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Costa atlantica dell’Africa: le variazioni del livello del mare negli ultimi 30mila anni

1 mese ago

Il livello attuale del mare lungo la costa atlantica dell’Africa è più alto di oltre 100 metri rispetto a 30.000 anni fa. Il dato emerge da uno studio coordinato dal professor Matteo Vacchi (foto) del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Nature Communications. La ricerca ha mostrato come il livello dell’Atlantico sia stato fortemente influenzato dai cambiamenti climatici e dalla fusione delle calotte glaciali.  

“Studiando le fluttuazioni avvenute negli ultimi 30.000 anni – spiega Vacchi - potremmo affinare i modelli climatici e migliorare le previsioni sulle reazioni del sistema Terra rispetto ai cambiamenti attuali. Molte regioni costiere africane, comprese città densamente popolate e ambienti naturali sensibili, sono direttamente minacciate dall'innalzamento del livello del mare. Studi come questo aiutano a comprendere la vulnerabilità di queste aree e a sviluppare strategie di adattamento e mitigazione. Infatti, la fascia costiera rappresenta circa il 56% del prodotto interno lordo (PIL) dei paesi dell’Africa occidentale, rendendola una risorsa economica e sociale chiave altamente vulnerabile ai cambiamenti del livello del mare causati dal clima”.

La ricerca ha evidenziato tre fasi evolutive principali. Nell’epoca del massimo glaciale (circa 30.000 - 19.000 anni fa) il livello del mare era molto più basso rispetto ad oggi, circa 99-104 metri in meno, principalmente per la grande quantità di acqua intrappolata nelle calotte glaciali. Nella successiva fase di deglaciazione (19.000 - 7.500 anni fa), con il riscaldamento globale e la fusione delle calotte, il mare ha iniziato a risalire sempre più rapidamente sino a raggiungere il livello attuale. Il trend è continuato nel corso dell’Olocene (7.500 anni fa - oggi): il mare ha continuato a salire, ma con un ritmo più moderato, fino a raggiungere un massimo tra 5.000 e 1.700 anni fa con valori anche hanno superato il livello attuale. Dopo questa fase, c’è stata una sostanziale stabilizzazione, fino al nuovo recente innalzamento dovuto al riscaldamento globale che ha riguardato gli ultimi 100 anni.

“Il nostro studio fornisce una ricostruzione dettagliata e senza precedenti delle variazioni del livello del mare lungo la costa atlantica dell'Africa dal massimo glaciale fino all'epoca moderna – dice Matteo Vacchi - si tratta di dati fondamentali per comprendere i trend attuali e prevedere le future variazioni del livello del mare con implicazioni molteplici che toccano diversi ambiti scientifici e applicativi. Nonostante l’intero continente Africano contribuisca solo per il 4% alle emissioni globali di gas serra, il cambiamento climatico avrà effetti molto significativi in Africa occidentale, dove il 31% della popolazione e le principali infrastrutture sono concentrate nella zona costiera”.

Insieme all’Università di Pisa hanno collaborato alla studio l’Earth Observatory di Singapore, Aix Marseille University (France), L’Università di Bologna e l’INGV.

Redazione Web

Ateneo in lutto per la scomparsa del professor Mario Zana

1 mese ago

Ci ha lasciati nella mattina del 2 aprile il professor Mario Zana, già Ordinario di Diritto privato del nostro Ateneo.

Nato a Stazzema nel 1944, si formava nell’eccellenza della Scuola Pisana del Diritto Civile, nel solco tracciato dal Professor Ugo Natoli e dal Professor Francesco Donato Busnelli.

Docente di grande spessore umano, si impegnò sul fronte della scienza giuridica in settori nei quali il valore della persona compenetra il freddo dato economico e tecnico; frutto della Sua riflessione sono alcuni rilevanti studi in tema di diritti individuali non patrimoniali, ed in particolare – fin dagli anni Settanta del Novecento – sul diritto alla salute, sui problemi giuridici legati agli emergenti temi, per quegli anni di riforma, dell’assistenza sanitaria e del diritto delle assicurazioni.

Animò sin dalle origini il dialogo tra giuristi nel panorama nazionale e non solo, nei ruoli svolti anche nell’associazionismo accademico. Generazioni di Suoi Allievi Lo ricorderanno sempre per la limpidezza del porgere, nelle sue esemplari lezioni, e per la signorilità del tratto ed il grande equilibrio, che sempre contraddistinse il Suo modo di rapportarsi con i Colleghi e con i Discenti.

Le Colleghe e i Colleghi del Dipartimento di Giurisprudenza

Redazione Web

SuPerStar, il progetto dell’Università di Pisa per proteggere la street art

1 mese 1 settimana ago

L’arte urbana è ormai riconosciuta come parte integrante del patrimonio culturale contemporaneo e tuttavia resta una presenza fragile nelle nostre città spesso minacciata da degrado, vandalismo e agenti atmosferici. Per proteggere questa ricchezza, l’Università di Pisa ha lanciato per la prima volta una serie di linee guida con soluzioni innovative e sostenibili. Le indicazioni sono il risultato di SuPerStAr (Sustainable Preservation Strategies for Street Art), un progetto PRIN2020 coordinato dall’Ateneo pisano e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca che ha coinvolto altre quattro università italiane (Torino, Bologna, Milano e Venezia) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), con il supporto di enti e amministrazioni locali.

 

La sfida è partita dalla chimica e in particolare dal gruppo guidato dalla professoressa Francesca Modugno del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa. Nei tre anni del progetto, ricercatori e ricercatrici hanno testato e validato tecniche e protocolli sui più importanti murales in tutta Italia: “Tuttomondo” (1989), una delle opere più iconiche di Keith Haring, situata su una parete del Convento di Sant’Antonio a Pisa; “Necesse” – SMOE (2021) realizzato a Milano dopo la pandemia su una parete di 1300 metri quadrati su cui, dopo la diagnosi in sito e le analisi spettroscopiche, sono stati applicati rivestimenti protettivi per testare la resistenza agli agenti atmosferici; Alessandro Caligaris e Mauro 149 (2013), parte del primo museo a cielo aperto dedicato alla street art in Italia, dove è stata condotta una campagna di analisi spettroscopiche per monitorare il degrado e testare nuove strategie di conservazione.

Le strategie di conservazione e di valorizzazione della street art sono ancora oggi lacunose e lontane dall’essere chiaramente definite – spiega Francesca Modugno – il progetto rappresenta una svolta da questo punto di vista. Le linee guida sviluppate si basano su un approccio scientifico multidisciplinare e tengono conto di diversi aspetti legati alla protezione, al monitoraggio e al restauro delle opere urbane”.

Si parte dalla documentazione e dal monitoraggio attraverso fotografie ad alta risoluzione, rilievi multispettrali e analisi chimico-fisiche per identificare materiali e tecniche pittoriche. L’utilizzo di sensori, immagini satellitari e rilievi spettroscopici può quindi aiutare a individuare precocemente fenomeni di degrado come sbiadimento dei colori, distacco della pittura o contaminazioni biologiche. Il passo successivo sono i metodi di pulizia. SuPerStAr, ad esempio, ha sperimentato sistemi con laser selettivi e metodi a basso impatto ambientale basati su solventi green per rimuovere graffiti vandalici senza danneggiare la pittura originale. Una ulteriore linea di ricerca ha riguardato la protezione delle opere da umidità e inquinanti atmosferici, grazie all’applicazione di protettivi.

“Ma è fondamentale coinvolgere le amministrazioni locali, le comunità e gli artisti per sensibilizzare sul tema e stabilire interventi preventivi a più livelli – sottolinea la professoressa Ilaria Degano, membro del team di ricerca del Dipartimento di Chimica – la speranza è che grazie a SuPerStAr, la conservazione della street art entri in una nuova fase di consapevolezza scientifica, garantendo che le opere più importanti di questo patrimonio urbano possano essere preservate per le future generazioni”.

Il gruppo di ricerca delle professoresse Modugno e Degano da anni si occupa applicare la chimica ai beni culturali. In particolare, hanno collaborato al progetto Superstar i Dipartimenti di Chimica delle Università di Torino, Bologna, Bari e Venezia, il Politecnico di Milano, tre istituti del CNR - Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche “Giulio Natta”, Istituto di Chimica dei Composti Organometallici, Istituto Scienze per il Patrimonio - , e il Centro di Conservazione e restauro della venaria reale, in collaborazione con l’Istituto Centrale del Restauro, enti pubblici, restauratori e imprese.

Redazione Web

Oscillazioni termiche ed eventi estremi mettono a rischio gli ecosistemi marini

1 mese 1 settimana ago

Gli scogli di Calafuria in provincia di Livorno sono stati il laboratorio naturale al centro di uno studio dell’Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna per capire come i cambiamenti climatici stiano alterando gli ecosistemi marini. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, ha analizzato come il biofilm - una sottile pellicola vivente formata da microalghe e batteri fondamentale per la vita delle scogliere - reagisce alle variazioni di temperatura dell’aria.

I ricercatori hanno condotto un esperimento sul campo esponendo il biofilm a due diversi regimi termici: un riscaldamento costante e uno caratterizzato da forti oscillazioni, che simula le condizioni imprevedibili destinate a diventare sempre più comuni nel prossimo futuro a causa del cambiamento climatico. I risultati hanno mostrato che un regime costante di riscaldamento favorisce la presenza di specie con funzioni simili, capaci di “darsi il cambio” in caso di difficoltà. Questo meccanismo permette al biofilm di resistere meglio agli eventi estremi. Al contrario, forti oscillazioni di temperatura riducono la diversità favorendo specie a crescita rapida, capaci di riprendersi velocemente dopo uno shock termico, ma più vulnerabili funzionalmente nel lungo periodo.

 

 

L’area di Calafuria (foto), nei pressi di Livorno, caratterizzata da piattaforme rocciose di arenaria esposte all'aria durante la bassa marea, ha fornito un ambiente ideale per studiare il biofilm marino in condizioni naturali. Per simulare l’aumento delle temperature, i ricercatori hanno utilizzato speciali camere di metallo riscaldate con piccole stufe, controllando le variazioni di calore con sensori elettronici. Per valutare la risposta del biofilm, è stata usata una fotocamera a infrarossi in grado di rilevare la quantità di clorofilla. Infine, grazie alla collaborazione con l’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è stato analizzato il DNA dei microrganismi con tecniche avanzate di sequenziamento, simili a quelle utilizzate per studiare il genoma umano, per capire quali funzioni svolgono le diverse specie e come il loro patrimonio genetico le rende più o meno adatte a rispondere agli eventi estremi.

“Il cambiamento climatico non si manifesta solo attraverso l'aumento medio delle temperature, ma anche con una crescente variabilità termica, cioè oscillazioni imprevedibili tra picchi di calore e periodi meno caldi– dice il professore Luca Rindi dell’Università di Pisa, primo autore dello studio – In un mondo che si prospetta sempre più caldo e instabile, i microrganismi marini potrebbero, da un lato, reagire più rapidamente agli shock, ma dall’altro diventare più vulnerabili di fronte a eventi estremi ripetuti nel tempo. In vista delle sfide che il clima ci riserva, lo studio apre una finestra sul futuro, aiutandoci a capire come questo importante elemento dell’ecosistema costiero reagirà ai cambiamenti climatici.”

"Il successo di questa collaborazione dimostra ancora una volta il valore del sistema universitario pisano - dice il professore Matteo Dell'Acqua, direttore dell'Istituto di Scienze delle Piante della Scuola Sant'Anna e coautore dello studio - l'unione delle competenze uniche presenti sul nostro territorio ci permette di esplorare la frontiera della ricerca sugli effetti del cambiamento climatico"

L’Università di Pisa ha avuto un ruolo centrale nello studio, in particolare attraverso il Dipartimento di Biologia, dove hanno operato alcuni degli autori principali, come i professori Luca Rindi e Lisandro Benedetti-Cecchi. L’ateneo ha inoltre fornito supporto scientifico e logistico per la progettazione e la realizzazione degli esperimenti sul campo, oltre a contribuire all’analisi dei dati ecologici e microbiologici grazie al supporto fornito dal Green Data Center.

Il progetto è stato finanziato in parte dal programma europeo ACTNOW (Advancing understanding of Cumulative Impacts on European marine biodiversity, ecosystem functions and services for human wellbeing), che si occupa di studiare gli impatti cumulativi dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini.

Redazione Web

In Sapienza la cerimonia di conferimento dell’Ordine del Cherubino a 10 docenti dell'Ateneo

1 mese 1 settimana ago

Venerdì 14 marzo, nell’Aula Magna Nuova del Palazzo "La Sapienza", si è tenuta la cerimonia ufficiale di conferimento dell’Ordine del Cherubino a 10 docenti dell’Università di Pisa.

Quest’anno l’evento è stato aperto da un momento speciale dedicato a un alumnus di 107 anni, Sebastiano Maccioni, originario di Nuoro e laureatosi in Ingegneria civile all’Università di Pisa nel 1947. Su iniziativa dell’Ateneo e dell’ALAP (Associazione Laureati dell’Ateneo Pisano), è stata assegnata all’ingegner Maccioni una targa “per il prezioso contributo offerto all’ingegneria italiana e per il longevo legame con l’Ateneo”. La targa è stata consegnata dal rettore Riccardo Zucchi e dal presidente ALAP Paolo Ghezzi alla figlia dell’Ing. Maccioni, Titina, e in Aula Magna è stato trasmesso un videomessaggio di Sebastiano Maccioni.

A seguire il rettore Riccardo Zucchi ha introdotto la cerimonia dell’Ordine del Cherubino. I professori e le professoresse ai quali è stato conferito il riconoscimento sono Rolando Tarchi (Dipartimento di Giurisprudenza), Maria Concetta Morrone (Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia), Riccardo Cambini (Dipartimento di Economia e Management), Umberto Desideri (Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni), Stefano Taddei (Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale), Andrea Càiti (Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione), Alberto Casadei (Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica), Stefano Berrettini (Dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica), Maria Vittoria Salvetti (Dipartimento di Ingegneria civile e industriale), Alessandro Tredicucci (Dipartimento di Fisica).

L’Ordine del Cherubino è una onorificenza conferita dal rettore dell’Università di Pisa, in seguito a delibera del Senato accademico, a docenti ordinari dell’Ateneo pisano con almeno dieci anni di anzianità che abbiano contribuito ad accrescerne il prestigio per i loro particolari meriti scientifici o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell’Università. Il conferimento è accompagnato dalla consegna di un diploma e di una insegna nella quale è rappresentato il Cherubino con sei ali. La cerimonia si è chiusa con un’esibizione del Coro dell’Università di Pisa.

Redazione Web

Dal Museo di Anatomia umana “Filippo Civinini” dell'Ateneo i materiali di scena per la fiction Rai 1 “Costanza”

1 mese 1 settimana ago

Il Museo di Anatomia umana “Filippo Civinini” dell'Università di Pisa ha fornito alcuni materiali di scena per la fiction “Costanza” in onda in prima serata su Rai 1 da domenica 30 marzo. Si tratta di un microscopio antico, crani, scheletri, preparati anatomici e modelli embriologici. La produzione si è inoltre ispirata alla Scuola Medica dell’Ateneo pisano per ricostruire gli ambienti interni nei teatri di posa. Costanza è una serie televisiva italiana in quattro puntate tratta dai romanzi di Alessia Gazzola. La protagonista è la paleopatologa Costanza Macallè interpretata da Miriam Dalmazio.

 

Il Museo di Anatomia umana “Filippo Civinini” si trova in via Roma 55, nell’istituto di anatomia umana della Scuola Medica. Al suo interno sono conservate preziose raccolte archeologiche, tra cui una mummia egizia con sarcofago, corredi funerari e vasi precolombiani raccolti dal medico e studioso Carlo Regnoli nella seconda metà dell’Ottocento. L’esposizione museale è completata dalla Galleria de Busti, con gessi di antichi anatomisti, e dalla Galleria Mascagni, dove sono esposte le tavole anatomiche di Paolo Mascagni (1755-1815).

Pisa è stata una delle prime città universitarie a possedere una Scuola Anatomica: l’insegnamento dell’Anatomia Umana iniziò nel Cinquecento per volontà di Cosimo I dei Medici che fece costruire un Teatro Anatomico.

Il museo fu inizialmente allestito agli inizi dell’Ottocento dal professore di Anatomia Tommaso Biancini. Dal 1834 Filippo Civinini, a cui è intitolato, continuò l’opera di sistemazione e catalogazione e lo inaugurò con il nome di Gabinetto Anatomico, in vista della Prima Riunione degli Scienziati Italiani, tenutasi a Pisa nel 1839. Attualmente il museo fa parte del Sistema museale di Ateneo dell’Università di Pisa, il suo direttore è il professore Gianfranco Natale.

Per informazioni e visite: https://www.mau.sma.unipi.it/

Redazione Web

Diventare farmacista con Farmavaldera: assegnata la terza borsa di studio in memoria di Irene Fabiani

1 mese 1 settimana ago

Sabato 29 marzo a Ponsacco, presso la sede comunale, si è tenuta la cerimonia di consegna della borsa di studio in memoria di Irene Fabiani per l’anno accademico 2024-25. Il riconoscimento è andato a Margherita Mangini, studentessa di Ponsacco, neo immatricolata al corso di laurea in Farmacia dell'Università di Pisa. Presenti alla cerimonia i familiari della dr.ssa Fabiani, e anche gli studenti Martina Genovese e Isaia Iacoponi, vincitori della borsa di studio nei due anni precedenti e che proseguono con profitto il loro percorso di studi in Farmacia.

Farmavaldera srl, società di gestione delle farmacie comunali di Le Melorie, Ponticelli, Santo Pietro B.re e Serrazzano, ha creato l’occasione per ricordare ogni anno la dr.ssa Irene Fabiani, stimata e preziosa collaboratrice prematuramente scomparsa nel luglio 2021, istituendo a partire dal 2022 una borsa di studio in sua memoria, in convenzione con l’Università di Pisa. Un impegno per ricordarla nel modo che più la rappresentava, con una borsa di studio per i ragazzi meritevoli del territorio. Requisito fondamentale per accedere alla borsa di studio è quello di essere residenti in uno dei Comuni proprietari della società di gestione delle farmacie comunali: Capannoli, Ponsacco, Pomarance e Santa Maria a Monte. Ogni anno il vincitore sarà lo studente o la studentessa che si posizionerà più in alto nella graduatoria per l’immatricolazione al corso di laurea magistrale a ciclo unico in Farmacia, La borsa prevede il pagamento delle tasse di iscrizione per l’intero percorso di studio quinquennale, a condizione che vengano conseguiti i crediti formativi previsti entro il 30 settembre di ogni anno.

L’obiettivo è quello di sostenere e valorizzare il percorso di studi in Farmacia e farlo in memoria di una professionista appassionata del suo lavoro, che Farmavaldera ricorda per la dedizione, la mente brillante e la grande disponibilità verso i giovani, verso i quali ha più volte svolto il ruolo di tutor formativo.
“Speriamo che questi nostri giovani che avremo il piacere di accompagnare nel loro percorso di studi si approccino alla futura professione con l’entusiasmo e la sensibilità di Irene, sempre pronta ad accogliere gli stimoli e cambiamenti di un ruolo in continua evoluzione. E che ne condividano lo spirito di servizio necessario per garantire un’assistenza di prossimità sempre più integrata con il Sistema sanitario pubblico” queste le parole di Carla Pucciarelli, direttrice generale di Farmavaldera.

“Grazie a Farmavaldera per aver creduto in questa iniziativa, dedicata alla memoria della dottoressa Irene Fabiani, il cui valore risiede nella scelta di investire nei giovani del territorio e nella loro formazione verso la figura professionale del farmacista, chiamato a svolgere un ruolo essenziale come operatore sanitario. Al tempo stesso, l’iniziativa riconosce e rafforza la funzione della farmacia come presidio sanitario di prossimità, capillare e accessibile anche all'interno del Servizio Sanitario Nazionale. L’Università di Pisa sostiene con convinzione progetti come questo, che promuovono il diritto allo studio, rafforzano il legame con il territorio e consentono alle studentesse e agli studenti di avvicinarsi in modo concreto e qualificato al mondo del lavoro già durante il percorso accademico”, ha dichiarato il professor Marco Macchia, delegato del rettore per i rapporti con il territorio, presente alla cerimonia insieme alla prof.ssa Patrizia Chetoni, presidentessa del corso di laurea magistrale in Farmacia.

Presenti alla cerimonia gli assessori Chiara Calderani e Anna De Santi, a fare gli onori di casa in rappresentanza del Comune di Ponsacco, Arianna Cecchini, sindaca di Capannoli, Manuela del Grande, sindaco di Santa Maria a Monte, che hanno accolto gli studenti insieme a Barbara Giuntini e Stefano Giobbi, membri del Cda di Farmavaldera. “Raccogliamo il testimone di questa lodevole iniziativa con grande soddisfazione, che sia di stimolo per l’accesso a questa bellissima professione, e ci congratuliamo con gli studenti del nostro territorio che hanno intrapreso questo percorso di studi”.

(Fonte: Farmavaldera e Comune di Ponsacco).

Redazione Web

Giovani innovatori per il territorio: si è concluso il percorso dell’I-Lab

1 mese 2 settimane ago

Progetti pensati per il territorio, idee sviluppate in dialogo con imprese e istituzioni e l’entusiasmo di giovani pronti a trasformare sfide locali in opportunità sostenibili e innovative: così si è concluso l’I-Lab "Co-creazione e innovazione per il territorio", un percorso formativo e laboratoriale che per due mesi e mezzo ha fatto emergere il ruolo strategico di nuove professionalità come gli innovation broker e gli innopreneur. L’evento finale, ospitato all’Auditorium del Polo Le Benedettine, è stato un momento di condivisione, ispirazione e visione sul futuro delle comunità locali.

Il percorso, promosso dal Contamination Lab e aperto per alcune lezioni anche alle università dell’Alleanza Circle U., ha ampliato il dialogo ai partner accademici sui principi guida di innovazione, sostenibilità e connessione tra enti, risorse e nuove idee. Questo ha permesso ai partecipanti e alle partecipanti al corso "Co-creazione e innovazione per il territorio" di confrontarsi da una parte con realtà internazionali e dall’altra con attori locali come durante la Giornata dell’Università di giovedì 20 marzo. Da gennaio a fine marzo, docenti esperti ed esperte sono intervenuti sui vari aspetti legati all’innovazione, ai modelli di business sostenibili, alla progettazione regionale ed europea e alla ricerca di bandi per portare avanti un dialogo con il territorio.

“Da qualche mese il dialogo tra università e territorio si è animato grazie a una serie di iniziative che hanno messo al centro studenti, ricercatori e ricercatrici – ha commentato il professor Alessio Cavicchi, delegato del rettore per la promozione della cultura imprenditoriale e dell’innovazione sociale e responsabile del corso – L’organizzazione di momenti di incontro, con l’utilizzo di poster per raccontare con un registro semplice e alla portata di tutti quello che l’Università ha fatto sul territorio e quello che i giovani potrebbero fare, ci sembra un modo per avvicinare il mondo della ricerca ai bisogni delle comunità locali, in particolare a cittadini, imprenditori e amministratori pubblici. Speriamo che da questi eventi possano nascere nuove collaborazioni e che si possa ridurre il gap informativo per offrire possibilità di impiego ai nostri giovani. Adesso, insieme al professor Marco Macchia, stiamo già organizzando nuove opportunità di incontro con i comuni dell’Area Vasta di Pisa, così come stiamo preparando opportunità di approfondimento di conoscenza tramite la mobilità all’estero nell’ambito dei progetti Circle U. e Start For Future. Colgo l’occasione per ringraziare lo staff del Contamination Lab così come i colleghi e le colleghe che condividono questa visione della Terza Missione dell’Ateneo”.

La giornata conclusiva è stata caratterizzata dall'esposizione di poster che illustravano le idee sviluppate e adattate dai partecipanti all'I-Lab, tenendo conto dei consigli e degli insegnamenti ricevuti da esperte ed esperti. Inoltre, gli inspirational speech dei principali stakeholder presenti hanno arricchito l'evento, offrendo l'opportunità di valutare la progettualità sviluppata in questi due mesi e mezzo e di interagire direttamente con i partecipanti e le partecipanti.

L'evento si è concluso con la consegna del "Motivational Innovator Award", un riconoscimento speciale al miglior discorso ispiratore presentato dagli imprenditori e dalle imprenditrici presenti. Questo premio ha celebrato la capacità di innovazione e la visione lungimirante. L'obiettivo primario dell'evento è stato quello di fornire una motivazione chi ha preso parte al percorso I-Lab: in soli tre minuti, le imprenditrici e gli imprenditori hanno dovuto trasmettere la loro passione e la loro esperienza, ispirando i futuri leader del settore.

Il vincitore, Marco Morelli, responsabile estero e commerciale del Liquorificio Morelli, ha incarnato perfettamente lo spirito dell'evento. La sua azienda, con una storia centenaria e un fatturato attuale a sei zeri, è un simbolo di tradizione e qualità nel settore dei liquori e distillati. Tuttavia, Morelli ha dimostrato anche una forte propensione all'innovazione, presentando un discorso che ha saputo coniugare il rispetto per il passato con una visione moderna e dinamica del futuro. Il successo di Morelli è anche un tributo al territorio in cui opera l'azienda. Il Liquorificio Morelli, infatti, è profondamente radicato nella sua comunità locale, contribuendo alla valorizzazione delle risorse e delle tradizioni del luogo. La sua vittoria è un esempio di come l'innovazione possa prosperare in un contesto di forte legame con il territorio e la tradizione.

Redazione Web

Erosione costiera in Italia: sino a 10 metri in meno l’anno, a rischio il 66% dei delta fluviali

1 mese 2 settimane ago

Due terzi dei principali fiumi italiani è attualmente a rischio erosione con arretramenti della costa che arrivano sino a 10 metri l’anno. Il quadro emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science” e condotto dalla professoressa Monica Bini e dal dottor Marco Luppichini del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. La ricerca ha analizzato i cambiamenti delle coste sabbiose italiane negli ultimi 40 anni, dal 1984 al 2024, con particolare attenzione ai delta fluviali.

Utilizzando un software che analizza immagini satellitari, Bini e Luppicchini hanno ricostruito l’evoluzione della costa italiana. Il risultato è che il 66% dei 40 principali fiumi italiani è  soggetto all’erosione costiera, percentuale che sale 100% se si escludono le aree protette da difese artificiali.

Il cambiamento climatico sta avendo un impatto significativo sull'evoluzione delle coste italiane – spiega Marco Luppichini – in particolare incidono la diminuzione delle precipitazioni e l’aumento degli eventi meteorologici estremi che alterano il ciclo idrologico e la capacità dei corsi d’acqua di trasportare sedimenti fino alla costa. A questo si aggiungono l’innalzamento del livello del mare, che contribuisce alla scomparsa di tratti di litorale, e l’incremento della temperatura delle acque superficiali del Mediterraneo che intensifica tempeste e mareggiate, accelerando il processo erosivo e riducendo la resilienza delle spiagge”.

Secondo lo studio, le aree più a rischio erosione sono il delta del Po, il Serchio, l’Arno,  e l’Ombrone in Toscana e il delta del Sinni in Basilicata, tutte zone caratterizzate da un forte arretramento della linea di costa e da una significativa perdita di sedimenti dovuta a fattori climatici e antropici.

Il delta del Po è una delle zone più vulnerabili a causa dell'innalzamento del livello del mare e della riduzione del trasporto sedimentario. Nonostante alcune aree mostrino avanzamenti della costa, molte parti registrano un progressivo arretramento, in particolare nei settori meno protetti da opere artificiali. In Toscana le foci dell’Arno e del Serchio sono soggette ad un arretramento costante di 2-3 metri l’anno mentre il delta dell’Ombrone registra una delle situazioni più critiche, con tassi di erosione fino a 5-6 metri l’anno. La ridotta disponibilità di sedimenti, dovuta a modifiche antropiche lungo il corso del fiume, e l'aumento delle mareggiate rende infatti questa zona particolarmente fragile, mettendo a rischio gli ecosistemi del Parco della Maremma e le attività economiche legate al turismo e all’agricoltura. Il delta del Sinni, in Basilicata, rappresenta infine uno dei casi più estremi, con un’erosione che supera i 10 metri l'anno, una delle più alte in Italia.

“E’ chiara l’urgenza di adottare strategie sostenibili per gestire le coste, mitigare gli effetti dell’erosione e proteggere le aree più fragili – conclude Luppichini – grazie al nostro studio abbiamo realizzato un database omogeneo per l’intero territorio nazionale così da aiutare una possibile pianificazione degli interventi a difesa delle zone più a rischio, come i delta fluviali, veri e propri “hotspot” della crisi climatica in corso”.

 

 

Redazione Web

Scoperto un accampamento della fine del Neolitico tra le montagne dell'Al-Hajar in Oman

1 mese 2 settimane ago

Grazie a una campagna di scavi avviata nel 2024 nell’area di Hayy Al-Sarh, nei pressi della città di Rustaq in Oman, sono emersi i resti di un accampamento neolitico risalente al 3600-3400 a.C., portati alla luce nell’ambito del progetto internazionale PrehistOman. Il progetto, diretto da Niccolò Mazzucco dell'Università di Pisa, in co-direzione con Khaled Douglas e Nasser Al-Jahwari della Sultan Qaboos University, si svolge con l'approvazione del Ministero del Patrimonio e del Turismo dell'Oman e con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano.

La missione ha l'obiettivo di studiare l'occupazione preistorica delle aree interne dell'Oman, ancora oggi poco conosciute. La maggior parte delle evidenze relative alle popolazioni di cacciatori-raccoglitori-pescatori proviene infatti da scavi effettuati lungo la costa, nell'area dell'attuale capitale, Muscat, e dello Ja'lān.

Nel sito di Hayy Al-Sarh è stata aperta un'area totale di circa 60 mq, individuando uno strato archeologico con resti di un accampamento risalente alla fine del Neolitico. Particolarmente importante è il ritrovamento di una struttura abitativa, una capanna pseudo-circolare, probabilmente costruita con un'intelaiatura in legno, di cui rimangono le buche di palo, e poi ricoperta di frasche. Si tratta di un’abitazione molto simile agli esempi trovati sulla costa nell'area di Ras Al Hamra. Attorno sono state scoperte varie aree di combustione e strutture per il fuoco, oltre a una zona destinata alla scheggiatura e alla produzione litica, con la presenza di caratteristiche punte di freccia a ritocco bifacciale.

“Il rinvenimento di una struttura archeologica in un contesto stratigrafico è un evento molto raro in Oman, dove la maggior parte delle testimonianze preistoriche è documentata in superficie, attraverso resti di strutture spesso poco conservate e dispersioni di manufatti – commenta il professor Mazzucco – La buona conservazione del sito in stratigrafia ha permesso di raccogliere un numero maggiore di campioni per le analisi bioarcheologiche e paleoambientali, oltre a datare la struttura tramite la tecnica del radiocarbonio al 3600-3400 a.C.

L'accampamento doveva trovarsi in prossimità di una zona umida a carattere stagionale, come indicato dalle indagini polliniche e geomorfologiche preliminari”. Sulla base delle materie prime rinvenute e scheggiate sul sito, nonché degli ornamenti in conchiglia presenti, sembra che il gruppo umano che occupò Hayy Al-Sarh si spostasse su un'ampia area, dalla costa fino alla catena montuosa dell'Al Hajar, spingendosi fino all'area dell'attuale città di Bisya, per distanze in linea d'aria superiori ai 150 km.

Le ricerche future mirano a completare lo scavo dell'accampamento e a individuare nuove strutture antropiche nel sito, probabilmente molto esteso e con ampie zone ancora da esplorare.

Redazione Web

Tania Guidi vince la seconda edizione del premio di studio Tarabella

1 mese 2 settimane ago

Sabato 15 marzo si è svolta presso Villa Argentina, a Viareggio la cerimonia di premiazione del premio di studio Tarabella-seconda edizione, offerto dalla famiglia del biologo Massimo Tarabella e intitolato alla sua memoria. Il premio è stato conferito quest'anno alla dott.ssa Tania Guidi (nella foto insieme alla direttrice del Dipartimento di Biologia Prof.ssa Antonella Del Corso, al relatore di tesi Prof. Andrea Andreucci e alla Dott.ssa Sandra Cosci, vedova del dott. Tarabella), che ha conseguito la laurea in Biologia Molecolare e Cellulare con una tesi dal titolo “Ruolo della sovraespressione dei geni ZIP1;1 e ZIP1;2 in Populus alba L. clone Villafranca in risposta a dosi subletali di zinco”.

Sia la vincitrice, felice ed emozionata per questo riconoscimento, che i docenti dell'ateneo presenti alla cerimonia hanno voluto ringraziare la famiglia del dott. Tarabella per questa bellissima opportunità che viene offerta a chi ha da poco completato il proprio percorso di studi.

Redazione Web

L'Ateneo piange la scomparsa del professor Umberto Breccia

1 mese 2 settimane ago

Lo scorso venerdì 21 marzo è scomparso Umberto Breccia, professore emerito dell’Univeristà di Pisa, a lungo docente di Istituzioni di Diritto Privato. Nato a Volterra (Pisa) nel 1943, è stato nominato ordinario di Diritto civile all'Università di Sassari nel 1978 e successivamente è stato chiamato all'Università di Pisa. Nel corso della sua carriera è stato direttore dell'Istituto di Diritto privato e vicedirettore del dipartimento di Diritto privato "Ugo Natoli". Nel 1992 è stato insignito dell'Ordine del Cherubino e nel 2015 è stato nominato professore emerito.

Qui di seguito pubblichiamo un ricordo del professor Umberto Breccia a firma dei civilisti pisani e a nome delle colleghe e dei colleghi del Dipartimento di Giurisprudenza.


Il professor Umberto Breccia riceve la nomina a professore emerito dal rettore Massimo Augello nel 2015.

 

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Umberto Breccia, professore emerito dell’Università di Pisa, socio co-fondatore dell’Associazione dei Civilisti Italiani, è stato una delle personalità più illustri della civilistica italiana a partire dalla seconda metà del Novecento.  

Allievo del Collegio giuridico della Scuola Normale Superiore, perfezionando e poi diplomato in Diritto civile presso il Collegio giuridico della Scuola Normale Superiore, allievo di Giorgio Giampiccolo e di Ugo Natoli, diviene assistente di ruolo di Istituzioni di diritto privato nella Facoltà giuridica dell'Università di Pisa, poi professore di Diritto civile nell'Università di Sassari e, infine, professore ordinario di Istituzioni di diritto privato nella Facoltà giuridica dell'Università di Pisa.

La personalità scientifica di Umberto Breccia ha segnato la cultura giuridica italiana fin dalle sue prime monografie (Diligenza e buona fede nell'attuazione del rapporto obbligatorio (Giuffré, 1968), La ripetizione dell'indebito (Giuffré, Milano, 1974), Il diritto all’abitazione (Giuffré, Milano, 1980). Il suo volume Le obbligazioni, nel Trattato di diritto privato a cura di Iudica e Zatti (Giuffré, 1991), costituisce tuttora il punto di riferimento per accademici e per studenti, anche di concorsi per le professioni legali. Memorabili il suo ponderoso contributo in materia di Gestione d'affari, ripetizione dell'indebito, arricchimento senza causa nel Trattato di diritto privato diretto da Rescigno (Utet, 1982), il suo studio monografico su La causa del contratto,
pubblicata nel Trattato di diritto civile diretto da Mario Bessone (Giappichelli, 1999), e quello su La forma, nel Trattato del contratto diretto da Roppo (Giuffré, 2006). Ha la sostanza di uno studio monografico il saggio storico Continuità e discontinuità negli studi di diritto privato - Testimonianze e divagazioni sugli anni anteriori e successivi al secondo conflitto mondiale nei Quaderni Fiorentini per la Storia del Pensiero Giuridico (1999).

Il suo ultimo libro (Discorsi sul diritto. Appunti per un corso di “teoria generale del diritto”, Pacini, 2019), frutto dei suoi anni di insegnamento di Teoria generale del diritto, testimonia, ancora una volta, la sua alta statura di studioso e di intellettuale a tutto tondo.

La sua vastissima produzione scientifica – raccolta dagli allievi, al momento del suo pensionamento, nel 2013, in ponderosi volumi di Scritti – include voci uscite nelle principali enciclopedie giuridiche, saggi pubblicati in numerose riviste del settore, capitoli di volumi.

La sua posizione eminente nella civilistica italiana è testimoniata altresì dalla condirezione di riviste (La Nuova giurisprudenza civile commentata, la Rivista critica di diritto privato, I Contratti), degli «Annali dell'Enciclopedia del diritto» e della Nuova Giurisprudenza di diritto Civile e Commerciale, nonché dal prestigioso Premio di Divulgazione Scientifica 2016 dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Coautore – con Lina Bigliazzi Geri, con Francesco Donato Busnelli e con Ugo Natoli – dello storico manuale di Diritto civile in più tomi (Utet, 1988) in uso nell’allora Facoltà di Giurisprudenza di Pisa e, poi, del manuale Diritto privato (Utet, 2018), ha insegnato, nella sua carriera, Istituzioni di Diritto Privato (fino al 2013), Diritto privato comparato, Teoria generale del diritto.

È stato direttore per un triennio dell'Istituto di diritto privato della Facoltà giuridica dell'Università di Pisa, vice-direttore del "Dipartimento di diritto privato - Ugo Natoli” e coordinatore del dottorato di Diritto Privato con sede amministrativa a Pisa. È stato insignito dell’Ordine del Cherubino.

Umberto Breccia, con la sua personalità schiva e la sua tempra intellettuale, ha sempre coniugato raffinatezza scientifica, vastità di orizzonti culturali, impegno didattico e generosità nella formazione dei più giovani, senso ed etica delle istituzioni, spirito di servizio, umanità e sensibilità verso gli altri.

Resta, in chi lo conosceva, una profonda gratitudine per l’insegnamento altissimo, scientifico e umano, che ha impartito con il suo esempio.

 

Redazione Web

Troppe api per poco nettare: a rimetterci sono quelle selvatiche

1 mese 2 settimane ago

Quando parliamo di api quasi tutti pensiamo alle api da miele. In realtà, solo in Italia, esistono oltre mille speciedi api che svolgono ruoli cruciali negli ecosistemi pur non producendo miele.

La competizione tra api da miele e api selvatiche è proprio il focus della ricerca condotta in sinergia tra le Università di Firenze e di Pisa, intitolata “Island-wide removal of honeybees reveals exploitative trophic competition with strongly declining wild bee populations” e pubblicata sulla rivista Current Biology.


Un esemplare di Bombus terrestris.

La ricerca è stata realizzata negli ultimi quattro anni sull’isola di Giannutri, con fondi provenienti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal Programma Operativo Nazionale (PON) del Ministero della Ricerca e dal National Biodiversity Future Center (centro nazionale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU) (PNRR).

“Si tratta del primo studio che è riuscito a evidenziare come la concorrenza tra ape mellifera e altre specie di api si possa risolvere in favore delle prime, specialmente in aree ristrette senza le risorse floreali sufficienti per tutte le specie selvatiche e gestite” spiega il docente di Zoologia Leonardo Dapporto, referente scientifico Unifi della ricerca.

L’indagine parte dalla constatazione che l’ape da miele allo stato selvatico e molte delle altre api siano in forte declino. Un fenomeno che dovrebbe destare forti preoccupazioni, visto che dall’azione delle api dipende il funzionamento degli ecosistemi e la realizzazione di molti prodotti agricoli. Il declino degli impollinatori è dovuto a molteplici fattori di natura umana: la distruzione degli habitat, lo sfruttamento degli ambienti, l’uso di pesticidi, i cambiamenti climatici e la diffusione di specie aliene e invasive.

Inaspettatamente, negli ultimi anni sta crescendo il sospetto che anche le api da miele gestite dall’uomo possano contribuire al declino delle api selvatiche monopolizzando le risorse floreali.


Un esemplare di Anthophora dispar.

“Nel nostro studio – illustra Dapporto – abbiamo utilizzato l’intera isola di Giannutri, dove l’ape mellifera non è presente allo stato selvatico, come un laboratorio a cielo aperto per valutare un possibile effetto negativo di una grande densità di api da miele gestite dagli apicoltori sulle api selvatiche, che costituiscono parte fondamentale degli impollinatori naturali dell’isola”.

“Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – aggiunge Alessandro Cini referente scientifico Unipi – ci aveva chiesto di verificare l’impatto sugli apoidei causato dalla presenza di un apiario sull’isola, provvisto di 18 colonie. Questa è stata un’occasione unica: da una parte una zona circoscritta e controllabile, dall’altra la possibilità di sottrarre temporaneamente a quell’ambiente tutte le api da miele gestite dall’uomo”.

“Abbiamo temporaneamente impedito alle api da miele di raccogliere risorse nell’isola per alcune ore in alcuni giorni – prosegue Lorenzo Pasquali, primo autore e dottorando Unifi – chiudendo le uscite delle arnie in accordo con gli apicoltori. Tale assenza ha prodotto un rapido aumento delle risorse disponibili agli apoidei selvatici, ossia polline e nettare, inducendo gli insetti a modificare il loro comportamento in modo da assumere più risorse in un tempo più breve. Nello specifico, polline e nettare sui fiori sono aumentati rispettivamente del 50% e del 30%. Senza competizione, le api selvatiche sono diventate più attive nel cercare il cibo, hanno trascorso più tempo sui fiori a succhiare il nettare e hanno impiegato meno tempo a prendere il polline”.


Un plot di osservazione.

“L’effetto delle api da miele così misurato – afferma Dapporto – potrebbe verosimilmente essere la causa del forte declino degli impollinatori selvatici da noi osservato negli ultimi 4 anni. Parliamo di un calo dell’80%, quasi un’estinzione”.

In base a questi dati il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deciso di non confermare le autorizzazioni per condurre l’apicoltura sull’isola di Giannutri. I ricercatori fiorentini e pisani sono già tornati sull’isola per osservare se, nel lungo periodo, l’assenza di api da miele gestite si tradurrà in un incremento delle altre specie di apoidei impollinatori.

“Questo non significa però che l’apicoltura debba essere bandita ovunque per conservare la biodiversità – conclude Elisa Monterastelli, autrice Unifi del lavoro e divulgatrice esperta di api selvatiche –. Al contrario, ci piace sottolineare che gli apicoltori sono rimasti gli ultimi ‘custodi’ dell’ape da miele, in quanto negli ultimi decenni questa specie è praticamente sparita allo stato selvatico. Il contesto dell’isola di Giannutri è molto particolare, qui l’ape da miele probabilmente non può sopravvivere allo stato selvatico e gli effetti drastici della sua presenza trovati su quest’isola non si verificano con tutta probabilità negli ambienti di terraferma”.

Redazione Web

La corruzione del potere nell'antica Roma: quando il potere logora chi ce l’ha

1 mese 2 settimane ago

Il libro La corruzione del potere a Roma e i suoi precedenti nasce da un convegno internazionale tenutosi a Pisa nel 2023 e affronta un tema eterno e scivoloso: il modo in cui il potere, a Roma e ben prima di Roma, tende a corrompere chi lo esercita. Il volume, curato dalle professoresse Domitilla Campanile dell'Università di Pisa e Anne Gangloff dell’Université Rennes 2 e pubblicato dalla Pisa University Press, la casa editrice dell’Ateneo pisano, dal cui sito è scaricabile gratuitamente, sarà al centro di un incontro con studiosi internazionali che si svolge on line lunedì 24 marzo alle 10 sulla corruzione del mondo greco-romano.

Ma il libro non si presenta certo come semplice catalogo di vizi imperiali o di nefandezze da manuale di storia: il lavoro scava piuttosto con metodo e profondità nei meccanismi, spesso sottili, che trasformano leader capaci in tiranni insopportabili, e uomini di Stato in mostri morali.

Il viaggio comincia da lontano, addirittura da Platone, passando per Isocrate e la teoria delle costituzioni, per poi affacciarsi sul mondo romano con la penna di storici, filosofi, letterati e giuristi dell’antichità. Si tratta di capire se il potere cambi la natura degli uomini o se, piuttosto, ne riveli quella autentica.

Particolarmente affascinante è l’analisi su Caligola, forse il simbolo per eccellenza dell’abuso di potere nella storia romana che però, più che corrotto dal potere, potrebbe essere stato semplicemente inadatto al ruolo, privo delle minime competenze per governare l’Impero. Un problema gestionale, insomma, più che etico.

Tra i ritratti più taglienti del volume troviamo anche quello tracciato da Svetonio, che mostra come alcuni imperatori siano passati da un inizio promettente a una degenerazione brutale, complice magari la morte di una persona cara o la pressione del ruolo, in una sorta di thriller psicologico ante litteram. Le biografie imperiali, tra cui quelle di Tiberio e Nerone, rivelano quanto il potere possa trasformarsi in un’ossessione paranoica, fatta di paura, vendetta e solitudine.
Non manca la riflessione sulla "corruzione al femminile" all’interno della domus Augusta, dove il comportamento delle donne dell’élite imperiale era spesso strumentalizzato per colpire o esaltare i principi stessi. E poi c’è la giurisprudenza romana, che tenta di imbrigliare l’eccesso con leggi e processi, spesso inutilmente.

 

Redazione Web

A San Rossore nasce il centro per la biodiversità

1 mese 2 settimane ago

Nasce a San Rossore il centro di educazione alla biodiversità, dedicato a diffondere le conoscenze sulla natura e sull'ambiente, un luogo dove tutti i cittadini potranno venire a contatto con la ricerca più avanzata, aperto all'attività delle scuole, delle associazioni e di tutti i fruitori del Parco interessati ad approfondire la conoscenza della biodiversità su basi scientifiche. «Si chiama EMBRACE ed è il primo progetto espressamente dedicato alla biodiversità del Parco, per tutelarla, monitorarla, ripristinarla e valorizzarla - spiega il presidente del Parco Lorenzo Bani - il centro avrà sede presso il centro Giacomini di fianco a Villa Giraffa, una zona di San Rossore che abbiamo recentemente recuperato e valorizzato con gli eventi estivi di ViviParco e che con questa iniziativa potranno vivere ed essere vissuti tutto l'anno».

Il progetto include anche altre due importanti azioni. La creazione di un portale con la catalogazione della flora del Parco a cura dei ricercatori del PLANTSEED Lab del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, che permetterà di estendere, completare e rendere fruibili le conoscenze circa la biodiversità vergetale dell’area protetta. La valutazione degli effetti della presenza di piante coltivate nettarifere e pollinifere sull’entomofauna pronuba e sugli insetti entomofagi, a cura del Centro “E. Avanzi” dell’Università di Pisa, una pratica virtuosa in termini di agrobiodiversità.

«Non c’è una collocazione migliore del Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli per un centro di Educazione alla Biodiversità, e mi fa particolarmente piacere che il nostro Ateneo sia coinvolto in questo progetto sia attraverso la partecipazione in Leonardo-IRTA, sia attraverso le competenze e l’impegno dei colleghi del Dipartimento di Biologia e del Centro Avanzi – ha dichiarato il professor Giuseppe Iannacone, prorettore vicario dell’Università di Pisa – Il Parco è una risorsa preziosa per il Paese e per la Regione, e con questo progetto se possibile ancora di più». «Non posso che accogliere con grande entusiasmo questa notizia. Viviamo in un periodo storico in cui la consapevolezza sull'importanza di preservare gli ecosistemi è in costante crescita, anche se talvolta non si traduce immediatamente in azioni concrete – continua Elisa Giuliani, prorettrice per la sostenibilità e l’Agenda 2030 dell’Università di Pisa - Creare spazi dedicati alla salvaguardia e alla promozione della biodiversità rappresenta un passo importante e un segnale positivo dell'impegno dell'Università di Pisa sui temi dell'Agenda 2030».

«Leonardo-IRTA ha formulato il progetto Embrace seguendo la sua missione statutaria di porre la ricerca scientifica al servizio delle istituzioni che governano i territori - così Giuliana Biagioli, presidente di Leonardo-Irta - portiamo nel progetto tutta l'esperienza e le competenze di cui disponiamo per dare un supporto multidisciplinare all’azione del Parco. Il progetto è stato studiato come un valido strumento per monitorare, conoscere, valorizzare e incrementare la biodiversità del suo territorio. Nel nuovo Centro di Educazione alla Biodiversità (CEB) la cittadinanza di ogni età troverà un luogo di conoscenza ma anche di partecipazione attiva, attraverso azioni di citizen science che metteremo in campo grazie al nostro team di ricercatori».

Per il Dipartimento di Biologia sono coinvolti i professori Gianni Bedini e Lorenzo Peruzzi, entrambi docenti di botanica sistematica. «Ci occupiamo da anni di studiare la biodiversità vegetale del Parco, ma le conoscenze relative alla distribuzione delle specie vascolari, prerequisito fondamentale per la loro corretta conservazione, sono ancora frammentarie e incomplete – commenta il professor Bedini – Questo progetto permetterà non solo di mettere assieme tutti i dati a oggi disponibili, ma anche di renderli liberamente fruibili per gli studiosi e per la cittadinanza, che potrà anche contribuire all’aggiornamento delle conoscenze tramite approcci di Citizen Science». Per il Centro “E. Avanzi” interviene il professor Angelo Canale, entomologo e direttore della struttura. «La valutazione del ruolo delle specie mellifere coltivate sulla presenza di entomofauna utile, permetterà di meglio definire il loro effetto di infrastrutture ecologiche mirate a mitigare il declino delle popolazioni degli insetti impollinatori ed entomofagi negli agroecosistemi».

«Il Parco Naturale Regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli ritiene che la ricerca scientifica sia basilare per una gestione efficiente ed efficace delle risorse ambientali (naturali, culturali e paesaggistiche) del territorio protetto di sua competenza – conclude Claudia Principe, vicepresidente del Parco - A tale scopo il Parco promuove ed organizza ricerche che ritiene di suo prioritario interesse e incoraggia ed ospita ricerche proposte da soggetti terzi. In questo quadro si colloca il Progetto Embrace, che il Parco ha fortemente voluto e del quale supporta e segue con interesse ed entusiasmo lo svolgimento. Si tratta a nostro avviso del modo giusto di fare entrare la ricerca in un Parco, attraverso un arricchimento culturale acquisito al fine di migliorare le nostre capacità di tutela della natura e della sua biodiversità».

Il progetto EMBRACE, realizzato dall'Ente Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli in collaborazione con l'associazione Leonardo-Irta ed in partneariato con il Centro "E. Avanzi" ed il Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, si è aggiudicato un finanziamento di 200mila euro di fondi UE-PNR nell’ambito del National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca italiano dedicato alla biodiversità.

La rilevanza del Parco ai fini della conservazione della biodiversità è ben nota a livello internazionale. Esso racchiude quattro Siti di Importanza Comunitaria (SIC), ha ottenuto il prestigioso Diploma di Conservazione della Natura; la metà della sua superficie è stata dichiarata zona umida di importanza internazionale (Area Ramsar) e l’intero territorio in esso incluso ha ricevuto il riconoscimento (dal 2004) di “Man and Biosphere” (MaB) UNESCO. Tutto ciò eleva il valore della biodiversità custodita nel Parco a una prospettiva globale.

Redazione Web

Pubblicato il nuovo censimento della flora delle Alpi apuane: 3 nuove specie e 141 a rischio estinzione

1 mese 3 settimane ago

Tre nuove specie segnalate per la Toscana e 141 inserite nella “Lista Rossa Nazionale” delle piante a rischio di estinzione, il dato emerge dall’ultimo censimento della flora delle Alpi apuane realizzato dal professore Lorenzo Peruzzi del Dipartimento di Biologia e Direttore dell'Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa.

Il lavoro, pubblicato nella rivista Italian Botanist, ha documentato un totale di 1987 tra specie e sottospecie, di cui 130 aliene, in un'area ampia 1056 km². Le nuove specie sono: le native Vulneraria piccolina (Anthyllis vulneraria subsp. pulchella) e Pigamo dei sassi (Thalictrum minus subsp. saxatile) e l’esotica casuale Fior di pesco (Chaenomeles speciosa). Fra quelle a rischio estinzione si segnalano le tre specie gravemente minacciate: l’Atamanta di Corti (Athamanta cortiana), un’ombrellifera endemica apuana che vive esclusivamente su rupi di marmo, fiorendo raramente; l’Erba-unta di Maria (Pinguicula mariae), una graziosa pianta carnivora endemica apuana, dedicata alla studiosa Maria Ansaldi, scomparsa prematuramente nel 2013; la Felcetta atlantica (Vandenboschia speciosa), rara felce presente in Italia solo sulle Alpi Apuane, rappresentata anche nel logo del Parco Regionale delle Alpi Apuane.

Nel territorio sono inoltre presenti 93 specie endemiche italiane, cioè che esistono in tutto il mondo solo in Italia, di cui 30 endemiche delle Alpi Apuane.

"La flora delle Alpi Apuane è particolarmente ricca, al di sopra dell'atteso per un'area di quell'ampiezza per quanto riguarda il numero di specie autoctone, ma fortunatamente anche al di sotto dell'atteso per il numero di specie aliene - afferma Lorenzo Peruzzi - In particolare, la maggiore ricchezza floristica si concentra sulle colline e montagne al di sopra delle città di Massa e di Carrara, che purtroppo però sono anche le zone maggiormente impattate dalle cave di marmo.

Lo studio aggiorna alcuni censimenti realizzati in passato. Le Alpi Apuane, per le loro peculiarità geomorfologiche e biogeografiche, hanno infatti da sempre attratto l’interesse dei botanici. Un primo elenco completo di tutte le felci, conifere e piante a fiore di quest'area fu pubblicata da Pietro Pellegrini nel 1942, aggiornato poi da Erminio Ferrarini tra il 1994 e il 2000. In entrambi i casi, però, gli elenchi floristici ricavati erano relativi a un territorio diverso e più ampio, per cui un vero e proprio elenco floristico aggiornato e mirato alle sole Alpi Apuane ancora non esisteva.

“Per dare un'idea della mole del lavoro svolto, basti pensare che l'elenco completo della flora che abbiamo reso disponibile come appendice all’articolo è di ben 936 pagine – racconta Peruzzi - ha collaborato all’opera Brunello Pierini, appassionato esperto di botanica, ben esemplificando l’importanza della cosiddetta Citizen Science in questo tipo di studi”.

"Le Alpi Apuane sono obiettivamente ricche - conclude Lorenzo Peruzzi - non resta che auspicare, quindi, una adeguata tutela di questo eccezionale territorio, un vero e proprio gioiello dal punto di vista botanico in particolare e naturalistico in generale".

Il lavoro fa parte delle attività di ricerca svolte nell'ambito del progetto 3P_earthBIODIV, un importante finanziamento alla ricerca di base ottenuto dal nostro ateneo nell'ambito di un bando a cascata del National Biodiversity Future Center. Il progetto, che vede fortemente impegnato il gruppo di ricerca PLANTSEED Lab dell’Università di Pisa per tutto il 2025, prevede l’esplorazione di territori poco conosciuti o con flore mancanti o non aggiornate e uno studio tassonomico integrato di gruppi critici della flora italiana, con particolare attenzione alla componente endemica.

Redazione Web

Rafforzare il legame tra Ateneo e territorio

1 mese 3 settimane ago

Il 20 marzo in Sapienza  si terrà una giornata di incontro fra l’Università di Pisa e il territorio, la prima del suo genere, con la partecipazione dei Dipartimenti, dei Centri di Ateneo e degli studenti e delle studentesse del Laboratorio I-Lab, dedicato alla co-creazione e all’innovazione per il territorio. Durante l’evento, i partecipanti si confronteranno con le rappresentanze dei comuni e delle istituzioni locali.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito di "Università Svelate", la Giornata Nazionale delle Università promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) in collaborazione con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI). Quest’anno, l’evento pone particolare attenzione al ruolo delle città universitarie come motore di sviluppo e coesione sociale, anche alla luce di un protocollo firmato l’11 marzo proprio tra la CRUI e l’ANCI.

In linea con il tema della giornata nazionale, l’evento mira a valorizzare il legame tra l’Università e le comunità locali, partendo dai progetti sviluppati in Ateneo e approfondendo ulteriori iniziative che favoriscano la connessione con il territorio di area vasta. L'obiettivo è rafforzare le relazioni con le amministrazioni comunali, contribuire a una qualificata occupazione giovanile, promuovere la cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità in modo responsabile e sostenibile, e valorizzare la conoscenza e l’innovazione.

L’incontro avrà inizio alle 10 nell’aula magna nuova con l’accoglienza delle autorità locali, tra cui i sindaci dell’area vasta, i presidenti delle province, i Presidenti delle Camere di Commercio, e il Presidente dell'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario della Toscana. Durante l’evento, i partecipanti si confronteranno sulle opportunità di sviluppo e innovazione nei rispettivi territori.

Dopo i saluti istituzionali, il professore Marco Macchia, delegato del Rettore per i rapporti con il territorio, descriverà i contenuti del protocollo tra la CRUI e l’ANCI, illustrando anche i risultati di un’indagine promossa dalla CRUI sulle collaborazioni fra Università e Amministrazioni Comunali nelle città universitarie, alla quale hanno partecipato tutte le università italiane. L’attenzione sarà posta in particolare sui dati di Pisa Città Universitaria.

A seguire, il professore Corrado Priami interverrà in qualità di Prorettore alla valorizzazione delle conoscenze, illustrando il ruolo dell’Università nella promozione di progetti innovativi.

Successivamente, il professore Alessio Cavicchi, delegato per la promozione della cultura imprenditoriale e dell’innovazione sociale, insieme agli studenti e alle studentesse del Laboratorio I-Lab, presenterà questa importante iniziativa, che si propone di formare giovani capaci di stimolare lo sviluppo economico locale e creare nuove opportunità di impiego.

Infine, la professoressa Enza Pellecchia, Prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, sottolineerà l’importanza dei rapporti con il territorio per favorire opportunità e valorizzare i laureati.

Durante la mattinata, ricercatori e ricercatrici dei dipartimenti e dei centri dell’Università di Pisa esporranno i propri progetti sotto forma di poster, offrendo un’occasione di confronto con i rappresentanti istituzionali e il pubblico presente. Il dibattito si concluderà alle 12 con un momento informale di networking, pensato per favorire il dialogo e la condivisione di idee in un ambiente più disteso.

"L’Università di Pisa è un punto di riferimento per un’area vasta che va oltre i confini cittadini – ha dichiarato il Rettore dell’Università di Pisa, professore Riccardo Zucchi –. Favorire il dialogo tra Ateneo e territorio significa creare un ponte concreto tra formazione e mondo del lavoro, offrendo ai giovani opportunità reali di crescita e innovazione".

Redazione Web

Mariangela Guastaferro vince il "Premio Ricercatrici e Ricercatori NEST per la ricerca e l’innovazione"

1 mese 3 settimane ago

Mariangela Guastaferro, ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa, ha vinto il “Premio Ricercatrici e Ricercatori NEST per la ricerca e l’innovazione” bandito dalla Fondazione NEST. La cerimonia si è svolta lo scorso 12 marzo a Milano presso Borsa Italiana, nell’ambito dell’evento Inspire Leadership 2025, appuntamento di riferimento nei settori dell’innovazione, della tecnologia e della sostenibilità.
Mariangela Guastaferro (foto) ha ricevuto il riconoscimento per le sue attività scientifiche svolte nel campo della produzione di combustibili e di energia rinnovabili attraverso tecnologie innovative di pirolisi. Questo premio rappresenta un importante attestato del lavoro svolto all'interno del gruppo di Impianti Chimici dell’Università di Pisa, sotto la guida dei professori Leonardo Tognotti e Cristiano Nicolella. Le tecnologie sviluppate sono state implementate con successo e sono attualmente operative presso il Consorzio Polo Tecnologico Magona, dimostrando la loro efficacia e applicabilità nel settore.

Fondazione NEST – Network 4 Energy Sustainable Transition – è uno dei 14 grandi progetti di partenariato esteso selezionati dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU – nell’ambito del PNRR. Il suo obiettivo è di finanziare progetti di ricerca di base per rafforzare le filiere della ricerca a livello nazionale e promuovere la loro partecipazione alle catene di valore strategiche europee e globali. Il Premio Ricercatrici e Ricercatori NEST per la ricerca e l’innovazione rappresenta un tassello fondamentale in questo percorso, confermando l’importanza del riconoscimento del talento e dell’impegno nella ricerca scientifica e tecnologica.

Redazione Web

Laurea in Giurisprudenza per Federica Sinacori

1 mese 3 settimane ago

Grande soddisfazione per Federica Sinacori che lo scorso febbraio ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Pisa discutendo la tesi intitolata "La garanzia pignoratizia tra tradizione e innovazione. L'istituto del pegno mobiliare non possessorio", sotto la guida della professoressa Chiara Favilli.

Durante il suo percorso universitario, Federica Sinacori è stata seguita dall’Ufficio Servizi per l'Inclusione di studenti con Disabilità ed ha usufruito di vari sostegni, tra cui il servizio di accompagnamento e trasporto, il tutoraggio didattico specializzato e la digitalizzazione delle tesi in formato accessibile. Grazie a questi supporti, ha così potuto affrontare il suo iter universitario con maggiore autonomia e serenità.

 

Un momento della discussione della tesi

 

Il giorno della laurea, familiari e amici si sono riuniti presso il Palazzo della Sapienza per assistere alla discussione della tesi e alla proclamazione ufficiale, condividendo con la neo dottoressa un momento di grande emozione e soddisfazione.

La tesi, frutto di un attento lavoro di ricerca, ha approfondito un tema di grande attualità: il pegno mobiliare non possessorio, un istituto introdotto di recente nel nostro ordinamento per facilitare l’accesso delle imprese al credito. Attraverso un’analisi del sistema tradizionale delle garanzie reali, il lavoro ha messo in luce sia i vantaggi che le possibili criticità di questa innovazione normativa.

"Ho scelto questo argomento perché si tratta di un istituto innovativo che può essere utilizzato da poco; quindi, una valutazione completa sarà possibile soltanto in futuro - ha dichiarato Federica Sinacori – Ho svolto la ricerca come si procede normalmente per una tesi: la professoressa mi ha suggerito i manuali da consultare e io ho selezionato gli argomenti d'interesse, disponendoli in modo da ottenere un trattato strutturato"

"Mi fa molto piacere che venga dato risalto alla laurea di Federica Sinacori, perché credo che l'impegno che ha dimostrato durante il percorso universitario e la serietà con la quale ha preparato e discusso la tesi possano essere di incoraggiamento e di esempio per tutti gli studenti", ha dichiarato Chiara Favilli.

Redazione Web

Alla Fattoria di Migliarino il "Generali Spring Camp 2025", un'opportunità di crescita per 20 studenti dell’Università di Pisa

1 mese 3 settimane ago

È stato presentato nella Sala Baleari del Comune di Pisa il "Generali Spring Camp 2025", un'iniziativa promossa dall’Agenzia Generali di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa che coinvolge 20 studenti dell’Ateneo. Si tratta di un ciclo di seminari residenziali dedicato ai temi della sostenibilità e dell’innovazione digitale, con l’obiettivo di rafforzare le competenze analitiche e di problem solving dei partecipanti.

Alla presentazione erano presenti Stefano Maestri Accesi, responsabile dell’Agenzia Generali di Pisa, Vincenzo Zarone, responsabile del progetto per l’Ateneo, Chiara Galletti, delegata del rettore per le relazioni con le imprese, Alessia Scappini, amministratore delegato REVET, Manuela Bartolini, direttrice marketing Savio Pharma, Federico Pieragnoli, direttore generale Confcommercio Pisa.

Il "Generali Spring Camp 2025" si terrà dal 20 al 22 marzo presso la Fattoria di Migliarino, immersa nel suggestivo scenario del Parco di San Rossore. Durante l’evento, gli studenti selezionati avranno l'opportunità di partecipare a interventi tenuti da figure di spicco sia di Generali sia di altre realtà imprenditoriali. Inoltre, i partecipanti e le partecipanti saranno coinvolti in talk interattivi e saranno chiamati a sviluppare un project work in gruppi, presentando i risultati nella giornata conclusiva davanti a una commissione composta da docenti dell'Università e referenti di Generali.

L'iniziativa, ideata dall'Agenzia Generali di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa e con il supporto del Career Service, rappresenta un'importante occasione per gli studenti e le studentesse di confrontarsi con professionisti del settore e di sviluppare competenze fondamentali per il loro futuro professionale.

“Questo camp è un nuovo format che abbiamo ideato in un più ampio progetto di Comunicazione e recruiting – ha spiegato Stefano Maestri Accesi – È per noi fondamentale avere rapporti stretti con il mondo accademico alla ricerca di giovani talenti. Riteniamo questo format un'esperienza molto formativa che siamo convinti sarà in grado di dare un messaggio positivo vista anche la partecipazione di top manager e imprenditori di spicco che hanno accettato l'invito con grande entusiasmo”.

"Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta dell’Agenzia Generali di Pisa per la formula innovativa e per il valore formativo del Camp che, con attività dinamiche e multidisciplinari, promuove una maggiore conoscenza del mondo del lavoro per un inserimento più consapevole dei nostri laureati – ha dichiarato la professoressa Chiara Galletti – Il Camp permetterà ai partecipanti di venire in contatto con importanti realtà aziendali di diversi settori, esperti e professionisti in ruoli di rilievo, e sarà quindi un’occasione stimolante di networking per la nostra università. Questo dialogo è prezioso per aiutare l’innovazione del territorio, valorizzando le conoscenze della nostra università anche attraverso collaborazioni con imprese”.

“Generali Spring Camp combina momenti di formazione teorica e applicazione pratica in un ambiente collaborativo e dinamico – ha aggiunto il professor Vincenzo Zarone – Gli incontri con professionisti in ruoli apicali, operanti in aziende di primaria importanza, combinati con le sessioni di lavoro su casi concreti, permettono ai partecipanti di confrontarsi con scenari reali e affinare le proprie capacità di analisi e decisione. L’approccio interdisciplinare e l’interazione diretta con esperti favoriscono un apprendimento esperienziale, utile per affrontare le sfide del mondo del lavoro con un metodo strutturato e consapevole”.

"Siamo orgogliosi di avere sul nostro territorio un innovativo progetto che mette al centro realtà imprenditoriali di primo livello in stretta integrazione e sinergia tra due mondi solo in apparenza distanti come 'Istruzione' ed 'Impresa', in un evento che valorizza professionalità, competenza e preparazione – ha concluso Federico Pieragnoli, direttore generale di Confcommercio Pisa, che ha collaborato al progetto favorendo il coinvolgimento delle imprese del territorio – Confcommercio Pisa rappresenta la più grande rete di imprese d'Italia, con una base che sfiora le 6mila attività e professionisti associati nell'intera provincia, ed è fondamentale poter contare su un sistema integrato in cui imprese e università dialogano e collaborano per uno stesso risultato”.

Redazione Web
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2 ore 31 minuti ago
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