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Grande successo per il Concerto di Primavera dell'Orchestra UNIPI

1 mese ago

Grande successo per il concerto di Primavera dell'Orchestra dell'Universtà di Pisa che si è svolto giovedì 11 aprile alle 21,30 nella chiesa di Santa Caterina. Di fronte al foltissimo pubblico il maestro Manfred Giampiero ha eseguito la Sinfonia n. 9 D 944 "La Grande" di Franz Schubert. L'evento è stato curato del Polo Musicale "Maria Antonella Galanti" del CIDIC (Centro per l'Innovazione e la Diffusione della Cultura).

 

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Introduzione al concerto

di Fabrizio Cigni (Università di Pisa)

Non è forse un caso che il programma di questa serata consista nell’ultima sinfonia di Franz Schubert; l’Orchestra dell’Università di Pisa, insieme al Coro di Ateneo, è infatti reduce dall’esecuzione - in occasione dello scorso Natale - della Nona beethoveniana che, con tutta probabilità, rappresentò per lui un modello di 'monumentalità'. A conforto di ciò peraltro, nell’ultimo movimento, il compositore inserisce una citazione fortemente allusiva all’Inno alla Gioia: ed è proprio una “gioia metafisica” del gioco musicale, infatti, che sembra contraddistinguere i toni espressivi di questo lavoro così impegnativo del compositore viennese, il quale assistette all’esecuzione del magnum opus beethoveniano il 7 maggio del 1824. Del resto, in questo momento storico così drammatico, la forza e la vitalità della musica di Schubert assolvono ancora una volta il compito di farci sperare e credere nei valori della Vita e della Pace.

Guida all'ascolto

di Manfred Giampietro, Direttore dell'Orchestra

La sinfonia si apre con una solenne introduzione (Andante) affidata ai corni, il cui suono tipicamente evocativo e la cui melodia tornita, accuratamente scolpita, rimandano ad un immaginario ormai compiutamente romantico. L’Allegro ma non troppo successivo raccoglie il ritmo puntato del tema introduttivo e lo rigenera vitalisticamente, collocandolo in una vorticosa serie di alternanze tra le varie sezioni dell’orchestra. Questo ritmo, che contraddistinguerà il materiale dell’intera sinfonia, con incredibile coerenza ed organicità strutturale, è bilanciato da un secondo tema, dal sapore più popolare, la cui leggera, disincantata cantabilità prelude - a sua volta - ad un terzo tema. I toni quasi mistici, misteriosi, di quest’ultimo, finiscono per anticipare atmosfere persino wagneriane, il cui nume aleggia, all’orecchio dell’ascoltatore moderno, anche grazie alla presenza dei tromboni. L’Autore - in virtù del ruolo da essi giocato -, si riallaccia qui, naturalmente, a Beethoven. Rispetto a come vengono adottati dal Maestro di Bonn (ovvero in una chiave più “classica”), essi hanno una funzione meno coloristica e più strutturale, comparendo sin dall’inizio come una risorsa timbrica ormai considerata “degna”, alla pari delle altre, di esprimere materiale tematico con una certa continuità. Il secondo movimento, l’Andante con moto, guarda ancora a Beethoven e al celebre Allegretto della Settima: sono ancora i fiati (ed in particolare l’oboe) ad esprimere in larga parte le melodie, salvo il caso della sezione centrale, dove Schubert affida agli archi un episodio di splendido lirismo che sembra alludere sottilmente al Settecento napoletano. Il terzo movimento, lo Scherzo, fa da fulcro centrale della struttura: il suo carattere energico e rusticano, bilanciato dalla franca cantabilità del Trio, anticipa i valzer ed i ländler ai quali ricorrerà, deformandoli e riattualizzandoli, Gustav Mahler. Chiude la sinfonia il quarto movimento (Allegro vivace), una gustosa tarantella i cui profili melodici serrati costringono i violinisti ad un’impegnativa serie di sforzi virtuosistici, tanto che Schubert ebbe serie difficoltà a far eseguire questo suo capolavoro, che oggi l’Orchestra dell’Università di Pisa propone all’ascolto.

   
Redazione Web

Prime lauree abilitanti alla professione di Farmacista

1 mese ago

Mercoledì 10 aprile 2024, presso il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, sono state conferite le prime lauree abilitanti all’esercizio della professione di Farmacista. Infatti, se finora i laureati in Farmacia, dopo la laurea, dovevano sostenere l’esame di stato per essere abilitati alla professione, da questa sessione i futuri laureati saranno già abilitati e pronti per iniziare la loro esperienza di lavoro come Farmacisti.

La necessità di introdurre la laurea abilitante, particolarmente sentita durante gli anni della pandemia a causa della carenza di farmacisti come di altri operatori sanitari, si è concretizzata ora, consentendo l’archiviazione di un esame di stato anacronistico e un più immediato accesso dei neo-farmacisti nel mondo del lavoro.

Congratulazioni quindi ai nuovi Farmacisti!

Nella foto la prima laureata con laurea abilitante del nostro Dipartimento, la Dott.ssa Maria Laura Cironi, immortalata durante la proclamazione, assieme alla commissione di laurea composta, da sin dalla Prof Nunzia Bernardini, dal presidente di Corso di Laurea in Farmacia Prof. Vincenzo Calderone, dal presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Pisa, Dott. Enrico Morgantini, dalla Prof. Lara Testai, dalla Prof. Alma Martelli e dalla Prof. Daniela Monti.

Redazione Web

Il lupo è ritornato sulle colline pisane

1 mese 1 settimana ago

E' tornato il lupo sulle colline pisane e la sua presenza è la più alta mai attestata da oltre tre secoli. La notizia arriva da uno studio condotto dal dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa recentemente pubblicato su Human Dimensions of Wildlife. La ricerca traccia l’evoluzione della presenza del lupo nelle colline pisane tra XVII e XXI secolo in relazione ai cambiamenti socio-economici, ambientali e culturali del territorio. Il quadro che emerge segna un progressivo declino di questo animale con una fase di estinzione locale nell’immediato secondo dopoguerra, sino alla ripresa nel XXI secolo. Due le cause fondamentali del fenomeno: la riduzione del bosco (e delle prede) causato dall’aumento delle aree agricole e la persecuzione esercitata dall’uomo.

Più in dettaglio la ricerca ha evidenziato che l’andamento della popolazione di lupi nelle colline pisane è stato segnato da tre momenti storici cruciali: l’inizio della dominazione dei Lorena del Granducato di Toscana (1737), l’Unità d’Italia (1861) e la Riforma agraria del 1950. Nel XVII secolo il lupo era ampiamente diffuso nelle colline pisane e la caccia era intensamente praticata per proteggere il bestiame transumante. L’ espansione dell’attività agricola con deforestazione e bonifica iniziata dai Lorena fino all’Unità d’Italia ha determinato quindi un profondo cambiamento nel paesaggio rurale con il conseguente declino dei lupi, fino ad arrivare ad una estinzione locale durante la Seconda Guerra Mondiale. A partire dalla seconda metà del XX secolo, la Riforma agraria ha però sancito l’inizio di un graduale ripristino dell’ambiente naturale che ha portato ad una ricolonizzazione da parte del lupo di quasi tutto il territorio delle colline pisane.

“L’idea di questa ricerca è nata dalla curiosità di conoscere e capire la storia di questo predatore sulle colline pisane dopo che nell’ottobre 2018 è stata accertata inaspettatamente la presenza di un branco nell’area di Crespina-Lorenzana e Casciana Terme-Lari” ha raccontato il professore dell’Università di Pisa Antonio Felicioli.

La presenza storica e attuale del lupo sulle colline pisane è stata delineata dal gruppo di ricerca coordinato dal professore Felicioli mettendo insieme metodi di rilevazione attuali, come fototrappole e analisi genetiche, accanto ad un vaglio minuzioso delle fonti storiche e archivistiche. L’analisi storica ha portato inoltre all’identificazione di 14 toponimi nelle colline pisane che richiamano la presenza di questo carnivoro, alcuni dei quali, come “Salto del Lupo”, ancora oggi usati. Sempre per ricostruire il quadro storico, sono stati fondamentali anche i resoconti di caccia nei vari giornali d’epoca, dalla settecentesca “Gazzetta Toscana”, sino a “Diana”, la principale rivista di caccia del Novecento.

“La presenza attuale del lupo nelle colline pisane è frutto di una naturale ricolonizzazione da parte di questo predatore avvenuta a seguito di un processo di rinaturalizzazione del territorio che ha permesso un ritorno della fauna selvatica ai livelli pre Ottocenteschi – sottolinea la dottoressa Francesca Coppola, prima autrice dell’articolo e attualmente assegnista di ricerca presso l’Ateneo pisano – l’auspicio è di favorire una presa di coscienza sull’importanza dei processi di “restoring” e “rewilding” ambientale e al tempo stesso di frenare “l’irrazionale onda emotiva” che spinge verso l’uccisione del lupo”.

Insieme ad Antonio Felicioli e Francesca Coppola hanno partecipato allo studio Alessia Di Rosso, Laureata in Produzioni animali con dottorato di ricerca in Scienze Veterinarie, Chiara Benedetta Boni, laureata in Conservazione ed Evoluzione e dottoranda in Scienze veterinarie, Samuele Baldanti, dottore agronomo e forestale e libero professionista in ambito faunistico, Michele Malasoma impegnato con lo sportello di Agroecologia per lo studio e conservazione della fauna selvatica nel monte pisano, e Cosimo Gabbani, appassionato di natura ed esperto ornitologo.

 

 

Redazione Web

Terza edizione bando Telethon-Cariplo: in Toscana 80 mila euro all’Università di Pisa

1 mese 1 settimana ago

La professoressa Michela Ori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa ha vinto la terza edizione del bando Telethon-Cariplo aggiudicandosi un finanziamento di 80mila euro, l’unico assegnato in Toscana.

Grazie al contributo, la professoressa Ori condurrà uno studio pilota sulla mutazione del gene ZNF865, causa di una sindrome che comporta ritardi nello sviluppo e nelle abilità cognitive, riduzione del tono muscolare e tratti cranio-facciali alterati. Per gli studi preliminari verrà utilizzato il pesciolino Zebrafish, che condivide con l'uomo la struttura genomica di questo gene e, attraverso la tecnologia di editing genetico CRISPR/Cas13, si potrà verificare se la perdita della funzione di questo gene provochi nel modello animale le anomalie di sviluppo osservate nei pazienti. Se i risultati saranno positivi, sarà possibile sviluppare modelli genetici ancora più accurati della patologia ed eventualmente testare farmaci e nuove terapie.

"Siamo felici e onorati di poter continuare a portare avanti le nostre ricerche su malattie genetiche rare al Dipartimento di Biologia grazie al supporto di Telethon – ha detto Michela Ori - Questa sarà una nuova sfida per dare un contributo allo studio di una patologia rara orfana che non ha ancora un nome ma che comporta alterazioni importanti nello sviluppo, nella crescita e nella gestione della vita adulta dei pazienti".

 

 

Il gruppo di ricerca, da sinistra Sofia Marchetta, Michela Ori, Caterina Soldo, Martina Orefice e Benedetta Cimbalo

 

Giunto alla terza edizione, il bando di Fondazione Cariplo e Fondazione Telethon ha portato alla selezione di 14 nuovi progetti di ricerca, per un totale di 3,2 milioni di euro e di 22 gruppi di ricerca coinvolti. Sale così complessivamente a quasi 14 milioni di euro l’investimento congiunto da parte delle due Fondazioni, che ha portato al finanziamento di 59 progetti di ricerca che hanno coinvolto 90 centri di ricerca italiani.

Questa iniziativa, ispirata a un programma dei National Institutes of Health (NIH) americani, mira proprio a “illuminare la porzione più oscura del genoma umano”, invitando i ricercatori a studiare aspetti genetici e meccanismi molecolari ancora in gran parte sconosciuti o scarsamente compresi, ma che rappresentano un potenziale per lo sviluppo di nuove terapie per le malattie rare. In particolare, i progetti dovevano focalizzarsi sullo studio dei cosiddetti bersagli T-dark, per i quali non sono note informazioni sulla struttura, sulla funzione e sulla interazione con molecole e farmaci. Nonostante il genoma umano sia stato sequenziato completamente, di molti geni e delle proteine da loro codificate sappiamo infatti ancora poco. Basti pensare che delle 4500 proteine umane ritenute dei possibili bersagli farmacologici, soltanto 700 sono attualmente nel mirino di farmaci approvati: significa cioè che tra tutte le altre, oltre l’80 per cento, potrebbero esserci proteine adatte a essere oggetto di studio per mettere a punto nuove terapie, ma per motivi diversi non vengono studiate.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei centri di ricerca coinvolti, la maggior parte – 14 su 22 – si trova in Lombardia; gli altri sono dislocati in Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Piemonte e Toscana. Tra le patologie oggetto di studio ci sono alcune forme di distrofia muscolare come quella di Duchenne e la facio-scapolo omerale, malattie del sangue quali l’emocromatosi, la teleangiectasia emorragica e la talassemia, ma anche disturbi del neurosviluppo e tumori rari.

Le proposte di progetto presentate da enti di ricerca italiani non profit, pubblici o privati sono state complessivamente 77. Di queste, 69 sono state ritenute idonee e sottoposte al processo di valutazione, affidato a una commissione medico-scientifica di 15 scienziati di caratura internazionale provenienti da tutto il mondo e presieduta dal dr. Massimo Pandolfo della Mc Gill University di Montreal (Canada). Per la valutazione dei progetti è stato usato il metodo di peer-review, o revisione tra pari, che indica la valutazione critica che un lavoro o una pubblicazione riceve da parte di specialisti aventi competenze analoghe a quelle di chi li presenta, a garanzia della trasparenza e della correttezza della valutazione.

“Siamo orgogliosi di questa iniziativa in collaborazione con Fondazione Cariplo, che rappresenta un contributo concreto all’avanzamento della ricerca scientifica nel nostro Paese. Anche nella terza edizione abbiamo raccolto tante proposte in ambiti della genetica finora inesplorati che potrebbero contribuire a chiarire aspetti ancora sconosciuti di diverse malattie rare - ha dichiarato Celeste Scotti, direttore della Ricerca e Sviluppo di Fondazione Telethon. Continuare a supportare la ricerca di base è fondamentale, perché solo così si possono fornire risposte alle tante domande ancora aperte e provare a individuare nuovi approcci terapeutici. Ed è per questo che ribadiamo il nostro impegno a proseguire con questa partnership per far avanzare l’innovazione”.

Giovanni Azzone, Presidente Fondazione Cariplo: "Sostenere la ricerca scientifica è il modo per aiutare molte persone che soffrono. Sembrano mondi distanti, invece tra un ricercatore impegnato in laboratorio e un malato la distanza è molto ravvicinata. Dal successo del primo dipende spesso la vita dell'altro. Questo ha ancora più valore quando si fa ricerca sulle malattie rare che colpiscono moltissime persone. La collaborazione tra Fondazione Cariplo e Fondazione Telethon entra perfettamente nelle linee di attenzione che ci siamo dati nei confronti degli ultimi, dei più fragili; quelle persone che in diversi ambiti, sia la povertà, la disabilità o la malattia a volte perdiamo di vista".

 

Redazione Web

Pronto per il lancio il cubesat Milani, il nanosatellite che porta il nome del matematico e astronomo dell’Università di Pisa scomparso nel 2018

1 mese 1 settimana ago

Il cubesat Milani – nanosatellite che porta il nome dal matematico e astronomo italiano Andrea Milani Comparetti scomparso nel 2018 e a lungo docente al dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa - è stato consegnato ufficialmente al team di Hera, missione europea di difesa planetaria – con lancio previsto nell’ottobre 2024 – che avrà il compito di studiare il sistema binario di asteroidi Didymos e Dimorphos e compiere una valutazione dettagliata del test dell’impattore cinetico DART della Nasa.


Il cubesat Milani (foto da sito missione Hera).

Il passaggio di consegne è avvenuto a Torino presso la sede di Tyvak International, dove il nanosatellite è stato realizzato. Prossima tappa sarà il centro ESA ESTEC, nei Paesi Bassi, dedicato alla ricerca e la tecnologia spaziale. Qui il cubesat stazionerà fino al lancio per la fase di integrazione e la successiva convalida del sistema di collegamento intersatellitare con Hera e Juventas, l’altro piccolo veicolo spaziale della missione, dedicato all’imaging radar. Milani e Juventas saranno i primi cubesat dell’ESA a operare nello spazio profondo.

Andrea Milani Comparetti è stata una figura di spicco nella comunità scientifica spaziale internazionale e pioniere dell'analisi del rischio di impatto degli asteroidi. Dopo un periodo iniziale di ricerca nel campo della matematica pura, negli anni ’70 Andrea Milani iniziò a frequentare i corsi di relatività generale alla Scuola Normale Superiore e le lezioni di Giuseppe Colombo, avvicinandosi così al campo della meccanica celeste e delle sue applicazioni.


Il professor Andrea Milani Comparetti.

Nacque così a Pisa il gruppo di ricerca in Space Mechanics formato, oltre a Milani, da Anna Nobili, Paolo Farinella e Fausto Sacerdote, che si occupava principalmente dell’applicazione della meccanica celeste alle dinamiche del sistema solare e di missioni spaziali. In particolare, Milani e il suo gruppo hanno contribuito alla missione “Rosetta”, lavorando nel team di revisione dopo la cancellazione della collaborazione americana; alla missione ESA su Mercurio “BepiColombo”, partecipando al team della nuova proposta di missione (1996) lanciata poi alla fine del 2018; alla proposta di missione “Don Quijote”, un esperimento di deviazione di asteroide senza l’utilizzo di armi nucleari, basato su due veicoli spaziali chiamati Hidalgo e Sancho. L'innovativo concetto alla base di questa missione fu ideato da Andrea Milani, ed il relativo studio di missione, pubblicato nel 2005, ha avuto una grande influenza nella comunità della difesa planetaria, portando prima allo sviluppo della missione DART della NASA, con lo spacecraft che ha effettuato l’impatto cinetico, e adesso allo sviluppo della missione Hera.

Nel 1995, insieme a Mario Carpino, Zoran Knezevic e altri collaboratori, Milani ha iniziato a sviluppare il software OrbFit, per il calcolo delle orbite degli asteroidi. Quando nel marzo del 1998 fu diffuso il falso annuncio di un possibile impatto con la Terra dell’asteroide 1997 XF11 nel 2028, la comunità scientifica si attivò per studiare sistemi di protezione della Terra. Andrea Milani e Steven Chesley dettero vita a un programma di ricerca che in un anno portò alla creazione di NEODyS (Near Earth Objects Dynamic Site), un sito web che dà accesso ad una completa banca dati sugli asteroidi vicini alla Terra; allo stesso tempo, con la collaborazione di Giovanni Valsecchi, venne sviluppato il primo sistema di monitoraggio delle possibilità di impatto con la Terra degli asteroidi. Questo sistema semi-automatico di monitoraggio asteroidale (CLOMON) diventa operativo proprio all’Università di Pisa nel Novembre 1999.  Dal 2002 sono operativi CLOMON2 all’Università di Pisa, versione migliorata di CLOMON, e SENTRY al Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, in California.

Nel 2006 il professor Milani ha iniziato una collaborazione con il progetto Pan-STARRS alla University of Hawaii come “external scientist”. Nel 2008 contribuisce alla nascita del concetto del telescopio Fly-eye. Nel 2010 vince il premio "Brouwer Award", massima onorificenza mondiale nel settore dell'astronomia dinamica. Tra le motivazioni per il premio c’è anche quella di aver formato diversi giovani ricercatori attivi nel campo della meccanica celeste.

Nel 2011 ha contribuito a fondare SpaceDyS, un’azienda spin-off dell’Università di Pisa, con sede presso il Polo Tecnologico di Navacchio, che sviluppa software per la determinazione orbitale di oggetti naturali e artificiali che orbitano nello spazio, e fornisce servizi nell’ambito della dinamica spaziale. L’azienda è leader mondiale nell’attività di Impact Monitoring; essa continua ad operare il servizio NEODyS, e ha sviluppato per conto dell'ESA (Agenzia Spaziale europea) il sistema Aegis che, sulle orme di CLOMON2, fornisce giornalmente dati sulla probabilità di impatto di asteroidi.

Nel prossimo mese di giugno, il dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa organizza una conferenza in onore di Andrea Milani e Paolo Farinella, dal titolo “Dynamics and physics in the solar system”.

Redazione Web

Elisabetta Starnini nominata Corresponding Member della Società Ungherese di Archeologia e Storia dell'Arte

1 mese 1 settimana ago

Prestigioso riconoscimento per la professoressa Elisabetta Starnini che l'8 aprile scorso, presso il Museo Nazionale Ungherese di Budapest, è stata nominata Corresponding Member della Società Ungherese di Archeologia e Storia dell'Arte. Docente di Preistoria e Protostoria presso il dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa, Starnini è la prima archeologa italiana a ricevere questo riconoscimento che premia la sua "preziosa e versatile opera nel campo della ricerca archeologica in Ungheria” a cui è dedita fin dai tempi in cui era una giovane studentessa, con anni di studio e ricerca sostenuti da borse concesse attraverso il MAE/MAECI e la TEMPUS Foundation.

 

La professoressa Elisabetta Starnini, docente di Preistoria e Protostoria presso il dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa

 

“Il riconoscimento ricevuto da Elisabetta Starnini è motivo di grande soddisfazione e non giunge inatteso: da quando ha preso servizio presso il nostro dipartimento Elisabetta ha costantemente dimostrato il suo alto livello scientifico e la capacità di fare squadra con studiosi italiani ed europei – ha commentato il professor Simone Maria Collavini, direttore del dipartimento di Civiltà e forme del sapere - Questa nomina, su un piano più generale, conferma l’alto livello dell’attività di ricerca che, in tutti i campi di competenza, si svolge all’interno del nostro dipartimento e la sua proiezione internazionale”.

 

Un momento della cerimonia di nomina al Museo Nazionale Ungherse di Budapest

 

La nomina della professoressa Starnini come Corresponding Member della Società Ungherese di Archeologia e Storia dell'Arte è una conferma, inoltre, delle intense relazioni che in campo archeologico legano l'Ateneo pisano e l'Ungheria. Il dipartimento di Civiltà e forme del sapere, infatti, oltre che uno scambio ERASMUS valido per studenti e docenti, ha in essere anche un accordo di collaborazione scientifica con l’Institute of Archaeological Sciences, dell’Eötvös Loránd University di Budapest siglato lo scorso anno.

Redazione Web

Giacomo Rosini, dottorando dell’Università di Pisa, vince un premio dell’Università di Harvard

1 mese 1 settimana ago

Giacomo Rosini, dottorando dell’Università di Pisa in Economia Aziendale e Management, ha vinto il prestigioso Alfred D. Chandler Jr. Travel Fellowship assegnato dall’Università di Harvard. Il premio è diretto a valorizzare progetti di ricerca in ambito business history di eccezionale qualità accademica e di elevato valore in ambito storico e aziendale. Il premio è intitolato al grande studioso di storia d’impresa ed ex professore della Harvard Business School Alfred D. Chandler Jr.

Giacomo ha elaborato un progetto di ricerca finalizzato a comprendere e comparare le strategie aziendali messe in atto dagli studios cinematografici americani di Hollywood e dagli studios italiani per mantenere il proprio vantaggio competitivo negli anni ’20 e ’30 del Novecento, tenendo in considerazione le differenze politiche e sociali in quegli anni nei due paesi oggetto di analisi.

Grazie a questo premio avrà la possibilità di svolgere attività di studio e ricerca nel campus dell’Università di Harvard e presso la Baker Library della Harvard Business School che conserva documenti di inestimabile valore storico relativi ai principali studios hollywoodiani. Ulteriormente, il suo nome e una sintesi del suo progetto saranno oggetto di pubblicazione sul sito della Harvard Business School.

Nella passata edizione, il premio è stato attribuito a giovani studiosi provenienti da importanti università come l’Università di Cambridge, la Cornell University e la stessa Harvard Business School.

Redazione Web

Sport e genere, l’altra faccia della medaglia

1 mese 1 settimana ago

Pisa, 9 aprile - Perché lo sport è ancora un mondo prevalentemente maschile? Cosa impedisce alle donne di accedere ai vertici delle più importanti società sportive? Quale modello di mascolinità viene costruito nelle palestre e nei luoghi di allenamento? Quali sono i corpi che ancora vengono esclusi dagli spazi dove si svolge attività fisica?

Il Centro Universitario Sportivo Pisano e l’Università di Pisa organizzano e promuovono una giornata di studi e riflessione sulle questioni di genere nello sport. I fatti di cronaca e l’attenzione crescente verso questi temi, nonché la sensibilità mutata della comunità sportiva, impongono un ripensamento profondo delle relazioni fra i generi anche in questo ambito. Questa giornata rappresenta un momento di approfondimento e presa di coscienza, per sportive e sportivi, istruttori e istruttrici, con l’obiettivo di promuovere un ambiente e una cultura dello sport rispettosa delle differenze, inclusiva e orientata al benessere.

L’invito è per Giovedì 11 aprile, dalle 16:30 alle 19, presso la Sala a vetri del Cus Pisa (Via Federico Chiarugi, 15 Pisa)

Il manifesto contro la violenza di genere al Torneo Internazionale di Hockey Indoor presso il CUS Pisa del gennaio scorso

 

La giornata di studi si apre con i saluti istituzionali e un intervento del Cus sui propri obiettivi e pratiche di promozione dell’equità nello sport. Al convegno prenderanno parte Luisa Rizzitelli, presidente di Assist Associazione Nazionale Atlete, con un focus sul tema delle donne nello sport: discriminazioni, doppi standard, ostacoli alla parità. Gianluca Fulvetti dell’Università di Pisa analizzerà invece la questione dell’ambiente sportivo come luogo di costruzione della mascolinità e dei generi, mentre Fabrizio Ciocca dell’Università di Roma “La Sapienza” quello del rapporto fra sport e giovani musulmani che vivono in Italia. Infine, l’Avv. Carolina Angeli, Vice coordinatrice AIAS Toscana fornirà un approfondimento sulle donne nella Riforma dello Sport. L’incontro è ideato e moderato dalle professoresse Enza Pellecchia e Renata Pepicelli dell’Università di Pisa.

Al termine del convegno verrà inaugurata la panchina rossa del Cus Pisa, in ricordo delle donne vittime di violenza di genere, che sarà collocata all’ingresso del centro sportivo. La serata si chiude con un momento di svago e dibattito. Alle 21 l’appuntamento è infatti in Aula multimediale di Palazzo Ricci, dove verrà proiettato il film “Butterfly”, documentario sull’atleta Irma Testa. Parteciperà Carlotta Monti per la Casa della Donna di Pisa.

"Da alcuni mesi – ha detto la professoressa Renata Pepicelli, delegata Unipi per Gender Studies and Equal Opportunities - abbiamo attivato una felice collaborazione con il Cus per realizzare congiuntamente azioni contro discriminazioni e violenza di genere anche all'interno di contesti sportivi. Contrastare sessismo, razzismo, abilismo è un tema centrale per l'Università di Pisa, impegnata a creare una cultura dell'uguaglianza nel rispetto delle differenze e una comunità accademica in cui sentirsi a proprio agio".

"Vorrei richiamare l'attenzione sul sottotitolo 'l'altra faccia della medaglia' – ha aggiunto la professoressa Enza Pellecchia prorettrice Unipi per la Coesione della Comunità Universitaria - l'altra faccia non è solo un mondo sportivo che spesso è discriminato, è anche attenzione al nuovo che lo sport femminile porta con sé e che negli ultimi anni sempre più sta diventando modello: attraverso figure femminili ispiratrici e attraverso sport di squadra giocati a livelli sempre più alti, anche dando grande spazio al divertimento, allo spettacolo e ad una idea non aggressiva di competizione"

«È per noi un grande piacere ospitare questo convegno, che si inserisce in un progetto di contrasto alla violenza di genere nello sport che stiamo portando avanti da qualche mese», commenta Stefano Pagliara, presidente Cus Pisa. «La nostra comunità sportiva è pronta per affrontare questi temi e ad attivarsi in prima persona per rendere lo sport più equo e inclusivo».

 

Redazione Web

L’Università di Pisa lancia Start Pitch, il bando che premia il miglior progetto di ricerca e la migliore start-up

1 mese 1 settimana ago

Si apre lunedì 8 aprile la call internazionale per il bando Start Pitch dell’Università di Pisa, dedicato ai gruppi di ricerca con risultati aventi TRL almeno 3 e start-up costituite da meno di 1 anno alla data del primo gennaio 2024. I settori tecnologici di interesse sono ICT e AI, Deep-Tech, MedTech e Pharma, Green-Tech.

In palio un premio complessivo di dodicimila euro in servizi forniti da Start Attractor, l’attrattore di competenze e capitali dell’Ateneo pisano, nato per sostenere le giovani aziende e i progetti di open innovation, facilitando l’incontro tra ricerca e industria. Il bando Start Pitch, peraltro, ne sancisce il lancio ufficiale, fortemente atteso all’Università di Pisa che lavora a questo progetto da oltre un anno.

Le candidature del bando Start Pitch si chiuderanno il 29 aprile 2024 alle ore 12:00 CET e le proposte candidate saranno valutate da una giuria di professionisti che il 15 maggio comunicherà le dodici che parteciperanno all’evento Start Pitch, in programma durante la seconda edizione di Converging Skills, che si terrà a Pisa il 21-22 maggio. Due giorni di incontri con imprenditori, investitori, top manager e startupper, per discutere di come rendere l’università e la ricerca scientifica motori di sviluppo economico, sociale e culturale. Il tutto con grande attenzione agli obiettivi dell’Agenda 2030 per la sostenibilità.

In quell’occasione i dodici selezionati dal bando avranno a disposizione cinque minuti per raccontare la propria idea di business, cinque minuti per le domande e le risposte. In altre parole, si giocheranno in dieci minuti la possibilità di aggiudicarsi i premi in palio: il miglior progetto di ricerca si aggiudicherà un premio dal valore economico di 5000 euro, la miglior start up un premio del valore di 7000 euro. I premi saranno erogati in servizi di accompagnamento e networking.

“L’Università deve avere tra i propri obiettivi quello di mettere a disposizione della comunità le competenze proprie e del proprio ecosistema – spiega il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi - per valorizzare le conoscenze che produce, ma anche per favorire lo sviluppo del Paese. Per questo a Pisa abbiamo costituito Start Attractor: un portale di accesso all’Università per il mondo produttivo e culturale, che gioca su un livello internazionale”.

“La possibilità di partecipare a un network internazionale con grandi aziende e altre giovani imprese innovative è spesso un fattore di successo determinante - spiega Corrado Priami, prorettore alla valorizzazione delle conoscenze e suo impatto dell’Università di Pisa - Start Attractor creerà un club esclusivo per tutti gli attori determinanti e delle cui attività di networking and matching possano tutti beneficiare, gruppi di ricerca, start-up, grandi aziende, seguendo modelli di successo già sperimentati in varie parti del mondo e adattati al nostro contesto locale e nazionale”.

“Quest’anno Converging Skills, grazie alla sessione Start Pitch, inizia un percorso di sperimentazione delle buone pratiche discusse nella precedente edizione - afferma Giuseppe Iannaccone, prorettore vicario dell’Università di Pisa - L’opportunità è importante: selezionare i primi affiliati di Start Attractor avendo una grande attenzione agli obiettivi trasversali di sostenibilità che ciascuna proposta tecnologica dovrà soddisfare”.

Il bando si trova alla pagina: https://convergingskills.unipi.it/startpitch/

Il form per l'application si trova al link: https://forms.gle/w1LvKFiystwrjr2F9

Redazione Web

Ecco il nuovo censimento delle piante in Italia: 46 in più le specie autoctone e 185 in più quelle aliene

1 mese 1 settimana ago

Secondo il nuovo censimento delle piante in Italia, che ha aggiornato i dati del 2018, sono 46 in più le specie autoctone e 185 in più quelle aliene registrate. Dai dati complessivi emerge che nel nostro Paese ci sono oggi 8.241 specie e sottospecie autoctone, di cui 1.702 endemiche (cioè esclusive del territorio italiano) mentre 28 sono probabilmente estinte. A queste si aggiungono 1.782 specie aliene. Tra di esse, 250 sono invasive su scala nazionale e ben 20 sono incluse nella 'lista nera' della Commissione Europea, che elenca una serie di piante e animali esotici, la cui diffusione in Europa va assolutamente tenuta sotto controllo.

“Rispetto all’analogo censimento pubblicato sei anni fa abbiamo un incremento dei numeri totali: ciò è dovuto a nuovi studi e all’esplorazione di nuovi territori, ma anche, per quanto riguarda le aliene, all’ingresso di numerose nuove specie, da monitorare attentamente e se possibile eradicare”, racconta Lorenzo Peruzzi (foto), fra i coordinatori della ricerca, professore di Botanica sistematica nel Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell’Orto e Museo Botanico.

Gli elenchi aggiornati della flora vascolare (ossia felci e affini, conifere e piante a fiore) autoctona e aliena presente in Italia sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale “Plant Biosystems”, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. Si è trattato di una ricerca collaborativa, realizzata grazie agli sforzi congiunti di 45 ricercatori italiani e stranieri. Insieme a Lorenzo Peruzzi hanno coordinato lo studio anche Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell’Università di Camerino. Tra gli autori della ricerca anche Francesco Roma-Marzio, Curatore dell’Erbario dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo pisano.

“C’è ancora molto da fare – conclude Peruzzi – e il lavoro di continua ricerca e verifica svolto dai floristi e dai tassonomi per descrivere la biodiversità vegetale italiana è ben lungi dall’essere concluso. Certamente, però, il quadro delle conoscenze che abbiamo oggi è sempre più completo e potrà permettere azioni di tutela maggiormente mirate e consapevoli”.

Redazione Web

Il mito delle radici cristiane dell’Europa

1 mese 2 settimane ago

Le radici cristiane dell'Europa sono un mito storico-identitario del nostro tempo. A questo tema è dedicato il libro “Il mito delle radici cristiane dell’Europa” (Einaudi) di Sante Lesti, ricercatore al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Dall’assedio di Lione dell’esercito rivoluzionario francese (1793) all’attuale presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, passando per molti altri luoghi, attori (praticamente tutti maschi) ed eventi della storia europea, il volume ripercorre genesi e sviluppo di questo mito.

Professor Lesti, perché parliamo oggi del mito delle radici cristiane dell’Europa?
Perché siamo di fronte a uno dei grandi miti del nostro tempo. Alcuni autori, forse esagerando un po’, hanno sostenuto che il mito delle radici cristiane dell’Europa sia l’unico mito attualmente esistente sull’Europa. Personalmente, non sono convinto che sia così, ma non c’è dubbio che si tratti di un mito fondamentale, di cui è necessario – almeno credo! – conoscere la storia. Anche, se non soprattutto, quella recente, per le ripercussioni che ha sul presente e il futuro dell’Europa.

E quindi quando nasce il mito delle radici cristiane dell’Europa?
Il mito delle radici cristiane dell’Europa nasce negli anni ’90 del ’700, nel pieno dello scontro tra Rivoluzione e Controrivoluzione che attraversa, in quel momento, la Francia e l’Europa. Travolti – in qualche caso anche sul piano personale – dagli eventi, alcuni scrittori controrivoluzionari europei come Pierre-Simon Ballanche, Louis De Bonald e Novalis inventano il mito di un’Europa unita, nel Medioevo, dal cristianesimo: un mito nostalgico ma, nello stesso tempo, programmatico, perché in grado di offrire un modello per porre fine alle guerre rivoluzionarie e ricostruire il continente.

Come si trasforma e sviluppa il mito nell’Ottocento?
Nei primissimi anni dell’800 il mito delle radici cristiane dell’Europa è rilanciato da Napoleone e dagli intellettuali che lo sostengono (innanzitutto François-René de Chateaubriand), per legittimare il progetto di una nuova Europa fondata, oltre che sull’egemonia francese, su una rinnovata alleanza tra il potere politico e quello religioso, rappresentato dal papato. Da quel momento in poi, il mito entra prepotentemente nella cultura europea della prima metà dell’800, sostenendo peraltro visioni contrapposte dell’Europa come quelle, per esempio, di Juan Donoso Cortés, l’ultimo grande scrittore controrivoluzionario del XIX secolo, e Frédéric Ozanam, il leader dello schieramento cattolico-democratico francese.

E nel ’900 che cosa succede?
Nel ’900 ha luogo una svolta fondamentale: l’appropriazione del mito delle radici cristiane dell’Europa da parte di Pio XII, che lo rilancia per sostenere – e, nello stesso tempo, cercare di egemonizzare – il nascente processo di integrazione europea. È una strada che percorreranno, seppur in maniera estremamente differente, tutti i suoi successori (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI), perlomeno fino a Papa Francesco.

C’è una svolta con Papa Francesco?
Di fronte all’uso identitario e antimigratorio del mito delle radici cristiane dell’Europa da parte delle destre radicali europee, Papa Francesco ha cominciato a mettere in discussione il mito. In realtà, Francesco ha oscillato finora tra due differenti strategie: da una parte, aggiornare il mito, per trasformarlo in uno strumento di costruzione di un’Europa dell’accoglienza e della solidarietà; dall’altra, abbandonarlo del tutto, per non legittimare, oltre alle correnti xenofobe interne alla Chiesa, quelle destre radicali che ormai hanno strappato al papato il monopolio del mito.

 

Redazione Web

Archeologia: le canoe neolitiche del Lago di Bracciano hanno più di 7000 anni

1 mese 2 settimane ago

Hanno tra i 7000 e i 7500 anni, le cinque canoe ritrovate tra il 1994 ed il 2005 nel sito sommerso della Marmotta, sotto le acque del Lago di Bracciano (Roma). A datarle, dopo anni di studi, è stato un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Pisa, dal Museo delle Civiltà e dal CSIC, che ha da poco pubblicato i risultati delle indagini sulla rivista PLOS.

"La Marmotta è un sito eccezionale – racconta uno dei direttori del progetto di ricerca, il professor Niccolò Mazzucco dell’Università di Pisa - Si trova sotto le acque del Lago di Bracciano dove, in condizioni anaerobiche, si sono conservati reperti che in condizioni normali vanno distrutti. È qui che, tra il 1994 e il 2005, grazie agli scavi dell’allora Soprintendenza Speciale per il Museo Preistorico Etnografico ‘Luigi Pigorini’ oggi Museo delle Civiltà, sono state ritrovate le cinque canoe oggetto del nostro studio”

“Si tratta di imbarcazioni eccezionali per il loro stato di conservazione e per le loro dimensioni, con la più grande che è lunga circa 11 metri - prosegue Mazzucco - Ma soprattutto sono canoe le cui caratteristiche rivelano una tecnologia di navigazione notevolmente avanzata. Oggi, finalmente, grazie alla datazione al carbonio 14, eseguita presso il Centro Nazionale di Acceleratori (CNA), possiamo affermare con certezza che queste imbarcazioni hanno un'antichità compresa tra 7.500 e 7.000 anni".

"La complessità tecnica con cui è stato realizzato sia lo scafo dell'imbarcazione, sia certi elementi ad essa associati, sono sorprendenti. Senza dubbio siamo di fronte al lavoro di veri ingegneri navali - osserva Mario Mineo del Museo delle Civiltà – Oltre a ciò, i dati confermano che la costruzione delle canoe coincide con il momento di occupazione del sito, più o meno tra il 5620 e il 5300 a.C., quando qui vivevano i primi gruppi di agricoltori e pastori che occupavano il centro della penisola italiana. E questo ci permette di affermare che si tratta delle canoe più antiche del Neolitico in tutta Europa".

Il luogo del ritrovamento - Il sito della Marmotta, scavato tra il 1992 e il 2006, si trova sommerso a circa 300 metri dalla riva attuale e a circa 11 metri di profondità. Al suo scavo hanno partecipato specialisti di archeologia subacquea. È qui che, tra il 1994 ed il 2005, furono ritrovate le cinque canoe e gli oggetti nautici ad esse collegati. Reperti che mostrano la spiccata capacità delle società neolitiche per la navigazione e il loro elevato livello tecnologico. Questa tecnologia nautica è stata parte essenziale del successo della loro espansione, considerando che in pochi millenni hanno occupato tutto il Mediterraneo, da Cipro alla costa atlantica della Penisola Iberica.

La datazione – Le cinque canoe sono state analizzate nel corso del progetto di ricerca sulla Marmotta diretto da Niccolò Mazzucco, ricercatore dell’Università di Pisa, assieme a Mario Mineo, conservatore del Museo delle Civiltà adesso in pensione, e a Juan F. Gibaja, ricercatore del CSIC de la Institución Milà y Fontanals de Investigación en Humanidades (IMF-CSIC). La datazione è frutto di un lavoro di ricerca i cui risultati sono stati da poco pubblicati sulla rivista PLOS e guidato dall'Istituto Milà y Fontanals de Investigación en Humanidades (IMF-CSIC) con la partecipazione della Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma (EEHAR-CSIC), del Museo delle Civiltà (Roma), dell'Università di Pisa (Pisa) e del Centro Nazionale di Acceleratori (CNA), a Siviglia.

Redazione Web

Ateneo in lutto per la scomparsa del professore Carlo D’Ascenzi

1 mese 2 settimane ago

Si è spento nei giorni scorsi, in modo inatteso a Stoccolma il collega professore Carlo D’Ascenzi.

Nato ad Orbetello nel 1960, dopo la laurea in Medicina Veterinaria presso l’Università di Pisa, Carlo D’Ascenzi si è specializzato in Ispezione e igiene degli Alimenti di Origine Animale, campo nel quale ha proseguito la sua formazione e sviluppato le sue competenze scientifiche e didattiche come professore associato del Dipartimento di Scienze Veterinarie in ruolo.

Nel campo dell’ispezione e delle tecnologie legate alle trasformazioni alimentari Carlo D’Ascenzi ha sviluppato competenze molto puntuali, concentrando la sua attenzione sugli aspetti legati alla salute dei consumatori, e, allo stesso tempo, alla salvaguardia e alla codifica delle caratteristiche peculiari dei prodotti tradizionali e tipici del sistema agro-alimentare italiano e toscano in particolare e, più di recente del mondo dell’apicoltura. È entrato nei ruoli di ricercatore universitario nel 1994 per poi rivestire la carica di professore associato di Ispezione degli Alimenti di Origine Animale dal 2001 fino ad oggi. Era presidente della Società Scientifica Veterinaria per l’Apicoltura (SVETAP) attiva nella valorizzazione delle competenze veterinarie applicate al campo della tutela del patrimonio apistico, della salute delle api, della sicurezza alimentare e della salute pubblica in ottica one health e direttore del Centro di Riferimento Regionale per la Progettazione e la Gestione della Formazione in Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare (CERERE). E’ stato apprezzato docente di molti insegnamenti dei corsi di laurea in Medicina Veterinaria e in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali. Docente nelle Scuole di Specializzazione del Dipartimento di Scienze Veterinarie, la sua competenza era riconosciuta in Ateneo e richiesta da altri Dipartimenti e soggetti istituzionali anche all’esterno. A supporto del Dipartimento ha svolto più funzioni tra cui, la più recente, quella di coordinatore per le attività di Job Placement.

Carlo D’Ascenzi ha privilegiato lo sviluppo di una conoscenza scientifica sempre aperta e attenta al confronto con il mondo della produzione e della professione veterinaria, e non solo, motivo che lo hanno portato a costruire una fitta rete di rapporti ed interlocuzioni con la Regione Toscana, con l’Istituto Zooprofilattico della Regione Lazio e Toscana e con altri attori del sistema agro-alimentare. Persona modesta, stimata e gentile, ha saputo trasmettere con passione e competenza il suo sapere ad ogni pubblico ed interlocutore, aspetto che lo ha fatto apprezzare tanto dagli studenti, quanto dai colleghi e dagli operatori con cui coltivava proficuo e continuo contatto.

Le colleghe e colleghi del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa.

 

 

 

Redazione Web

Ateneo in lutto per la scomparsa del professor Enrico Giusti

1 mese 3 settimane ago

Si è spento il 26 marzo a Firenze il matematico e storico della matematica Enrico Giusti. Nato a Priverno nel 1940, dopo la laurea in Fisica presso l’Università di Roma, Enrico Giusti ha volto ben presto i suoi interessi alla matematica e in particolare al calcolo delle variazioni e alla teoria delle superfici minime. È stato docente di Analisi Matematica presso il nostro Ateneo dapprima come professore incaricato (1969-1971) e quindi come professore ordinario tra il 1978 e il 1980, quando si è trasferito all’Università di Firenze dove ha svolto la sua intensa e preziosa attività di ricerca, insegnamento e divulgazione scientifica sino al suo pensionamento nel 2010 (e oltre).

Straordinario esempio di eclettismo culturale e scientifico, nel corso della sua lunga carriera di studioso Enrico Giusti ha saputo fornire contributi importantissimi sia nell’ambito della Analisi Matematica che in quello della Storia della Matematica.

Nel campo dell’analisi, si ricordano alcuni fondamentali lavori sulla regolarità delle superfici minime e delle equazioni ellittiche. In particolare, in collaborazione con Enrico Bombieri ed Ennio De Giorgi, nel 1969 Giusti ha dimostrato l'esistenza di una superficie minima con un punto singolare in dimensione otto, un risultato la cui importanza è stata riconosciuta tra le motivazioni della Medaglia Fields conferita a Enrico Bombieri nel 1974, e che ha aperto la strada allo studio degli insiemi singolari di una superficie minima. Non meno rilevanti sono i suoi contributi allo studio della equazione delle superfici con curvatura media assegnata e della regolarità delle soluzioni dei sistemi di equazioni ellittiche. In collaborazione con Mariano Giaquinta, Giusti ha ottenuto risultati innovativi sulla regolarità dei minimi di funzionali del Calcolo delle Variazioni. Le sue monografie "Minimal surfaces and functions of bounded variation" (1977) e "Direct methods in the calculus of variations" (2003) sono ancora oggi considerate opere di riferimento dagli esperti di questi temi di ricerca.

 

Enrico Giusti (1940-2024), foto di Fabio Brunelli

 

Sin dalla fine degli anni Settanta gli interessi di ricerca di Enrico Giusti si sono rivolti anche alla Storia della Matematica. Il suo primo lavoro in questo ambito risale al 1979 con la pubblicazione “Bonaventura Cavalieri and the theory of indivisibles”. L’opera ha rappresentato un notevole punto di svolta, non solo per la nuova interpretazione dell’opera di Cavalieri, ma anche per le innovazioni di carattere metodologico che coniugavano rigore storiografico e aderenza al testo. Intorno a questo nuovo approccio di cui Giusti è stato promotore, si è costituita una vera e propria scuola di storici della matematica che ha avuto il suo punto di riferimento nel “Bollettino di storia delle scienze matematiche”, da lui fondato (insieme a Luigi Pepe) nel 1980.

La sua ricerca nel campo della storia si è concentrata soprattutto sulla matematica del Rinascimento e della prima età moderna. Ha fornito contributi fondamentali per la storiografia galileiana, per l’interpretazione della nascita del calcolo infinitesimale, per la storia dell’algebra e delle sue applicazioni alla geometria, in particolare a quella cartesiana.

A partire dagli anni 2000, Giusti ha avviato un lungo lavoro di studio dell’opera di Fibonacci che è culminato nella prima edizione critica dell’opera: “Leonardi Bigolli Pisani vulgo Fibonacci Liber abbaci. Edidit Enrico Giusti; adiuvante Paolo d’Alessandro”, pubblicata nel 2020 grazie alla collaborazione fra l’Università di Pisa e il museo Galileo di Firenze.

Infine, è importante ricordare l’impegno costante di Giusti nel campo della divulgazione scientifica. Ne sono testimoni la mostra “Oltre il compasso” realizzata con Franco Conti nel 1992, la creazione nel 1999 de “Il giardino di Archimede”, il primo museo mai dedicato alla matematica, e alcune fortunatissime pubblicazioni come “Ipotesi sulla natura degli oggetti matematici” (1999) e “La matematica in cucina” (2004).

Sino a pochi giorni prima di lasciarci Giusti ha lavorato per concludere il suo ciclopico lavoro su Leonardo Pisano, ponendo gli ultimi ritocchi all’edizione critica della “Practica geometriae”, del “Liber quadratorum” e del “Flos”.

Si è spenta una figura di primo piano per la matematica, per la storia e la divulgazione scientifica. Il complesso della sua attività di studioso e di organizzatore fa pesare il lutto su tutta la cultura italiana.

 

I colleghi del Dipartimento di Matematica dell'Università di Pisa

Redazione Web

19 docenti dell’Università di Pisa festeggiano il conferimento dell’Ordine del Cherubino

1 mese 3 settimane ago

Sono 19 i docenti dell’Università di Pisa che mercoledì 27 marzo hanno festeggiato nell’Aula Magna storica del Palazzo La Sapienza il conferimento dell’Ordine del Cherubino, l’onorificenza attribuita a professori e professoresse per particolari meriti scientifici o per il contributo dato alla vita e al funzionamento dell’Ateneo.

La cerimonia è stata introdotta dai saluti del rettore Riccardo Zucchi: “L’Ordine del Cherubino è l’unica onorificenza conferita ufficialmente dall’Università di Pisa e questa cerimonia rappresenta uno di quei momenti identitari che serve a ricordarci chi siamo, qual è la nostra missione e quali sono i risultati che raggiungiamo. Anche in recenti appuntamenti istituzionali, abbiamo enfatizzato la necessità di essere comunità e la necessità di sviluppare lo spirito critico che sta alla base di tutte le attività di ricerca e innovazione. I premiati di oggi hanno raggiunto livelli di eccellenza in tutti gli ambiti disciplinari dell’Ateneo e quello di oggi è un momento di ritrovo utile per ribadire i valori su cui si fonda la nostra comunità”.

I professori e le professoresse ai quali è stato conferito l’Ordine del Cherubino sono: Mario Salvetti (Dipartimento di Matematica), Marco Beghini (Dipartimento di Ingegneria civile e industriale), Roberto Bizzocchi (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere), Francesco Camillo (Dipartimento di Scienze veterinarie), Massimo Pappalardo (Dipartimento di Informatica), Liliana Dell’Osso (Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale), Vincenzo Ambriola (Dipartimento di Informatica), Lucia Migliore (Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia), Giovanni Alberti (Dipartimento di Matematica), Saulle Panizza (Dipartimento di Scienze politiche), Dianora Poletti (Dipartimento di Giurisprudenza), Paolo Maria Mancarella (Dipartimento di Informatica), Gianluca Brunori (Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali), Andrea Bonaccorsi (Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni), Rolando Ferri (Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica), Raffaele De Caterina (Dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’Area critica), Giuseppe Anastasi (Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione), Benedetta Mennucci (Dipartimento di Chimica e Chimica industriale), Monica Pratesi (Dipartimento di Economia e Management).

L’onorificenza dell’Ordine del Cherubino viene conferita, in seguito a delibera del Senato accademico, a docenti ordinari dell’Ateneo pisano con almeno dieci anni di anzianità che abbiano contribuito ad accrescerne il prestigio per i loro particolari meriti scientifici o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell’Università. Il conferimento è accompagnato dalla consegna di un diploma e di una insegna nella quale è rappresentato il Cherubino con sei ali.

Redazione Web

Inaugurato il laboratorio GOOD AI, per una Intelligenza Artificiale “buona”

1 mese 3 settimane ago

Taglio del nastro per GOOD AI, il laboratorio multidisciplinare dell’Università di Pisa per lo studio e lo sviluppo di sistemi di “buona” Intelligenza Artificiale, che soddisfino cioè non solo criteri di accuratezza ed efficienza, ma anche di trasparenza, sicurezza ed eticità. 

Il laboratorio ha sede presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Ateneo pisano, e vede la partecipazione di docenti e ricercatori con diverse competenze, dalla filosofia alla  linguistica computazionale fino alla giurisprudenza, all’informatica e all’ingegneria, non solo dell’Università di Pisa, ma anche di Scuola Normale Superiore e CNR. 

“La diffusione rapidissima di sistemi di Intelligenza Artificiale sempre più potenti ha inevitabilmente un grande impatto economico, sociale e culturale - afferma Francesco Marcelloni, docente al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e coordinatore del laboratorio - Basti pensare a sistemi come ChatGPT o DALL-E, che sono in grado di generare contenuti sotto forma di testi e immagini che hanno qualità spesso indistinguibili da quelli prodotti dagli umani. La recente evoluzione dei sistemi di Intelligenza Artificiale apre scenari applicativi fino a pochi anni fa impensabili, ma rende al tempo stesso urgente il tema della loro potenziale pericolosità, e diventa indispensabile poter distinguere una “buona IA”, a cui delegare con fiducia molti compiti anche in contesti critici, da una “cattiva IA”, che è invece imperativo controllare e limitare. Il laboratorio GOOD AI, che riunisce al suo interno competenze altamente interdisciplinari, si occuperà di valutare la conformità di sistemi di Intelligenza Artificiale, soprattutto quelli usati in contesti critici, come per esempio i sistemi di riconoscimento facciale, rispetto a criteri non solo di efficienza, ma anche di trasparenza, sicurezza ed eticità”.

La valutazione anche etica dei sistemi di Intelligenza Artificiale è oggetto della prima normativa europea sull’argomento, l’”AI Act”, che impone che i sistemi di AI immessi sul mercato abbiano superato la procedura di valutazione di impatto prevista dalla norma secondo un sistema a “scala di rischio”, che prevede la soddisfazione di requisiti di conformità sempre più elevati a seconda della criticità del contesto di applicazione. 

“Questa normativa - prosegue Marcelloni -  avrà naturalmente un effetto importante sul mercato stesso delle Tecnologie dell’Informazione, in quanto il successo di un’applicazione potrà dipendere proprio dal suo grado di conformità ai valori della “buona IA”. Per questo, oltre a occuparsi dello sviluppo di sistemi conformi, il laboratorio GOOD AI si occuperà anche di fornire consulenza a imprese e Pubbliche Amministrazioni relativamente al grado di adeguatezza delle loro applicazioni rispetto ai principi stabiliti dalla normativa europea.

“Il supporto da parte del mondo della ricerca a società e imprese per l’adeguamento delle proprie tecnologie alle nuove normative - conclude Marcelloni - è sempre più strategico su sistemi, come quelli di Intelligenza Artificiale, il cui sviluppo procede al momento a ritmo vertiginoso. Lo sviluppo anche industriale del nostro paese dipende in modo critico dalla capacità del mondo imprenditoriale di adeguarsi ai nuovi paradigmi di tipo etico, sociale e normativo dell’industria 5.0, che vogliono i processi produttivi plasmati sulle esigenze di persone e ambiente”.

Il laboratorio nasce dalle attività del progetto FAIR (https://fondazione-fair.it/), finanziato dal PNRR con l’obiettivo di sviluppare i sistemi di intelligenza artificiale del futuro. 

Fanno parte del Consiglio Scientifico del GOOD AI Lab:

  • Francesco Marcelloni (coordinatore) e Pietro Ducange, Dipartimento Ingegneria dell’Informazione
  • Adriano Fabris e Veronica Neri, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
  • Alessandro Lenci e Giovanna Marotta, Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica
  • Dino Pedreschi e Anna Monreale, Dipartimento di Informatica
  • Marco Conti, CNR
  • Fosca Giannotti, Scuola Normale Superiore
Redazione Web

Università di Pisa: rinnovata la convenzione con l’Istituto Lama Tzong Khapa

1 mese 3 settimane ago

Prosegue il cammino comune dell’Università di Pisa e dell’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, uno dei centri più importanti in Occidente in quanto scuola internazionale di filosofia e pratiche buddhiste, rinomato per i suoi programmi di studi superiori. Lunedì 25 marzo, il Rettore dell’Ateneo pisano, Riccardo Zucchi, e la Presidentessa dell’Istituto, Lucia Landi, hanno rinnovato la convenzione che da otto anni vede le due istituzioni collaborare nello studio dei processi mentali, attraverso l'utilizzo contestuale di tecniche complementari messe a punto, da una parte, nei 2500 anni di storia dalla tradizione buddista e, dall'altra, dalla Filosofia e dalla Scienza Occidentali. Un’esperienza, quella maturata tra l’Ateneo e l’Istituto Lama Tzong Khapa, analoga a quella di altre grandi università internazionali come Stanford o la Columbia.

Al centro degli studi condotti nel quadro della convenzione i diversi aspetti dell’interazione con la realtà esterna, della percezione, dell’introspezione, della consapevolezza, del training, del controllo e dello sviluppo delle potenzialità. Tutto ciò sia per l'arricchimento della conoscenza che per il conseguimento di uno stato di migliore benessere personale e sociale.

Con la firma di lunedì 25 marzo, la collaborazione proseguirà per altri tre anni, durante i quali gli esperti di entrambe le parti realizzeranno progetti comuni di ricerca e formazione e potranno organizzare attività seminariali, conferenze, workshop, così come master di I e II livello, nonché Summer School e di Perfezionamento universitari sui temi oggetto della convenzione. Presso l’Università di Pisa, peraltro, sono già attivi un master di primo livello in "Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative" e una Summer School dal titolo “Consciousness and Cognition”. La convenzione, infine, dà la possibilità di assegnare tesi o di istituire premi di laurea per gli studenti dell’Università di Pisa.

Redazione Web

In Sapienza la cerimonia di conferimento dell’Ordine del Cherubino a 19 docenti dell’Università di Pisa

1 mese 3 settimane ago

Mercoledì 27 marzo, alle ore 11, nell’Aula Magna Nuova del Palazzo "La Sapienza" (in via Curtatone e Montanara 15), si terrà la cerimonia ufficiale di conferimento dell’Ordine del Cherubino a 19 docenti dell’Università di Pisa. La cerimonia sarà introdotta dal rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi.

I professori e le professoresse ai quali viene conferito l’Ordine del Cherubino sono: Mario Salvetti (Dipartimento di Matematica), Marco Beghini (Dipartimento di Ingegneria civile e industriale), Roberto Bizzocchi (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere), Francesco Camillo (Dipartimento di Scienze veterinarie), Massimo Pappalardo (Dipartimento di Informatica), Liliana Dell’Osso (Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale), Vincenzo Ambriola (Dipartimento di Informatica), Lucia Migliore (Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia), Giovanni Alberti (Dipartimento di Matematica), Saulle Panizza (Dipartimento di Scienze politiche), Dianora Poletti (Dipartimento di Giurisprudenza), Paolo Maria Mancarella (Dipartimento di Informatica), Gianluca Brunori (Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali), Andrea Bonaccorsi (Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni), Rolando Ferri (Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica), Raffaele De Caterina (Dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’Area critica), Giuseppe Anastasi (Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione), Benedetta Mennucci (Dipartimento di Chimica e Chimica industriale), Monica Pratesi (Dipartimento di Economia e Management).

L’Ordine del Cherubino è una onorificenza conferita dal rettore dell’Università di Pisa, in seguito a delibera del Senato accademico, a docenti ordinari dell’Ateneo pisano con almeno dieci anni di anzianità che abbiano contribuito ad accrescerne il prestigio per i loro particolari meriti scientifici o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell’Università. Il conferimento è accompagnato dalla consegna di un diploma e di una insegna nella quale è rappresentato il Cherubino con sei ali.

Redazione Web

Grandi camminatori pleistocenici: così vivevano i nostri antenati

1 mese 3 settimane ago

Grazie a un osso del piede risalente al Pleistocene medio scoperto nel sito di Sedia del Diavolo (Roma) e datato a 295.000 anni, ricercatori delle Università di Pisa e Firenze hanno fornito nuove prospettive sulla vita dei nostri antenati in questo importante periodo della nostra evoluzione recente. L’analisi morfometrica e morfologico-funzionale del fossile, effettuata mediante tecniche di antropologia virtuale, ha rivelato la presenza di un’insolita frattura da stress, tipica degli atleti e dei corridori. Questo tipo di frattura si forma in risposta a sollecitazioni ripetute dovute all’attività fisica tipica di chi cammina per lunghe distanze, come i maratoneti. Lo studio, dal titolo “The Middle Pleistocene human metatarsal from Sedia del Diavolo”, è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

Il Pleistocene medio è un periodo importante per l’evoluzione umana. Oltre allo sviluppo di nuove tecnologie, come il fuoco controllato e la tecnica di scheggiatura Levallois, in questo periodo affondano le radici di Homo sapiens e Homo neanderthalensis. Nella prima parte del Pleistocene medio, l’Europa viene popolata da Homo heidelbergensis, da molti considerato l’antenato dei Neanderthal. Nella parte centrale di questo periodo, quella compresa tra circa 300 e 200 mila anni fa, i fossili sono scarsi e non si hanno molte informazioni su quello che è accaduto. Da 200 mila anni fa in poi, invece, troviamo fossili con chiare caratteristiche neandertaliane.

“La morfologia del secondo metatarsale di Sedia del Diavolo differisce da quella dei Neanderthal e suggerisce la presenza di un secondo gruppo umano, molto probabilmente Homo heidelbergensis, l’antenato comune di Homo sapiens e Homo neanderthalensis” – commenta Antonio Profico, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e autore corrispondente dello studio (nella foto, a sinistra). “La struttura di questo osso del piede ci informa sul fatto che la popolazione a cui apparteneva questo fossile fosse costituita da individui molto attivi sul territorio, che camminavano per lunghe distanze nella loro vita quotidiana’’, aggiunge Damiano Marchi, docente del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, tra gli autori dello studio (nella foto, a destra).

"La presenza di questa tipologia di frattura nel metatarsale – spiega Tommaso Mori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze - potrebbe essere collegata alle modalità di sussistenza dei nostri antenati e in particolare alla persistence hunting, una tecnica che prevedeva l’inseguimento fino allo sfinimento delle prede durante le ore più calde del giorno”.

"Questo studio - aggiunge Alessandro Riga del Dipartimento di Biologia di Unifi - dimostra come molto spesso le nuove scoperte vengono da una reinterpretazione di vecchi dati. Nel nostro caso, un fossile scoperto negli anni '50 è stato studiato attraverso tecniche avanzate di antropologia virtuale che hanno permesso di indagare caratteristiche che prima non sarebbe stato possibile studiare. Da un piccolo osso del piede è stato possibile ricavare una grande quantità di informazioni sull'evoluzione e lo stile di vita dei nostri antenati."

Redazione Web

Università di Pisa: brevettato un nuovo farmaco per il diabete

1 mese 4 settimane ago

Si chiama MELODIE”, acronimo di “Metformin-isothiocyanate: a noveL apprOach to prevent Diabetes-Induced Endothelial dysfunction”, il progetto finanziato dall’Università di Pisa attraverso il programma SPARK PISA (il primo nodo italiano della rete internazionale "Spark Global" - fondata dalla Stanford University) che propone un nuovo farmaco per la terapia del diabete di tipo 2, ideato e realizzato dai ricercatori del Dipartimento di Farmaciae che, oltre a mantenere le proprietà antidiabetiche, presenta anche caratteristiche protettive a livello cardiovascolare ed un migliore profilo farmacocinetico.

“Il farmaco che abbiamo da poco brevettato a livello internazionale, si basa su una piccola molecola ibrida, Met-ITC, che coniuga l’effetto antidiabetico della metformina, la molecola più venduta tra i farmaci antidiabetici orali, con le proprietà protettive cardiovascolari del solfuro d’idrogeno, o H2S -  riferisce la Professoressa Alma Martelli, coordinatrice scientifica del progetto MELODIE - Abbiamo modificato la molecola della metformina aggiungendo una porzione biologicamente attiva, l’isotiocianato. Gli isotiocianati sono anche sostanze naturali che derivano da piante commestibili come broccoli, rucola, cavolo, senape, wasabi ed hanno effetti benefici a livello cardiovascolare, poiché sono in grado di rilasciare H2S nell’organismo. H2S è un importante “gastrasmettitore” che protegge la parete vascolare dagli stimoli infiammatori e ossidativi che caratterizzano i disturbi metabolici come il diabete”.

 

Il gruppo di ricerca che ha ideato il nuovo farmaco Met-ITC, da sin: Prof. Federico Da Settimo Passetti, Prof. Lara Testai, Dott. Eugenia Piragine, Prof. Elisabetta Barresi, Prof. Alma Martelli, Prof. Valentina Citi, Prof. Sabrina Taliani, Prof. Vincenzo Calderone

 

Il gruppo che ha sviluppato il nuovo farmaco Met-ITC oggetto del brevetto, è composto, da  Vincenzo Calderone (professore ordinario di farmacologia), Federico Da Settimo Passetti (professore ordinario di chimica farmaceutica), Sabrina Taliani (professoressa associata di chimica farmaceutica), Alma Martelli (professoressa associata di farmacologia), Lara Testai (professoressa associata di farmacologia), Elisabetta Barresi (professoressa associata di chimica farmaceutica), Valentina Citi (ricercatrice in farmacologia) ed Eugenia Piragine (ricercatrice in farmacologia) ed ha alle spalle un'ampia esperienza nella progettazione, sintesi e valutazione farmacologica di farmaci ibridi ed in particolare su molecole capaci di rilasciare gastrasmettitori come l'H2S.

Il gruppo di ricercatori, negli ultimi anni, ha concentrato l’attenzione sul campo di ricerca innovativo dei farmaci rilascianti H2S, come agenti in grado di rispondere a bisogni medici non soddisfatti, con particolare riferimento al sistema cardiovascolare, producendo numerose pubblicazioni su importanti riviste scientifiche internazionali. Oltre al progetto MELODIE, finanziato dal programma SPARK PISA, lo sviluppo di Met-ITC era già stato sostenuto dall’Università di Pisa attraverso un finanziamento precedente all’interno del Bando Dimostratori Tecnologici.

Redazione Web
Checked
2 ore 43 minuti ago
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