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Pubblicato il nuovo censimento della flora delle Alpi apuane: 3 nuove specie e 141 a rischio estinzione

1 giorno 7 ore ago

Tre nuove specie segnalate per la Toscana e 141 inserite nella “Lista Rossa Nazionale” delle piante a rischio di estinzione, il dato emerge dall’ultimo censimento della flora delle Alpi apuane realizzato dal professore Lorenzo Peruzzi del Dipartimento di Biologia e Direttore dell'Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa.

Il lavoro, pubblicato nella rivista Italian Botanist, ha documentato un totale di 1987 tra specie e sottospecie, di cui 130 aliene, in un'area ampia 1056 km². Le nuove specie sono: le native Vulneraria piccolina (Anthyllis vulneraria subsp. pulchella) e Pigamo dei sassi (Thalictrum minus subsp. saxatile) e l’esotica casuale Fior di pesco (Chaenomeles speciosa). Fra quelle a rischio estinzione si segnalano le tre specie gravemente minacciate: l’Atamanta di Corti (Athamanta cortiana), un’ombrellifera endemica apuana che vive esclusivamente su rupi di marmo, fiorendo raramente; l’Erba-unta di Maria (Pinguicula mariae), una graziosa pianta carnivora endemica apuana, dedicata alla studiosa Maria Ansaldi, scomparsa prematuramente nel 2013; la Felcetta atlantica (Vandenboschia speciosa), rara felce presente in Italia solo sulle Alpi Apuane, rappresentata anche nel logo del Parco Regionale delle Alpi Apuane.

Nel territorio sono inoltre presenti 93 specie endemiche italiane, cioè che esistono in tutto il mondo solo in Italia, di cui 30 endemiche delle Alpi Apuane.

"La flora delle Alpi Apuane è particolarmente ricca, al di sopra dell'atteso per un'area di quell'ampiezza per quanto riguarda il numero di specie autoctone, ma fortunatamente anche al di sotto dell'atteso per il numero di specie aliene - afferma Lorenzo Peruzzi - In particolare, la maggiore ricchezza floristica si concentra sulle colline e montagne al di sopra delle città di Massa e di Carrara, che purtroppo però sono anche le zone maggiormente impattate dalle cave di marmo.

Lo studio aggiorna alcuni censimenti realizzati in passato. Le Alpi Apuane, per le loro peculiarità geomorfologiche e biogeografiche, hanno infatti da sempre attratto l’interesse dei botanici. Un primo elenco completo di tutte le felci, conifere e piante a fiore di quest'area fu pubblicata da Pietro Pellegrini nel 1942, aggiornato poi da Erminio Ferrarini tra il 1994 e il 2000. In entrambi i casi, però, gli elenchi floristici ricavati erano relativi a un territorio diverso e più ampio, per cui un vero e proprio elenco floristico aggiornato e mirato alle sole Alpi Apuane ancora non esisteva.

“Per dare un'idea della mole del lavoro svolto, basti pensare che l'elenco completo della flora che abbiamo reso disponibile come appendice all’articolo è di ben 936 pagine – racconta Peruzzi - ha collaborato all’opera Brunello Pierini, appassionato esperto di botanica, ben esemplificando l’importanza della cosiddetta Citizen Science in questo tipo di studi”.

"Le Alpi Apuane sono obiettivamente ricche - conclude Lorenzo Peruzzi - non resta che auspicare, quindi, una adeguata tutela di questo eccezionale territorio, un vero e proprio gioiello dal punto di vista botanico in particolare e naturalistico in generale".

Il lavoro fa parte delle attività di ricerca svolte nell'ambito del progetto 3P_earthBIODIV, un importante finanziamento alla ricerca di base ottenuto dal nostro ateneo nell'ambito di un bando a cascata del National Biodiversity Future Center. Il progetto, che vede fortemente impegnato il gruppo di ricerca PLANTSEED Lab dell’Università di Pisa per tutto il 2025, prevede l’esplorazione di territori poco conosciuti o con flore mancanti o non aggiornate e uno studio tassonomico integrato di gruppi critici della flora italiana, con particolare attenzione alla componente endemica.

Redazione Web

Rafforzare il legame tra Ateneo e territorio

1 giorno 7 ore ago

Il 20 marzo in Sapienza  si terrà una giornata di incontro fra l’Università di Pisa e il territorio, la prima del suo genere, con la partecipazione dei Dipartimenti, dei Centri di Ateneo e degli studenti e delle studentesse del Laboratorio I-Lab, dedicato alla co-creazione e all’innovazione per il territorio. Durante l’evento, i partecipanti si confronteranno con le rappresentanze dei comuni e delle istituzioni locali.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito di "Università Svelate", la Giornata Nazionale delle Università promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) in collaborazione con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI). Quest’anno, l’evento pone particolare attenzione al ruolo delle città universitarie come motore di sviluppo e coesione sociale, anche alla luce di un protocollo firmato l’11 marzo proprio tra la CRUI e l’ANCI.

In linea con il tema della giornata nazionale, l’evento mira a valorizzare il legame tra l’Università e le comunità locali, partendo dai progetti sviluppati in Ateneo e approfondendo ulteriori iniziative che favoriscano la connessione con il territorio di area vasta. L'obiettivo è rafforzare le relazioni con le amministrazioni comunali, contribuire a una qualificata occupazione giovanile, promuovere la cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità in modo responsabile e sostenibile, e valorizzare la conoscenza e l’innovazione.

L’incontro avrà inizio alle 10 nell’aula magna nuova con l’accoglienza delle autorità locali, tra cui i sindaci dell’area vasta, i presidenti delle province, i Presidenti delle Camere di Commercio, e il Presidente dell'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario della Toscana. Durante l’evento, i partecipanti si confronteranno sulle opportunità di sviluppo e innovazione nei rispettivi territori.

Dopo i saluti istituzionali, il professore Marco Macchia, delegato del Rettore per i rapporti con il territorio, descriverà i contenuti del protocollo tra la CRUI e l’ANCI, illustrando anche i risultati di un’indagine promossa dalla CRUI sulle collaborazioni fra Università e Amministrazioni Comunali nelle città universitarie, alla quale hanno partecipato tutte le università italiane. L’attenzione sarà posta in particolare sui dati di Pisa Città Universitaria.

A seguire, il professore Corrado Priami interverrà in qualità di Prorettore alla valorizzazione delle conoscenze, illustrando il ruolo dell’Università nella promozione di progetti innovativi.

Successivamente, il professore Alessio Cavicchi, delegato per la promozione della cultura imprenditoriale e dell’innovazione sociale, insieme agli studenti e alle studentesse del Laboratorio I-Lab, presenterà questa importante iniziativa, che si propone di formare giovani capaci di stimolare lo sviluppo economico locale e creare nuove opportunità di impiego.

Infine, la professoressa Enza Pellecchia, Prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, sottolineerà l’importanza dei rapporti con il territorio per favorire opportunità e valorizzare i laureati.

Durante la mattinata, ricercatori e ricercatrici dei dipartimenti e dei centri dell’Università di Pisa esporranno i propri progetti sotto forma di poster, offrendo un’occasione di confronto con i rappresentanti istituzionali e il pubblico presente. Il dibattito si concluderà alle 12 con un momento informale di networking, pensato per favorire il dialogo e la condivisione di idee in un ambiente più disteso.

"L’Università di Pisa è un punto di riferimento per un’area vasta che va oltre i confini cittadini – ha dichiarato il Rettore dell’Università di Pisa, professore Riccardo Zucchi –. Favorire il dialogo tra Ateneo e territorio significa creare un ponte concreto tra formazione e mondo del lavoro, offrendo ai giovani opportunità reali di crescita e innovazione".

Redazione Web

Laurea in Giurisprudenza per Federica Sinacori

1 giorno 8 ore ago

Grande soddisfazione per Federica Sinacori che lo scorso febbraio ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Pisa discutendo la tesi intitolata "La garanzia pignoratizia tra tradizione e innovazione. L'istituto del pegno mobiliare non possessorio", sotto la guida della professoressa Chiara Favilli.

Durante il suo percorso universitario, Federica Sinacori è stata seguita dall’Ufficio Servizi per l'Inclusione di studenti con Disabilità ed ha usufruito di vari sostegni, tra cui il servizio di accompagnamento e trasporto, il tutoraggio didattico specializzato e la digitalizzazione delle tesi in formato accessibile. Grazie a questi supporti, ha così potuto affrontare il suo iter universitario con maggiore autonomia e serenità.

 

Un momento della discussione della tesi

 

Il giorno della laurea, familiari e amici si sono riuniti presso il Palazzo della Sapienza per assistere alla discussione della tesi e alla proclamazione ufficiale, condividendo con la neo dottoressa un momento di grande emozione e soddisfazione.

La tesi, frutto di un attento lavoro di ricerca, ha approfondito un tema di grande attualità: il pegno mobiliare non possessorio, un istituto introdotto di recente nel nostro ordinamento per facilitare l’accesso delle imprese al credito. Attraverso un’analisi del sistema tradizionale delle garanzie reali, il lavoro ha messo in luce sia i vantaggi che le possibili criticità di questa innovazione normativa.

"Ho scelto questo argomento perché si tratta di un istituto innovativo che può essere utilizzato da poco; quindi, una valutazione completa sarà possibile soltanto in futuro - ha dichiarato Federica Sinacori – Ho svolto la ricerca come si procede normalmente per una tesi: la professoressa mi ha suggerito i manuali da consultare e io ho selezionato gli argomenti d'interesse, disponendoli in modo da ottenere un trattato strutturato"

"Mi fa molto piacere che venga dato risalto alla laurea di Federica Sinacori, perché credo che l'impegno che ha dimostrato durante il percorso universitario e la serietà con la quale ha preparato e discusso la tesi possano essere di incoraggiamento e di esempio per tutti gli studenti", ha dichiarato Chiara Favilli.

Redazione Web

Alla Fattoria di Migliarino il "Generali Spring Camp 2025", un'opportunità di crescita per 20 studenti dell’Università di Pisa

1 giorno 12 ore ago

È stato presentato nella Sala Baleari del Comune di Pisa il "Generali Spring Camp 2025", un'iniziativa promossa dall’Agenzia Generali di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa che coinvolge 20 studenti dell’Ateneo. Si tratta di un ciclo di seminari residenziali dedicato ai temi della sostenibilità e dell’innovazione digitale, con l’obiettivo di rafforzare le competenze analitiche e di problem solving dei partecipanti.

Alla presentazione erano presenti Stefano Maestri Accesi, responsabile dell’Agenzia Generali di Pisa, Vincenzo Zarone, responsabile del progetto per l’Ateneo, Chiara Galletti, delegata del rettore per le relazioni con le imprese, Alessia Scappini, amministratore delegato REVET, Manuela Bartolini, direttrice marketing Savio Pharma, Federico Pieragnoli, direttore generale Confcommercio Pisa.

Il "Generali Spring Camp 2025" si terrà dal 20 al 22 marzo presso la Fattoria di Migliarino, immersa nel suggestivo scenario del Parco di San Rossore. Durante l’evento, gli studenti selezionati avranno l'opportunità di partecipare a interventi tenuti da figure di spicco sia di Generali sia di altre realtà imprenditoriali. Inoltre, i partecipanti e le partecipanti saranno coinvolti in talk interattivi e saranno chiamati a sviluppare un project work in gruppi, presentando i risultati nella giornata conclusiva davanti a una commissione composta da docenti dell'Università e referenti di Generali.

L'iniziativa, ideata dall'Agenzia Generali di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa e con il supporto del Career Service, rappresenta un'importante occasione per gli studenti e le studentesse di confrontarsi con professionisti del settore e di sviluppare competenze fondamentali per il loro futuro professionale.

“Questo camp è un nuovo format che abbiamo ideato in un più ampio progetto di Comunicazione e recruiting – ha spiegato Stefano Maestri Accesi – È per noi fondamentale avere rapporti stretti con il mondo accademico alla ricerca di giovani talenti. Riteniamo questo format un'esperienza molto formativa che siamo convinti sarà in grado di dare un messaggio positivo vista anche la partecipazione di top manager e imprenditori di spicco che hanno accettato l'invito con grande entusiasmo”.

"Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta dell’Agenzia Generali di Pisa per la formula innovativa e per il valore formativo del Camp che, con attività dinamiche e multidisciplinari, promuove una maggiore conoscenza del mondo del lavoro per un inserimento più consapevole dei nostri laureati – ha dichiarato la professoressa Chiara Galletti – Il Camp permetterà ai partecipanti di venire in contatto con importanti realtà aziendali di diversi settori, esperti e professionisti in ruoli di rilievo, e sarà quindi un’occasione stimolante di networking per la nostra università. Questo dialogo è prezioso per aiutare l’innovazione del territorio, valorizzando le conoscenze della nostra università anche attraverso collaborazioni con imprese”.

“Generali Spring Camp combina momenti di formazione teorica e applicazione pratica in un ambiente collaborativo e dinamico – ha aggiunto il professor Vincenzo Zarone – Gli incontri con professionisti in ruoli apicali, operanti in aziende di primaria importanza, combinati con le sessioni di lavoro su casi concreti, permettono ai partecipanti di confrontarsi con scenari reali e affinare le proprie capacità di analisi e decisione. L’approccio interdisciplinare e l’interazione diretta con esperti favoriscono un apprendimento esperienziale, utile per affrontare le sfide del mondo del lavoro con un metodo strutturato e consapevole”.

"Siamo orgogliosi di avere sul nostro territorio un innovativo progetto che mette al centro realtà imprenditoriali di primo livello in stretta integrazione e sinergia tra due mondi solo in apparenza distanti come 'Istruzione' ed 'Impresa', in un evento che valorizza professionalità, competenza e preparazione – ha concluso Federico Pieragnoli, direttore generale di Confcommercio Pisa, che ha collaborato al progetto favorendo il coinvolgimento delle imprese del territorio – Confcommercio Pisa rappresenta la più grande rete di imprese d'Italia, con una base che sfiora le 6mila attività e professionisti associati nell'intera provincia, ed è fondamentale poter contare su un sistema integrato in cui imprese e università dialogano e collaborano per uno stesso risultato”.

Redazione Web

“Segnali di Fumo”, la nuova campagna UniPi per ridurre sigarette (comprese quelle elettroniche) e riciclare i mozziconi

1 giorno 13 ore ago

Ridurre il fumo di sigarette (comprese quelle elettroniche) in Ateneo e creare un ambiente di studio e di lavoro più sano e sostenibile. E’ questo l’obiettivo di “Segnali di Fumo”, una iniziativa appena lanciata dalla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile dell’Università di Pisa. Prima tappa il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale (DCCI) che punta a diventare un modello per l’intera comunità.

Tra le misure adottate c’è la creazione di spazi riservati ai fumatori, collocati in zone specifiche lontane da ingressi e aree comuni, per garantire la tutela dei non fumatori e il rispetto della normativa vigente. L’iniziativa ha inoltre previsto l’installazione di una cartellonistica chiara e visibile per informare correttamente tutta la comunità accademica sulle disposizioni in vigore e sulle soluzioni adottate.

Un altro elemento chiave del progetto è il riciclo dei mozziconi, una delle principali fonti di inquinamento urbano. Grazie alla collaborazione con un’azienda specializzata, l’Università sperimenterà il riutilizzo dei filtri di sigaretta, compresi quelli dei dispositivi a tabacco riscaldato, per trasformarli in materiali ecosostenibili, come l’imbottitura per giacconi invernali.

“Il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale si è proposto come struttura pilota per l’iniziativa – ha detto il professore Fabio Bellina direttore del Dipartimento - Questa scelta è nata dalla volontà di ribadire e rafforzare il divieto di fumo non solo all'interno dell'intero edificio, ma anche nelle aree esterne, in particolare in prossimità di porte, finestre e prese d’aria, nel rispetto delle normative vigenti e della tutela della salute di studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo”.

“Il progetto fa parte di un percorso più ampio di sensibilizzazione e responsabilizzazione nei confronti delle tematiche ambientali e del benessere collettivo – sottolinea la professoressa Elisa Giuliani, prorettrice per la Sostenibilità e l'agenda 2030 e presidente della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo - Nei prossimi giorni, l’Università contatterà tutte le strutture per valutare l’adesione all’iniziativa. Come Commissione Sostenibilità, intendiamo anche organizzare eventi formativi sui rischi del fumo. Riteniamo fondamentale sensibilizzare la nostra comunità sull’impatto del fumo sulla salute e sull’ambiente, alla luce delle evidenze ormai consolidate della ricerca”.

“Nonostante le risorse limitate imposte dalle attuali contingenze – conclude Giuliani - l’Università conferma il proprio impegno per un ambiente più sano e rispettoso della collettività. Questa iniziativa rappresenta un ulteriore passo nella promozione dell’Agenda 2030, con particolare riferimento all’Obiettivo 3 Salute e Benessere”.

 

 

Redazione Web

Concluse le prime indagini geofisiche sul sito preceramico di Ba'ja in Giordania

2 giorni 15 ore ago

Si è recentemente conclusa la prima campagna di scavo e ricognizione presso il sito di Ba'ja, all'interno del progetto speciale della didattica GeoLithics, guidato da Niccolò Mazzucco ed Adriano Ribolini dell'Università di Pisa. Il progetto aveva lo scopo di coinvolgere studentesse e studenti dell'Università di Pisa nello studio di questo importante sito preceramico.

Ba’ja è un insediamento del Neolitico Preceramico Tardo (LPPNB, tardo VII millennio a.C., circa 9.000 anni fa), situato in una posizione naturalmente fortificata a nord di Petra, nel sud della Giordania. Il sito si trova tra le montagne ed è accessibile solo attraverso una stretta gola, che conduce a un pianoro nascosto tra alte pareti di roccia. L’insediamento neolitico è caratterizzato da case in pietra costruite su più livelli e terrazzamenti, disposte su ripidi pendii. Queste strutture, interamente realizzate in pietra, dovevano essere di almeno due piani, le une addossate alle altre.

L'indagine del sito si svolge all'interno del "Ba’ja Neolithic Joint Project (BJNP)", un progetto di ricerca e scavo internazionale, codiretto da Niccolò Mazzucco (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa, Italia), Hala Alarashi (UMR 7264, CEPAM, CNRS, Francia) e Bellal Abuhelaleh (Al-Hussein Bin Talal University, Giordania), in collaborazione con il Dipartimento delle Antichità della Giordania. Il BJNP, attualmente in corso, mira ad approfondire la studio delle comunità preceramiche e del loro declino, fornendo nuove prospettive sull’evoluzione delle prime società proto-urbane.

L'obiettivo del progetto GeoLithics è stato quello di documentare le strutture ancora sepolte e il loro possibile andamento grazie all'uso del metodo di geofisica superficiale Ground-Penetrating Radar (Georadar). I risultati ottenuti, molto promettenti, confermano la presenza di una densa trama urbana, con numerosi edifici a pianta rettangolare disposti su più livelli. Queste analisi saranno fondamentali per organizzare le prossime missioni di scavo e orientare la ricerca verso le aree più interessanti di questo vasto villaggio. In particolare, le indagini condotte potranno verificare l'esistenza di una zona centrale, forse destinata a uno spazio collettivo o a funzioni di riunione, situata nel cuore del villaggio.

Redazione Web

Ateneo chiuso per allerta meteo venerdì 14 e sabato 15 marzo

6 giorni 3 ore ago

A causa dell'allerta meteo arancione diramata dalla Protezione Civile, l'Università di Pisa dispone per le giornate di venerdì 14 e sabato 15 marzo la sospensione delle attività didattiche e la chiusura di tutti gli uffici e delle strutture dell'Ateneo (Uffici Amministrativi, Poli didattici, Dipartimenti, Biblioteche, Musei, ecc.).

Anche la cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino, prevista per le ore 11 nel Palazzo della Sapienza, è rimandata a data da destinarsi.

 

Redazione Web

L’Università di Pisa incontra l’Associazione Unità Migranti in Italia

6 giorni 9 ore ago

Per potenziare il sostegno alla comunità studentesca internazionale e migliorare i servizi di accoglienza, l’Università di Pisa ha avviato un dialogo con l’Associazione Unità Migranti in Italia APS. La professoressa Enza Pellecchia, prorettrice per la Coesione della comunità universitaria e per il diritto allo studio, il professor Giovanni Paoletti, prorettore per la Didattica, e il professor Giovanni Federico Gronchi, prorettore per la Cooperazione e le relazioni internazionali, hanno incontrato alcuni rappresentanti dell’associazione, tra cui il presidente Dieng Ibrahima, la vicepresidente Destemona Nasi, il segretario Ihor Chernai e il coordinatore dello sportello di ascolto Said Talbi.

L’associazione, impegnata nel fornire supporto agli immigrati in Italia, svolge un ruolo fondamentale nell’accompagnare gli studenti internazionali dell’Ateneo pisano attraverso corsi di lingua italiana, informatica di base e un servizio di orientamento. Con l’aumento significativo di studenti stranieri iscritti all’Università di Pisa, è emersa la necessità di migliorare le infrastrutture e le risorse disponibili per garantire un’accoglienza adeguata. Il numero di immatricolati con titolo estero è infatti passato da circa 850 nell’a.a. 2023/24 a circa 1.730 nell'a.a. 2024/25, con un sostanziale raddoppio delle presenze.

Durante l’incontro, si è discusso dell’importanza di avviare percorsi di apprendimento della lingua italiana già prima dell’arrivo degli studenti e delle studentesse in Italia, attraverso iniziative a cui potrebbe collaborare anche l’Università di Pisa. L'associazione è già in contatto con il personale dell’Ufficio relazioni internazionali, che si occupa dell'immatricolazione di studenti con titolo estero. Inoltre, per dare maggiore struttura e continuità alla cooperazione tra l’Ateneo e l’Associazione Unità Migranti in Italia APS, è stata avanzata l’idea di redigere una convenzione formale, utile a rafforzare le sinergie in un’ottica di inclusione e supporto agli studenti internazionali.

Redazione Web

Il mistero della connessione cuore-cervello

6 giorni 13 ore ago

Uno studio tutto pisano fornisce per la prima volta una descrizione d’insieme dei componenti fondamentali del misterioso asse “cuore-cervello”, ovvero l’insieme delle connessioni anatomiche e funzionali tra il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso centrale. L’articolo è a firma di un team di bioingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Gaetano Valenza, Zoran Matić e Vincenzo Catrambone, ed è stato pubblicato su Nature Reviews Cardiology, la rivista internazionale più importante nel settore della cardiologia.

“Che cuore e cervello siano strettamente connessi – spiega Gaetano Valenza, docente di bioingegneria all’Università di Pisa – è un’ipotesi che, a partire dai primi anni duemila, si è fatta sempre più strada, e che si basa sull’osservazione che malattie cardiologiche e neurologiche sono spesso associate. Per esempio, i soggetti con patologie neurologiche sono maggiormente a rischio di malattie cardiovascolari mentre, viceversa, pazienti che hanno subito un infarto hanno un rischio di depressione aumentato di oltre il 50%. Queste osservazioni hanno portato la convergenza di molti sforzi da parte di cardiologi, neurologi, neuroscienziati e ingegneri biomedici per comprendere il funzionamento di quello che è considerato un vero e proprio “organo virtuale”, chiamato “asse cuore-cervello”.


Nella foto, da sinistra: Gaetano Valenza e Vincenzo Catambrone.

I meccanismi e i componenti fisiologici di questo asse erano sconosciuti nel dettaglio, perché ogni campo del sapere ha operato separatamente, dando le proprie caratterizzazioni specifiche, che però non arrivano a una descrizione completa. In questo articolo, e per la prima volta, i ricercatori hanno messo insieme tutta la conoscenza prodotta fino ad ora sull’argomento e messo in luce che è possibile caratterizzare le tre componenti fondamentali dell’asse cuore-cervello: la parte di tessuto neurale, collegata a regioni specifiche del cervello, che rende possibile l’interazione tra sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale; la parte meccanica, cioè le pulsazioni nelle arterie cerebrali indotte dal battito cardiaco, che abbiamo constatato essere una parte essenziale nella trasmissione dell’informazione lungo l’asse; e la parte biochimica, che comprende ormoni ed altre biomolecole avvertite sia da cuore che da cervello. “Questo approccio integrato ci ha consentito di introdurre un fondamentale cambio di paradigma nello studio della relazione cuore-cervello, basato anche sullo studio di come le tre componenti identificate interagiscono tra di loro”, aggiunge Valenza.

Lo studio del team pisano si fonda su lavori recentissimi ed estremamente avanzati sui singoli componenti dell’asse cuore-cervello, e pone le basi per un concreto avanzamento nella conoscenza. Questo approccio infatti ha mostrato che l’influenza tra sistema cardiovascolare e sistema nervoso centrale ha una direzione preferenziale in base allo stato psico-fisico/emozionale dell’individuo.

“In studi molto recenti – conclude Valenza – è stato dimostrato che in realtà è il cuore a modulare principalmente l’attività cerebrale, ed è quindi il cuore, prima del cervello, ad essere responsabile della percezione di emozioni, cognizione e coscienza. Qualche anno fa avevamo dimostrato questa teoria con un modello matematico. Oggi possiamo studiare questa connessione addirittura a livello molecolare, cioè guardando come i neuroni cardiaci controllano le emozioni insieme al metabolismo di ogni individuo. Si tratta di un campo di ricerca assolutamente pionieristico, e che in pochissimi mesi sta facendo decisivi passi avanti, verso lo sviluppo di conoscenza e tecnologie centrate sulla comprensione di aspetti fondamentali dell’essere umano”. (Nella foto a destra il ricercatore Zoran Matić).

Redazione Web

Un team di ricerca internazionale ha ricostruito le dimensioni e la forma del corpo del Megalodon

1 settimana ago

Grazie a un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Palaeontologia Electronica” emergono nuovi indizi sulle dimensioni, la forma del corpo, la biologia e lo stile di vita del Megalodon, il leggendario squalo gigante che dominava gli oceani tra 15 e 3,6 milioni di anni fa. La ricerca, coordinata dal professor Kenshu Shimada della DePaul University di Chicago, ha coinvolto esperti di nove paesi e quattro continenti, tra cui l’Università di Pisa – unica istituzione italiana a partecipare a tale studio.

Gli scienziati hanno analizzato un fossile straordinario: una colonna vertebrale parziale costituita da 141 vertebre, lunga circa 11 metri, rinvenuta in Belgio oltre un secolo fa. Lo studio delle proporzioni corporee in squali viventi ed estinti ha permesso di stimare che l’esemplare belga fosse lungo oltre 16 metri, mentre gli individui più grandi della specie avrebbero potuto superare i 24 metri, con una massa corporea massima di circa 94 tonnellate.


Ricostruzione schematica e ipotetica della forma del corpo di un Megalodon di 24,3 metri di lunghezza. Nonostante la silhouette di un nuotatore sia rappresentata accanto al disegno schematico dello squalo per dare un'idea della taglia di quest'ultimo, va enfatizzato il fatto che il Megalodon è una specie estinta che non è coesistita con l'uomo.

Ma la scoperta più sorprendente riguarda la forma del corpo del Megalodon: contrariamente alle precedenti ricostruzioni che lo immaginavano come una sorta di squalo bianco “ingigantito”, il team ha ipotizzato una somiglianza maggiore con lo squalo limone (Negaprion brevirostris), caratterizzato da un corpo più slanciato. Proprio una forma allungata avrebbe reso il Megalodon un nuotatore tutto sommato efficiente nonostante l'enorme taglia. I ricercatori hanno anche osservato come i più grandi squali moderni, come lo squalo balena (Rhincodon typus) e lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), presentino un corpo relativamente snello, il che li rende nuotatori efficienti a dispetto delle ingenti dimensioni.


Alberto Collareta (a sinistra) durante uno scavo.

“Noto con il nome scientifico di Otodus megalodon (o Carcharocles megalodon), questo celeberrimo protagonista degli oceani del passato è noto soprattutto per i suoi grandi denti, triangolari e seghettati, mentre i resti scheletrici sono estremamente rari e frammentari – spiega il professor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa – Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha spesso indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari come simile a quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Questa nuova ricerca rappresenta un passo fondamentale nella comprensione della biologia di uno dei più grandi predatori della storia del nostro pianeta, sfidando le tradizionali ricostruzioni ed offrendo un'immagine ancora più affascinante del Megalodon”.

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda la riproduzione del Megalodon. Gli studiosi hanno stimato che già alla nascita i piccoli di questa specie fossero lunghi più di 3 metri e mezzo. Questo suggerisce una strategia riproduttiva ovovivipara, in cui gli embrioni più sviluppati si nutrivano dei fratelli non ancora nati, un fenomeno noto come cannibalismo intrauterino. (A destra, foto di un dente fossile di Megalodon dal Miocene del Perù).

Lo studio ipotizza inoltre che la progressiva scomparsa del Megalodon sia stata almeno in parte legata alla competizione con il moderno squalo bianco, comparso circa 5 milioni di anni fa. I due formidabili predatori, pur caratterizzati da differenti forme corporee, potrebbero aver avuto preferenze alimentari simili: insieme ad altri fattori ambientali, la competizione con lo squalo bianco per le medesime risorse avrebbe decretato l'estinzione del Megalodon.

L’articolo “Reassessment of the possible size, form, weight, cruising speed, and growth parameters of the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae), and new evolutionary insights into its gigantism, life history strategies, ecology, and extinction” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1502.

I suoi autori sono: Kenshu Shimada, Ryosuke Motani, Jake J. Wood, Phillip C. Sternes, Taketeru Tomita, Mohamad Bazzi, Alberto Collareta, Joel H. Gayford, Julia Türtscher, Patrick L. Jambura, Jürgen Kriwet, Romain Vullo, Douglas J. Long, Adam P. Summers, John G. Maisey, Charlie Underwood, David J. Ward, Harry M. Maisch IV, Victor J. Perez, Iris Feichtinger, Gavin J.P. Naylor, Joshua K. Moyer, Timothy E. Higham, João Paulo C.B. da Silva, Hugo Bornatowski, Gerardo González-Barba, Michael L. Griffiths, Martin A. Becker e Mikael Siversson.

Le ricerche dell'Università di Pisa nell'ambito della Paleontologia dei Vertebrati sono supportate da un finanziamento ministeriale (PRIN 2022 “BioVertICeS”).

 

Redazione Web

Sport, a Pisa la tappa italiana della Coppa del Mondo di Scherma Paralimpica

1 settimana ago

Torna a Pisa per la decima volta una delle prove di Coppa del Mondo di scherma paralimpica, che si terrà da giovedì 13 a domenica 16 marzo nella sede del PalaCUS. Dopo il successo delle scorse edizioni, la Federazione Italiana Scherma ha infatti ritenuto di ricandidare Pisa anche per questa stagione e ancora attraverso l’organizzazione della storica Società U.S. Pisascherma.Le gare avranno inizio alle 9:30 e termineranno con le finali alle 13 e alle 18/19 tutti i giorni.

 

Tre giorni di gare individuali più l’ultimo, la domenica, di gare a squadre. Circa 300 gli atleti attesi, più tutte le persone dello staff, un numero leggermente crescente rispetto allo scorso anno, in rappresentanza di ben 25 Nazioni. Dopo il rientro l’anno passato della Bielorussia, quest’anno viene riammessa in gara anche la Russia come “paese neutrale”.

Alla conferenza stampa di presentazione erano presenti Frida Scarpa, assessore allo sport del Comune di Pisa, Giulia Gambini, assessore alla disabilità del Comune di Pisa, Giovanni Calabrò, presidente Pisa Scherma, Daria Marchetti, consigliere nazionale FIS, Loredana Trigilia, capitana nazionale fioretto paralimpico, Marco Macchia, delegato Università di Pisa rapporti con il territorio, Giuliano Pizzanelli, presidente Cus Pisa.

«Pisa mette in fila un altro evento a livello internazionale e si conferma città attenta allo sport non solo a livello toscano ma nazionale – ha detto dice l’assessore allo sport Frida Scarpa -. Tutto è pronto infatti per ospitare nel migliore dei modi una nuova edizione della coppa del mondo di scherma paralimpica con atleti provenienti da tanti Paesi. Cominciano a essere tanti gli eventi internazionali che riusciamo ad accogliere. Siamo particolarmente orgogliosi di continuare questa tradizione con la scherma paralimpica e ci interessa davvero lanciare questo grande messaggio di inclusione. Siamo contenti che le scuole abbiano aderito e saranno presenti alle gare. E invito tutta la cittadinanza, le famiglie, i ragazzi, a seguire le gare e venire al palazzetto».

«Ancora una volta ospitiamo un grande momento di sport dedicato alle persone con disabilità - dice l’assessore alla disabilità Giulia Gambini -. Vogliamo dimostrare infatti che lo sport, più di ogni altro ambito consente maggiormente l’inclusione. Questo, come altri appuntamenti, sono importanti perché fanno capire che lo sport è un diritto per tutti, importante non soltanto in termini terapeutici ma anche come diritto al benessere. Invito tutti i pisani a fare il tifo per i nostri atleti e a seguire una competizione sportiva ai massimi livelli che ha anche un messaggio in più».

«Per l’Università di Pisa è un grande onore condividere ancora una volta questo evento con atleti e atlete provenienti da tutto il mondo - dice Marco Macchia, dell’Università di Pisa, delegato del rettore per i rapporti con il territorio -. Anche quest’anno, il nostro Ateneo rinnova con convinzione il proprio impegno, mettendo a disposizione gli impianti sportivi del CUS Pisa per accogliere al meglio questa straordinaria competizione. Giunti alla decima edizione, possiamo guardare con orgoglio alle nove precedenti, alle quali siamo stati sempre presenti fin dalla prima edizione, a testimonianza del forte legame tra il nostro Ateneo e questa manifestazione. Un evento che incarna i valori dello sport e dell’inclusione, in cui crediamo profondamente. Gli atleti e le atlete in gara saranno esempio di determinazione e crescita personale, offrendo alla nostra comunità studentesca uno stimolo concreto ad avvicinarsi alla pratica sportiva e ai suoi valori. Il nostro Ateneo crede fermamente nel binomio sport e studio, come dimostra il progetto ‘Dual Career’, pensato per sostenere gli studenti e le studentesse nel loro percorso accademico senza rinunciare all’eccellenza sportiva».«È con emozione che arriviamo alla decima edizione – ha detto Giuliano Pizzanelli, presidente del Cus Pisa -. Ogni volta è un impegno che si rinnova perché siamo impegnati a dare un'immagine non solo del CUS ma anche dell'Università e della città. Sabato, inoltre, a dimostrazione della crescita nell'interesse dell’evento, sarà presente il Soroptimist International d'Italia, che assegnerà importanti premi ai partecipanti alla manifestazione».

«Porto i saluti del neopresidente di Federazione Luigi Mazzone – ha detto Daria Marchetti, consigliere nazionale FIS -. Questa è una tappa molto importante: ci affacciamo a Los Angeles e proprio stamani sono stati ufficializzati i nuovi ct paralimpici che debutteranno nella tappa di Pisa: Alessandro Paroli (ancora un toscano, già facente parte dello staff del ct uscente Vanni) per il fioretto, Antongiulio Stella per la Sciabola e Michele Tarantini per la Spada».

«Siamo onorati di riscuotere la fiducia della federazione nazionale e della federazione internazionale scherma per la decima volta - ha detto Giovanni Calabrò, presidente Pisa Scherma -. Non sarebbe mai stato possibile senza il sostegno dell’Amministrazione comunale e dell’Università. Accogliere 25 nazioni e preparare circa 450 competizioni significa avere un’organizzazione ormai rodata. Soddisfazione in più per noi quest’anno è l’elezione della nostra Daria Marchetti nel consiglio della Federazione e il passaggio del nostro Simone Vanni da ct paralimpico a ct della scherma nazionale normodotata».

«Sono stata presente dall’inizio – ha detto Loredana Trigilia, capitana nazionale fioretto paralimpico - e spero anche volta di portare a casa qualche medaglia. Mi preme in questa sede di ringraziare soprattutto i volontari, figure indispensabili in queste occasioni».

Anche quest’anno è previsto il coinvolgimento delle scuole pisane che verranno a vedere le competizioni nelle mattinate di giovedì 13 e venerdì 14 marzo. La tappa pisana ha come sponsor che seguono l’evento fin dagli esordi: Fondazione Pisa, Devitalia, Farmacie Comunali, Pharmanutra.Il programma delle gare:Giovedì 13 marzo9:30 fioretto Maschile A9:30 Spada Femminile B13:00 Fioretto Maschile B13:00 Spada Femminile AVenerdì 14 marzo9:30 Fioretto Femminile B9:30 Sciabola Maschile A13:00 Fioretto Femminile A13:00 Sciabola MaschileSabato 15 marzo9:30 Sciabola Femminile B9:30 Spada Maschile A13:00 Spada Maschile B13:00 Sciabola Femminile ADomenica 16 marzo9:30 Spada Maschile Squadra11:00 Fioretto Femminile Squadra12:30 Sciabola Open Squadra

Redazione Web

Una palestra robotica per la riabilitazione della mano e dell’arto superiore

1 settimana 1 giorno ago

L’Università di Pisa all’avanguardia nell’ambito della riabilitazione dell'arto superiore e della mano grazie a un nuovo dispositivo, Gloreha Sinfonia Plus, che coniuga la robotica alla riabilitazione. Lo strumento è stato posizionato nel Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport (in via Gargalone 25, a Pisa) ed è stato acquisito dall’Università di Pisa nel contesto di un finanziamento nazionale PNC relativo al progetto "Fit for Medical Robotics" nel quale la robotica viene utilizzata per trattare e curare “su misura” i pazienti.

 
Nella foto, in piedi, il prof. Carmelo Chisari, direttore del Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport e la dott.ssa Valentina Azzollini.

L’Ateneo è partner del progetto, della durata di 44 mesi, sostenuto dal Governo nell’ambito del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al PNRR con un finanziamento complessivo di 113 milioni di euro. “Fit for medical Robotics” vede coinvolti 11 enti di ricerca e diverse università italiane, tra cui l’Università di Pisa, il CNR, la Scuola Superiore Sant'Anna, l’IIT; 11 centri clinici riabilitativi tra cui IRCSS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), l'INAIL e due compagnie di produzione e distribuzione di robot per la riabilitazione. I 25 partners sono riuniti in un Consorzio coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

“Con il Gloreha Sinfonia Plus apriamo una nuova stagione per il “Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport” – spiega il direttore, professor Carmelo Chisari – Il Gloreha Sinfonia Plus, uno strumento robotico tra i più avanzati, è specifico per il trattamento dell’arto superiore e della mano e può essere utilizzato sia nei bambini che negli adulti. È dotato di guanti sensorizzati che permettono al paziente di interfacciarsi con un software che propone esercizi nella forma di “serious games” (ovvero esercizi di riabilitazione attraverso la componente ludica), favorendo l’interazione diretta del paziente al programma riabilitativo e l'apprendimento motorio del gesto deficitario”.

Nel Centro sorgerà una vera e propria “palestra robotica” nella quale sarà possibile erogare percorsi riabilitativi altamente personalizzati per pazienti affetti da alterazioni funzionali dovute a patologie neurologiche, ortopediche e/o geriatriche. Lo stesso sarà per gli sportivi che vogliono migliorare la loro performance o devono recuperare da un infortunio. Gloreha Sinfonia Plus si va ad aggiungere ad altri sistemi altamente tecnologici già presenti nel Centro come il sistema antigravitazionale Alter G che permette il cammino e la corsa con una riduzione del peso del fino all’80%; il dispositivo Hunova per la valutazione e il trattamento dei disturbi della propriocettività; Walker View per l’analisi computerizzata del cammino attraverso sensori indossabili.

E non finisce qua: “È in programma l’acquisto di altri dispositivi altamente tecnologici perché il Centro vuole porsi sempre di più come punto di riferimento nel nostro territorio nell’ambito della Medicina Riabilitativa e dello Sport, moderna e avanzata. Ringrazio Valentina Azzollini, ricercatrice di UNIPI, e tutto il personale del Centro, che con il loro impegno e la loro professionalità stanno contribuendo in maniera determinante alla realizzazione di questo ambizioso progetto", conclude il professor Chisari.

Redazione Web

Un team di ricerca internazionale ha ricostruito le dimensioni e la forma del corpo del Megalodon

1 settimana 2 giorni ago

Grazie a un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Palaeontologia Electronica” emergono nuovi indizi sulle dimensioni, la forma del corpo, la biologia e lo stile di vita del Megalodon, il leggendario squalo gigante che dominava gli oceani tra 15 e 3,6 milioni di anni fa. La ricerca, coordinata dal professor Kenshu Shimada della DePaul University di Chicago, ha coinvolto esperti di nove paesi e quattro continenti, tra cui l’Università di Pisa – unica istituzione italiana a partecipare a tale studio.

Gli scienziati hanno analizzato un fossile straordinario: una colonna vertebrale parziale costituita da 141 vertebre, lunga circa 11 metri, rinvenuta in Belgio oltre un secolo fa. Lo studio delle proporzioni corporee in squali viventi ed estinti ha permesso di stimare che l’esemplare belga fosse lungo oltre 16 metri, mentre gli individui più grandi della specie avrebbero potuto superare i 24 metri, con una massa corporea massima di circa 94 tonnellate.


Ricostruzione schematica e ipotetica della forma del corpo di un Megalodon di 24,3 metri di lunghezza. Nonostante la silhouette di un nuotatore sia rappresentata accanto al disegno schematico dello squalo per dare un'idea della taglia di quest'ultimo, va sottolineato il fatto che il Megalodon è una specie estinta che non è coesistita con l'uomo.

Ma la scoperta più sorprendente riguarda la forma del corpo del Megalodon: contrariamente alle precedenti ricostruzioni che lo immaginavano come una sorta di squalo bianco “ingigantito”, il team ha ipotizzato una somiglianza maggiore con lo squalo limone (Negaprion brevirostris), caratterizzato da un corpo più slanciato. Proprio una forma allungata avrebbe reso il Megalodon un nuotatore tutto sommato efficiente nonostante l'enorme taglia. I ricercatori hanno anche osservato come i più grandi squali moderni, come lo squalo balena (Rhincodon typus) e lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), presentino un corpo relativamente snello, il che li rende nuotatori efficienti a dispetto delle ingenti dimensioni.


Alberto Collareta (a sinistra) durante uno scavo.

“Noto con il nome scientifico di Otodus megalodon (o Carcharocles megalodon), questo celeberrimo protagonista degli oceani del passato è noto soprattutto per i suoi grandi denti, triangolari e seghettati, mentre i resti scheletrici sono estremamente rari e frammentari – spiega il professor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa – Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha spesso indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari come simile a quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Questa nuova ricerca rappresenta un passo fondamentale nella comprensione della biologia di uno dei più grandi predatori della storia del nostro pianeta, sfidando le tradizionali ricostruzioni ed offrendo un'immagine ancora più affascinante del Megalodon”.

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda la riproduzione del Megalodon. Gli studiosi hanno stimato che già alla nascita i piccoli di questa specie fossero lunghi più di 3 metri e mezzo. Questo suggerisce una strategia riproduttiva ovovivipara, in cui gli embrioni più sviluppati si nutrivano dei fratelli non ancora nati, un fenomeno noto come cannibalismo intrauterino. (A destra, foto di un dente fossile di Megalodon dal Miocene del Perù).

Lo studio ipotizza inoltre che la progressiva scomparsa del Megalodon sia stata almeno in parte legata alla competizione con il moderno squalo bianco, comparso circa 5 milioni di anni fa. I due formidabili predatori, pur caratterizzati da differenti forme corporee, potrebbero aver avuto preferenze alimentari simili: insieme ad altri fattori ambientali, la competizione con lo squalo bianco per le medesime risorse avrebbe decretato l'estinzione del Megalodon.

L’articolo “Reassessment of the possible size, form, weight, cruising speed, and growth parameters of the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae), and new evolutionary insights into its gigantism, life history strategies, ecology, and extinction” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1502.

I suoi autori sono: Kenshu Shimada, Ryosuke Motani, Jake J. Wood, Phillip C. Sternes, Taketeru Tomita, Mohamad Bazzi, Alberto Collareta, Joel H. Gayford, Julia Türtscher, Patrick L. Jambura, Jürgen Kriwet, Romain Vullo, Douglas J. Long, Adam P. Summers, John G. Maisey, Charlie Underwood, David J. Ward, Harry M. Maisch IV, Victor J. Perez, Iris Feichtinger, Gavin J.P. Naylor, Joshua K. Moyer, Timothy E. Higham, João Paulo C.B. da Silva, Hugo Bornatowski, Gerardo González-Barba, Michael L. Griffiths, Martin A. Becker e Mikael Siversson.

Le ricerche dell'Università di Pisa nell'ambito della Paleontologia dei Vertebrati sono supportate da un finanziamento ministeriale (PRIN 2022 “BioVertICeS”).

Redazione Web

Gestione delle specie aliene, l’approccio italiano che piace anche alla comunità europea

1 settimana 5 giorni ago

E’ tutto italiano il nuovo approccio per gestire l’invasione delle piante aliene recentemente segnalato anche sul sito web della Commissione Europea (section Energy, Climate change, Environment).

La ricerca pubblicata sulla rivista Ecological Indicators è stata condotta da un gruppo interdisciplinare di esperti provenienti da diverse istituzioni accademiche e centri di ricerca italiani. Per l’Università di Pisa ha partecipato la professoressa Iduna Arduini (foto), botanica del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali che ha contribuito principalmente attraverso la raccolta e l’analisi dei dati sulle specie vegetali invasive.

Usando l'Italia come caso di studio, scienziati e scienziate hanno esaminato la diffusione attuale e futura di 34 piante invasive, integrando modelli predittivi climatici con dati reali di distribuzione. Sulla base dei risultati ottenuti, le piante sono state assegnate a tre categorie di gestione: eradicazione (per specie con alto rischio di invasione, ma ancora in fase iniziale), controllo e contenimento (per specie già diffuse, ma ancora gestibili) e monitoraggio, per specie già ampiamente diffuse o con impatti incerti. Grazie a questa metodologia sarà quindi possibile un approccio più efficace nella lotta alle piante invasive, prevenendo danni ambientali e ottimizzando l’uso delle risorse.

“Fortunatamente, non tutte le specie aliene diventano invasive – spiega Arduini - Ad esempio, delle 1597 specie vegetali aliene censite in Italia, soltanto il 14% circa ha manifestato un comportamento invasivo. Diventa perciò di cruciale importanza individuare quelle su cui indirizzare le azioni di eradicazione, controllo o semplice monitoraggio. Gli interventi di eradicazione sono raccomandati per le specie potenzialmente invasive ma non ancora ampiamente diffuse. Tra queste compaiono Nelumbo nucifera (fior di loto) e Phyllostachys aurea (bambù dorato) entrambe specie ornamentali il cui rilascio nell’ambiente deve essere assolutamente evitato sia sotto forma di semi che frammenti”

Redazione Web

Due nuove auto per potenziare il servizio di trasporto di studenti con disabilità

1 settimana 6 giorni ago

Con l’acquisto di due nuove auto attrezzate, l’Università di Pisa potenzia ulteriormente il servizio di trasporto per studenti e studentesse con disabilità, portando così il parco macchine a un numero complessivo di sei. Questa iniziativa fa parte del continuo impegno dell'Ateneo verso l'inclusione e la pari opportunità per tutti gli studenti e per tutte le studentesse.

La cerimonia di consegna delle nuove vetture ha visto la partecipazione della professoressa Enza Pellecchia, prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, del professor Luca Fanucci, delegato del rettore per l’inclusione degli studenti e del personale con disabilità e DSA, del dott. Michele Padrone, dirigente della Direzione didattica, studenti e internazionalizzazione, e dello staff dell’USID (Unità Servizi per l’Inclusione di studenti con disabilità).

“Può sembrare strano, forse anche eccessivo, organizzare una piccola cerimonia di consegna di due auto – dichiara la professoressa Enza Pellecchia – Nessuna stravaganza, piuttosto l'intenzione di sottolineare quanto la dignità delle studentesse e degli studenti con bisogni educativi speciali passi anche da mezzi di trasporto attrezzati per loro, dedicati a loro, nuovi, sicuri, confortevoli. Nello spirito del secondo comma dell'art. 3 della Costituzione ci siamo fatti carico di contribuire a rimuovere – garantendo il servizio di trasporto – gli ostacoli che possano impedire ad alcuni membri della nostra comunità studentesca il pieno godimento dell’esperienza universitaria. E abbiamo voluto sottolinearlo, per dare evidenza a come vengono investite risorse nel welfare studentesco e anche per ringraziare quanti hanno lavorato dietro le quinte per conseguire questo risultato".

“Un servizio indispensabile che distingue il nostro Ateneo all’interno del panorama nazionale – commenta il professor Luca Fanucci, delegato del rettore per l’inclusione degli studenti e del personale con disabilità e DSA – Un sentito ringraziamento va anche agli autisti che con grande professionalità e disponibilità riescono ad andare incontro alle esigenze di mobilità dei nostri studenti e delle nostre studentesse con disabilità”.

L'Università di Pisa garantisce a tutti gli studenti e le studentesse con disabilità l'accesso a un servizio di trasporto adeguato durante i due semestri dell’anno accademico. Questo servizio include trasporti settimanali verso le strutture universitarie e viene gestito quotidianamente dall’USID che organizza le varie richieste che, talvolta multiple, prevedono più viaggi di andata e ritorno.

Ogni settimana, tra i 12 e i 23 studenti e studentesse al massimo usufruiscono del servizio di accompagnamento. Oltre al trasporto con le auto attrezzate, è possibile beneficiare di un’ulteriore opzione, ovvero i buoni taxi, grazie a una convenzione con la Co.Ta.Pi. Questa possibilità consente di svolgere spostamenti che richiedono una maggiore autonomia e flessibilità.

Il servizio, che ha l’obiettivo di garantire pari opportunità di accesso e partecipazione alla vita universitaria, rappresenta un'importante risorsa per gli studenti e le studentesse con disabilità, supportando il loro percorso accademico e favorendo un ambiente inclusivo.

Redazione Web

Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo

1 settimana 6 giorni ago

Nel suo libro "Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo" (il Mulino, 2025) la professoressa Renata Pepicelli dell’Università di Pisa esplora il concetto di "Occiriente", un'idea che sfida la tradizionale dicotomia tra Oriente e Occidente per descrivere un mondo interconnesso, dove le culture si mescolano e si contaminano reciprocamente. Il testo, un viaggio tra storia, politica, identità e trasformazioni globali, dimostra come le categorie tradizionali siano ormai obsolete e incapaci di cogliere la complessità del presente.

Il volume appena uscito sarà presentato per la prima volta domenica 9 marzo alle ore 17.00 al Cinema Lumiere a Pisa (Vicolo del Tidi, 6), insieme all’autrice saranno presenti Stefano Gallo e Dia Papa Demba.

“Dobbiamo ripensare le categorie attraverso cui leggiamo la realtà – sostiene Pepicelli - in un mondo globalizzato, le vecchie divisioni non hanno più senso e occorre adottare nuove lenti per comprendere le dinamiche sociali e culturali. L'Occiriente è già tra noi: si manifesta nelle città multiculturali, nei matrimoni misti, nelle cosiddette seconde generazioni che sfidano gli stereotipi, nelle lingue che si contaminano a vicenda. Il futuro non sarà né puramente occidentale né puramente orientale. L'Occiriente non è un'utopia, ma una realtà già esistente che dobbiamo imparare a vedere e a valorizzare”.

Pepicelli parte dalla costruzione storica della contrapposizione tra Oriente e Occidente, una divisione nata da esigenze politiche e coloniali piuttosto che da reali differenze culturali. La narrazione storica mostra come queste categorie siano state utilizzate per giustificare dominazioni e gerarchie, dai tempi delle Crociate fino al colonialismo europeo e alle guerre contemporanee.

Il concetto di "Occiriente" emerge come una necessità per descrivere le nuove realtà globali. L'autrice racconta storie di persone che incarnano questa identità fluida, come Rafsana e Raseda, due giovani italo-bangladesi che crescono in un mondo senza confini rigidi, vivendo tra Roma, Londra e il Bangladesh. La loro esperienza mostra come l'appartenenza nazionale sia ormai un concetto sfumato, in cui le radici culturali si intrecciano con esperienze transnazionali e identità multiple.

Redazione Web

L’interazione tra buchi neri e onde gravitazionali si studia con un esperimento da tavolo

1 settimana 6 giorni ago

Uno studio basato sulla tesi di Chiara Coviello (nella foto a destra), laureata in Fisica all’Università di Pisa nel 2023 e adesso al King’s College di Londra per un dottorato di ricerca, è stato recentemente pubblicato dalla rivista AVS Quantum Science. Al centro dello studio – intitolato “Gravitational waves and Black Hole perturbations in acoustic analogues” – ci sono i buchi neri che, con il loro fascino oscuro, sono tra gli oggetti più affascinanti del cosmo e sono incredibilmente difficili da analizzare.

Per comprenderli meglio, il gruppo di ricerca interdisciplinare di cui fa parte Coviello ha esaminato i buchi neri acustici, un equivalente analogico che intrappola le onde sonore e può essere creato in un esperimento da tavolo. Tra gli autori e le autrici dello studio ci sono anche la professoressa Marilù Chiofalo dell’Università di Pisa, i professori Dario Grasso dell'INFN di Pisa, Stefano Liberati della SISSA di Trieste e Massimo Mannarelli dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, con la dottoressa Silvia Trabucco, dottoranda di ricerca al Gran Sasso Institute Science dopo essersi laureata in Fisica a Pisa.

Coviello e gli altri autori e autrici hanno indagato se i buchi neri acustici possano essere utilizzati per comprendere le interazioni tra le onde gravitazionali e i buchi neri astrofisici. In un'analisi teorica, hanno esplorato come generare perturbazioni simili a onde gravitazionali in un condensato di Bose-Einstein di atomi ultrafreddi, uno stato della materia in cui qualche centinaia di migliaia di atomi si comportano collettivamente come se fossero un unica grande molecola. Nei condensati di Bose-Einstein, le eccitazioni di più bassa energia sono perturbazioni della densità, descritte da particella quantistiche chiamate fononi.

Nello studio, i fononi si muovono come particelle senza massa in una geometria che può essere ingegnerizzata in modo da riprodurre caratteristiche di un buco nero per quanti di luce, o fotoni, cioè un buco nero astrofisico. Negli analoghi buchi neri acustici, infatti, sono i fononi a rimanere intrappolati e al tempo stesso costituire la cosiddetta radiazione di Hawking, predetta dal celebre astrofisico Stephen Hawking per i buchi neri astrofisici. Utilizzando quanto noto sulle onde gravitazionali, le autrici e gli autori hanno sviluppato un dizionario tra buchi neri astrofisici e buchi neri acustici, per comprendere meglio gli effetti di perturbazioni simili alle onde gravitazionali sull’orizzonte acustico di un buco nero da laboratorio. L'idea è usare esperimenti di fisica della materia in tavoli ottici di qualche metro quadro come simulatori quantistici altamente accurati e controllabili per studiare proprietà di oggetti di interesse astrofisico e cosmologico.

“Siamo entusiasti che questa fisica possa essere studiata in esperimenti attualmente realizzabili, ad esempio con atomi ultra-freddi, offrendo un nuovo modo per analizzare questi sistemi in un ambiente controllato”, ha dichiarato l’autrice Chiara Coviello.

I risultati potrebbero essere utilizzati per studiare gli effetti di dissipazione e riflessione delle perturbazioni simili alle onde gravitazionali nei buchi neri acustici. Gli autori e le autrici ritengono che ciò contribuirà a far luce sui comportamenti universali e sul ruolo delle fluttuazioni quantistiche nei buchi neri astrofisici.

Il team di ricerca, composto da una collaborazione tra diverse università e centri di ricerca, intende proseguire lo studio analizzando le proprietà di viscosità dell’orizzonte acustico in relazione alla sua entropia, note per avere comportamenti universali, cioè non dipendenti dallo specifico sistema fisico. I risultati potrebbero fornire nuove intuizioni sulla teoria fisica di base e sulle simmetrie dei buchi neri astrofisici.

Redazione Web

Università di Pisa e Cavalieri di Santo Stefano siglano per la prima volta un accordo di collaborazione

2 settimane ago

Per la prima volta, l’Università di Pisa e l’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano hanno sottoscritto un accordo che sancisce una collaborazione scientifico-culturale tra le due realtà.

L’intesa è stata firmata il 5 marzo al Palazzo alla Giornata dal Rettore Riccardo Zucchi e da Giorgio Cuneo, Presidente vicario dell'Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano in rappresentanza del Presidente Umberto Menicucci Ascani.
La convenzione mira alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale dell’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano, con iniziative che spaziano dalla ricerca accademica alla pubblicazione di studi, fino all’organizzazione di eventi e convegni.

 

A destra il Rettore Zucchi, a sinistra il Presidente vicario Cuneo



Un aspetto centrale sarà l’opportunità per studentesse e studenti dell’Università di Pisa di accedere a tirocini formativi presso l’Istituzione. Le attività previste potranno includere catalogazione, digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio archivistico che sarà a disposizione anche per la stesura di tesi di laurea, contribuendo così alla sua diffusione e conoscenza. Per entrambe le istituzioni, la firma di questa convenzione segna un punto di partenza per future collaborazioni, con la possibilità di sviluppare progetti congiunti e di partecipare insieme a bandi di finanziamento su scala locale, nazionale ed europea.

“L'Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano è veramente onorata e ringrazia l'Università di Pisa nella figura del magnifico Rettore per questa convenzione che ha comportato diversi mesi di lavoro ma per i cui risultati siamo davvero soddisfatti – ha dichiarato Giorgio Cuneo - In particolar modo perché non solo consente di valorizzare e rinsaldare quelli che sono i legami storici tra l'Istituzione e l'Università ma soprattutto perché permette di sviluppare e portare avanti i progetti culturali e l'attivazione di tirocini importanti che permetteranno di mantenere viva la storia dei Cavalieri di Santo Stefano a beneficio della città di Pisa e dell'intera Regione Toscana”.

“Come Ateneo vogliamo ribadire la volontà di proseguire una collaborazione ad ampio spettro con i Cavalieri di Santo Stefano - ha detto il rettore Riccardo Zucchi - vorrei sottolineare l’aspetto culturale di questo accordo che comprende una collaborazione da più punti di vista, scientifico, di terza missione e di supporto alla didattica, che senza dubbio sono una delle nostre priorità”.

Redazione Web

L’apprendimento si legge nelle pupille dei nostri occhi

2 settimane ago

In uno studio appena pubblicato sulla rivista Current Biology, i ricercatori delle Università di Pisa, di Sydney, di Firenze e del Salento hanno dimostrato che l’apprendimento statistico – cioè quello in cui acquisiamo informazioni in modo del tutto automatico e inconsapevole – si può rintracciare persino in una delle nostre reazioni più semplici e inconsapevoli: la costrizione o dilatazione della pupilla dei nostri occhi, evocata dalla vista di un’immagine.

“Questo studio dimostra che il nostro sistema visivo è sensibile alle regolarità statistiche del nostro ambiente anche quando non siamo in grado di percepirle in modo consapevole – commenta Paola Binda (nella foto a destra), professoressa dell’Università di Pisa e prima autrice del lavoro – Il diametro pupillare si conferma una ricca fonte di informazioni sul funzionamento dei nostri sistemi sensoriali e cognitivi: una vera e propria finestra sulla mente e sulle sue capacità di apprendimento”.

Lo studio parte dalla considerazione che tantissime delle informazioni su cui si basa il nostro comportamento sono apprese in modo spontaneo e inconsapevole, basti pensare all’acquisizione del linguaggio: siamo in grado di distinguere le parole nel suono prodotto da chi ci parla, nonostante questo sia continuo e non abbia evidenti pause che demarcano la fine di una parola e l’inizio della successiva: “Per imparare non ci servono istruzioni o indicazioni – continua Paola Binda – siamo capaci di farlo sin dalle prime settimane di vita, semplicemente ascoltando i suoni della nostra lingua. Probabilmente, questa forma di “apprendimento statistico” è importante per estrarre un senso da tutti i segnali sensoriali, non solo uditivi ma anche visivi, tattili etc.”.

Per il loro studio, i ricercatori hanno mostrato ai pazienti immagini che riportavano insiemi di barrette apparentemente casuali (un esempio è visibile a questo link). La loro successione temporale era molto rapida e regolata da una semplice struttura statistica: ogni immagine contenente 24 barrette era seguita da una con 6 barrette, 2 barrette erano seguite da 12 barrette e così via a creare delle coppie fisse di numerosità. Data la velocità con cui le immagini si susseguivano e la disposizione variabile degli elementi, questa struttura temporale non era percepibile. Cionondimeno, il diametro pupillare oscillava sistematicamente, rispondendo alla ripetizione delle coppie (mentre nessuna oscillazione si osservava in un esperimento di controllo in cui le medesime immagini erano presentate in ordine casuale).

“Grazie a questa metodologia innovativa è possibile seguire in modo indiretto e non invasivo l’evolversi di processi cerebrali complessi – conclude Binda – Nel lungo termine, questo tipo di ricerca potrebbe consegnarci nuovi strumenti per caratterizzare le differenze interindividuali dell’apprendimento e le sue disfunzioni”.

Redazione Web

Fondazione Telethon: nasce una piattaforma dedicata alla distrofia muscolare di Duchenne

2 settimane 1 giorno ago

Al via la realizzazione di una piattaforma dedicata alla distrofia muscolare di Duchenne: promossa da Fondazione Telethon, permetterà di organizzare in modo sistematico e coerente con gli standard più avanzati i dati di storia naturale raccolti in oltre quindici anni di studi clinici condotti in Italia. Una volta a regime, la banca dati metterà a disposizione dei ricercatori i dati di centinaia di pazienti e al contempo porrà le basi per raccoglierne in futuro di nuovi secondo criteri e standard omogenei.

Lo sviluppo della piattaforma comporterà diverse attività di implementazione, tra cui: un’infrastruttura informatica per ospitare i dati; una scheda elettronica di raccolta dei dati (eCRF); documenti standardizzati come il consenso informato, materiali per la formazione, il dizionario dei dati; la codifica e la condivisione dei dati in linea con il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR); un’app interattiva per minimizzare gli errori nell’inserimento e nella gestione dei dati; altre attività supplementari per il mantenimento della piattaforma.

Il progetto sarà realizzato grazie al supporto di alcune tra le più importanti aziende farmaceutiche ad oggi impegnate nello sviluppo di terapie per questa grave malattia neuromuscolare, per la quale nonostante gli sforzi non esiste ancora una cura risolutiva.

“Siamo molto orgogliosi di annunciare questo progetto, che conferma come Fondazione Telethon sia in grado di fare da catalizzatore, forte della sua esperienza e reputazione – ha dichiarato il direttore generale Ilaria Villa –. Di fronte alla necessità di disporre di dati più accurati e in linea con gli standard attuali, le aziende si sono affidate a noi per costruire uno strumento che in futuro sarà a disposizione di tutti e che auspichiamo possa accelerare la messa a punto di nuovi farmaci”.

Il coordinamento sarà affidato a Eugenio Mercuri, direttore dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Agostino Gemelli – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, riconosciuto come uno dei massimi esperti del settore a livello internazionale. I principali centri clinici che nel corso degli anni hanno preso parte a studi che hanno coinvolto pazienti con la distrofia di Duchenne, finanziati da Fondazione Telethon grazie al bando congiunto con l’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (UILDM), metteranno a disposizione i dati raccolti e contribuiranno a popolare la piattaforma.

“Il ruolo svolto dal Centro Clinico per le Malattie Muscolari, peraltro da pochi giorni riconosciuto con recente delibera Centro Interdipartimentale del nostro Ateneo per la Ricerca Traslazionale per le Malattie Muscolari e Mitocondriali (CTMM), sarà quello di arricchire la piattaforma dedicata alla distrofia muscolare di Duchenne, promossa da Fondazione Telethon, con l’esperienza maturata a Pisa su questa malattia muscolare – spiega il professor Gabriele Siciliano dell'Università di Pisa – La prospettiva di terapie emergenti e il migliorato livello di trattamenti conservativi delle numerose complicanze di tale malattia aprono scenari verso fenotipi nuovi la cui conoscenza è indispensabile per migliorare l’aspettativa di vita dei giovani pazienti affetti, personalizzandone in maniera condivisa le cure.”

(Fonte Ufficio Stampa Telethon).

Redazione Web
Checked
45 minuti 28 secondi ago
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