere), collaboratori (Sara Quaggio) e studenti (Andrea Petrelli, Manuel Rigo, Benedetta Marcucci, Elena di Nino, Eva Simoni, Lorenzo Mazzarella, Sabrina Sarno, Gaia Zuccoli).



Il progetto ha come principale obiettivo l’indagine archeologica dell’insediamento di Al Tikha, che si trova nei pressi della moderna città di Rustaq, in Oman. Gli scavi stanno riportando alla luce un vasto insediamento, che si sviluppa per circa 70 ettari in una zona arida alla congiunzione di due wadi, ampi fiumi stagionali che si riempiono periodicamente nei mesi piovosi.



Sorto nel III millennio a.C., durante il cosiddetto periodo Umm an Nar, l’insediamento è utilizzato fino all’età del Ferro (I millennio a.C.), articolandosi in un’area urbana, una necropoli e un’area di produzione artigianale. Gli scavi hanno fino a ora indagato i resti di abitazioni, strutture produttive legate alla lavorazione del rame, edifici con possibile funzione amministrativa e religiosa, una tomba e due torri.

 

Redazione Web

Cross-InCUbation Week di Vienna: un viaggio di innovazione e spirito imprenditoriale per tre start-up del Contamination Lab 2024

2 settimane ago

Tre start-up nate all’interno del Contamination Lab dell’Università di Pisa hanno avuto l’opportunità di partecipare alla Cross In-CUbation Week di Vienna, un evento promosso da Circle U. che ha offerto a startupper provenienti dalle 9 università dell’alleanza universitaria l’occasione di confrontarsi con l’ecosistema imprenditoriale europeo e di stringere connessioni strategiche con altre realtà emergenti.

La Cross In-CUbation Week si è articolata attorno all’Univie Entrepreneurship Hub all’interno del percorso “From curiosity to impact: shaping the future”, riunendo 14 team universitari da tutta Europa e favorendo la condivisione di idee e lo sviluppo di progetti innovativi. Per le start-up pisane, questa esperienza ha rappresentato un’importante occasione di crescita, sia in termini di visibilità che di consolidamento delle loro strategie di business.

Tra le realtà che hanno preso parte all’iniziativa figurano Delos AI, specializzata in soluzioni di intelligenza artificiale per l’analisi automatica dei testi; Lookout Robotics, focalizzata su tecnologie avanzate per il monitoraggio e l’ispezione industriale; e Planty, una piattaforma SaaS per il design e la gestione della paesaggistica e dell’agricoltura urbana. Ogni team ha potuto affinare il proprio modello di business e interagire con mentor ed esperti del settore, ricevendo preziosi consigli su come rendere le proprie idee imprenditoriali ancora più competitive.


Da sinistra: Matteo Faccani, founder e promotore della startup Planty, Renato Arnese, Austrian Startups ELP fellow, Ludovica Cerini, founder e promotrice della startup Delos AI, Alessandra Meoni, del team Circle U. Unipi, e Giovanni Di Lorenzo, founder e promotore della startup LookOutRobotics.

“Partecipare alla Cross-InCUbation Week è stata un’esperienza stimolante – ha commentato Ludovica Cerini di Delos AI – Il supporto dei mentor dell’ecosistema viennese è stato di enorme valore e ci ha permesso di affinare alcuni aspetti della nostra proposta. La possibilità di costruire un network con altre startup europee, inoltre, si è rivelato fondamentale in questa fase di lancio del nostro progetto”.

“La presenza delle start-up Unipi all’evento di Vienna è stata possibile grazie alla formazione imprenditoriale fornita dal Contamination Lab, evidenziando il ruolo cruciale che iniziative di questo tipo giocano nella preparazione delle nuove generazioni di innovatori – ha commentato il professor Alessio Cavicchi, delegato del rettore alla promozione della Cultura imprenditoriale e dell’innovazione sociale dell’Università di Pisa e responsabile del CLab – La partecipazione alla Cross In-CUbation Week ha infatti rappresentato un trampolino di lancio per i nostri giovani imprenditori, confermando l’importanza di confrontarsi con contesti internazionali per poter crescere e competere su scala globale. Adesso queste realtà possono continuare il loro percorso di crescita grazie a programmi specifici promossi da UNIPI come il Venture Bakery (per Delos AI e Lookout Robotics) e la Speed challenge (Planty)”.

L’esperienza viennese ha permesso ai partecipanti di immergersi in un ambiente stimolante, dove la contaminazione di competenze e la collaborazione internazionale hanno giocato un ruolo chiave. Il networking con altre start-up europee ha aperto nuove prospettive e opportunità di partnership, dimostrando come il dialogo tra ecosistemi imprenditoriali diversi possa generare valore e innovazione. I partecipanti alla Cross-Incubation Week hanno potuto fare networking con i fellows dell’Entrepreneurial Leadership Programme, un’occasione di confronto con altri giovani imprenditori, supportati dal programma educativo di Austrian Startups, pensato per dotare i futuri fondatori degli strumenti necessari per trasformare le idee in soluzioni concrete.

(Foto di Michael Gizicki).

Redazione Web

Sgandurra e Arras nominati Cavalieri dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana

2 settimane 1 giorno ago

Mercoledì 26 febbraio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana alla professoressa Giuseppina Sgandurra e al giovane ricercatore Giovanni Arras. Questo riconoscimento sottolinea l’importanza della ricerca scientifica e il suo impatto sulla vita dei bambini con paralisi cerebrale, attraverso l'adozione di nuove tecnologie e la co-progettazione con le famiglie.

La professoressa Sgandurra, neuropsichiatra infantile, docente associato presso l'Università di Pisa e responsabile del laboratorio INNOVATE di IRCCS Stella Maris, ha dedicato la sua carriera all'integrazione dell'intelligenza artificiale nella neuroriabilitazione pediatrica.

Il Dr. Arras ha trasformato la sua esperienza personale con la paralisi cerebrale in una missione professionale, contribuendo attivamente al progetto europeo AInCP (Artificial Intelligence in Cerebral Palsy). La loro collaborazione con la Fondazione FightTheStroke e l'impegno nell'applicazione dell'intelligenza artificiale per la riabilitazione pediatrica rappresentano un faro di speranza e innovazione nel campo medico.

Redazione Web
Checked
30 minuti 38 secondi ago
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