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Trasferimento tecnologico: Università di Pisa e CNA rinnovano l’alleanza

3 mesi ago

Università di Pisa e CNA Pisa rinnovano l’alleanza in nome dello sviluppo territoriale. Oggi, venerdì 2 febbraio, in Palazzo alla Giornata a Pisa, il rettore dell’Ateneo pisano, Riccardo Zucchi, e il presidente territoriale di CNA Pisa, Francesco Oppedisano, hanno firmato una convenzione che rinnova per altri tre anni una partnership iniziata nel 2020. Scopo dell’accordo, collaborare per sostenere la nascita e lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali, anche accademiche, attraverso attività di mentorship aziendale, condivisione di spazi e laboratori, organizzazione di eventi di networking in ambito di trasferimento tecnologico anche in collaborazione con il Contamination Lab dell’Università (CLab Pisa).

“Con la firma di questa convenzione, Università di Pisa e CNA Pisa rinnovano il proprio impegno a lavorare insieme per la crescita e il benessere di tutto il nostro territorio – ha commentato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi – Con l’inizio del nuovo millennio il ruolo delle Università è profondamente cambiato negli anni e oggi gli Atenei, valorizzando i talenti delle nuove generazioni, sono ogni giorno di più attori di primo piano nello sviluppo economico delle comunità locali e nazionali. Attraverso le attività di terza missione creano prosperità, contribuiscono alla crescita culturale ed economica, favoriscono l’occupazione e gli investimenti. Da 2020 ad oggi, ad esempio, questa collaborazione ha permesso a tanti giovani di far crescere i propri progetti imprenditoriali maturati all’interno del nostro CLab. Allo stesso tempo, la nostra alleanza ha creato l’opportunità di nuove collaborazioni e connessioni anche a livello internazionale, anche nell’ambito dell’alleanza universitaria europea Circle U e di Start for Future, una delle piattaforme per l'innovazione più dinamiche e in più rapida crescita d'Europa, che unisce il mondo accademico, le startup, l'industria e le organizzazioni pubbliche.”

 

Il presidente di CNA Pisa, Francesco Oppedisano, e il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi, firmano laConvenzione per la collaborazione sul trasferimento tecnologico”

 

“È con grande piacere e orgoglio che oggi annunciamo la firma di questa convenzione con l'Università di Pisa. Questa partnership strategica segna il proseguimento di un percorso collaborativo e innovativo per lo sviluppo imprenditoriale del nostro territorio – ha dichiarato il presidente territoriale di CNA Pisa, Francesco Oppedisano - La convenzione potrà prevedere iniziative congiunte, programmi di mentoring per giovani imprenditori, collaborazioni in progetti di ricerca applicata, ecc. Come CNA il nostro obiettivo è quello di unire le competenze accademiche con l'esperienza pratica del mondo imprenditoriale, per fornire ai giovani talenti le competenze e le opportunità necessarie a trasformare le loro idee in imprese di successo. Ecco che questa collaborazione rappresenta un'opportunità unica per gli studenti e i ricercatori dell'Università di Pisa, che avranno accesso diretto alle risorse e alle reti professionali della nostra associazione. Allo stesso tempo, i membri dell'associazione beneficeranno dell'innovazione e della freschezza delle idee che nascono in ambito accademico. Siamo convinti che questo sia un passo cruciale verso la creazione di un ecosistema imprenditoriale dinamico e sostenibile, capace di generare crescita economica e occupazionale nel nostro territorio. Inoltre, questa iniziativa rafforza il legame tra il mondo accademico e quello imprenditoriale, creando un ponte tra teoria e pratica che è essenziale per lo sviluppo di una società moderna e innovativa”.

Redazione Web

Il geotermico è la rinnovabile più efficace per diminuire le emissioni di CO2 (seguono idroelettrico e solare)

3 mesi ago

Per diminuire le emissioni di CO2 nell’atmosfera, il geotermico è la fonte di energia rinnovabile più efficace, seguito da idroelettrico e solare. La notizia arriva da uno studio su 27 paesi OCSE dal 1965 al 2020 pubblicato sul Journal of Cleaner Production.

La ricerca ha analizzato l’impatto di alcune fonti di energia rinnovabile per la produzione di energia elettrica: geotermico, solare, eolico, biofuel, idroelettrico. Dai risultati è emerso che ognuna di esse contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 e dunque è utile agli obiettivi della transizione ecologica. Fra tutte, le migliori sono il geotermico, l’idroelettrico, e il solare, in ordine decrescente di importanza. A livello quantitativo, 10 terawattora di energia elettrica prodotti da geotermico, idroelettrico, e solare, consentono infatti di ridurre le emissioni di CO2 pro capite rispettivamente di 1.17, 0.87, e 0.77 tonnellate.

I 27 paesi OCSE esaminati dal 1965 al 2020 sono stati scelti come campione perché contribuiscono notevolmente al rilascio di emissioni di CO2 nell’atmosfera e rappresentano circa un terzo del totale delle emissioni globali di CO2. Nello specifico si tratta di Australia, Austria, Canada, Cile, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Per ricavare i dati, la ricerca ha analizzato molteplici fonti, le principali sono: Food and Agriculture Organization (FAO), International Energy Agency (IEA), OECD, Our World in Data (OWID), e World Bank.

“E’ noto che circa due terzi degli italiani si dichiara appassionato del tema della sostenibilità e ritiene importante l’uso delle rinnovabili per avere città più sostenibili – dice Gaetano Perone, ricercatore del dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e autore dell’articolo – la mia analisi spiega in modo dettagliato l’impatto di ciascuna energia rinnovabile sulle emissioni di CO2, considerando anche altri aspetti legati ai costi di implementazione e costruzione delle centrali e delle opportunità date dalle caratteristiche geografiche e climatiche dei paesi considerati”.



Redazione Web

Area Bruno Pontecorvo: nuova vita per l'area verde dell'Ex Marzotto

3 mesi ago

Oggi è solo una porzione di terreno dietro il Polo Fibonacci, ma presto diverrà un'area verde curata e attrezzata con tavolini e gazebo, dove tutti potranno rilassarsi e mangiare all'aria aperta. E questo grazie ad un accordo tra Università di Pisa, C.E.M.E.S. spa e Sacon srl che, giovedì 1° febbraio, hanno firmato una “Convenzione per la riqualificazione dell’Area Verde di proprietà dell’Università di Pisa nel Complesso Ex Marzotto”. Convenzione con la quale, in cambio della concessione dell'area da parte dell'Ateneo, le due società si impegnano, a loro spese, ad occuparsi della sua cura e degli arredi, facendone un giardino pubblico con zona ristoro collegata sia al Polo universitario che al vicino Supermercato CONAD che riserverà appositi sconti a dipendenti e studenti dell'Università di Pisa.

“Accordi come questo credo rappresentino un modello virtuoso di quella collaborazione con le aziende del territorio che il nostro Ateneo intende sviluppare – ha commentato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi – Nel caso specifico, questa convenzione ci aiuta a valorizzare un ambiente che era necessario riqualificare. Ci tengo, quindi, a ringraziare i nostri partner che si faranno carico anche della manutenzione ordinaria degli spazi verdi dell’area. Non posso, dunque, che esprimere soddisfazione per questa firma, con l’auspicio che sia un punto di partenza per altre iniziative simili future”.

Grande soddisfazione anche per Matteo Madonna di Sacon srl, che ha definito la convenzione un “esempio di collaborazione tra pubblico e privato che, allo stesso tempo, mira a riqualificare una zona pregiata di Pisa nell’interesse della collettività e svolge una funzione di servizio attraverso un accordo che promuove una scontistica per tutti gli studenti, i docenti e il personale dell’Università di Pisa”.

Redazione Web

Le praterie di Posidonia riducono gli effetti dell’acidificazione dei mari (e la prova sono i ricci di mare)

3 mesi ago

Le praterie di Posidonia possono ridurre in modo significativo gli effetti dell’acidificazione dei mari, la prova arriva da una specie sentinella come i ricci di mare. E’ questo quanto emerge da alcuni studi condotti dall’Università di Pisa nell’ambito del progetto europeo FutureMARES e pubblicati sulle riviste Science of the Total Environment e Environmental Research.

 

Sistema di mesocosmi composto da vasche con acqua di mare, utilizzate per testare gli effetti dell’acidificazione dei mari e della presenza della pianta marina, Posidonia oceanica, sullo sviluppo delle larve di riccio, Paracentrotus lividus

I ricercatori dell’Università di Pisa hanno condotto gli esperimenti nei mesocosmi collocati presso l’Acquario di Livorno, un sistema di vasche di grandi dimensioni che riproduce gli ecosistemi marini. Le analisi hanno dimostrato che Posidonia oceanica, la principale pianta marina che popola il Mediterraneo, contribuisce a difendere lo sviluppo delle larve del riccio di mare (Paracentrotus lividus). Questa specie, che ha anche un interesse commerciale, è minacciata dall’acidificazione delle acque marine che ostacola lo sviluppo dello scheletro composto da carbonato di calcio. Ma grazie alla propria attività fotosintetica, la Posidonia è stata in grado di alzare il pH dell’acqua di 0.15 unità. In presenza delle piante, le larve di riccio hanno così sviluppato meno malformazioni e raggiunto una grandezza maggiore nella fase finale dello sviluppo.

Le praterie di Posidonia possono quindi rappresentare un rifugio per alcune delle specie minacciate dall’acidificazione dei mari anche perché il fenomeno in sé non ha effetti significativi su queste piante. E tuttavia, come hanno dimostrato ulteriori indagini dell’Università di Pisa, se l’acidificazione è associata ad un innalzamento della temperatura dell’acqua, possono subentrare alterazioni fisiologiche e molecolari, specialmente nelle piante più in profondità, che potrebbero ridurre la funzione protettiva.

“I nostri studi dimostrano le praterie di piante marine come Posidonia oceanica possano mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici su altre specie, con importanti ricadute in termini sia di biodiversità che economici – spiega il professore Fabio Bulleri del Dipartimento di Biologia e del Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio degli Effetti del Cambiamento Climatico (CIRSEC) dell’Università di Pisa – questa capacità però può essere compromessa da un ulteriore riscaldamento del mare e per questo è necessario individuare popolazioni di piante più tolleranti allo stress termico e siti caratterizzati da un minore tasso di riscaldamento che possano funzionare da rifugi in scenari futuri”.

Fabio Bulleri, responsabile scientifico del progetto FutureMARES, si occupa della valutazione degli effetti dei cambiamenti climatici in ambiente marino. Insieme a lui hanno collaborato, per l’Università di Pisa, Chiara Ravaglioli assegnista di ricerca del Dipartimento di Biologia che si occupa degli effetti antropici sulle piante marine; Lucia De Marchi e Carlo Pretti, esperti in ecotossicologia del Dipartimento di Scienze Veterinarie. Partner esterni sono il Dipartimento di Scienze Della Vita dell’Università di Trieste, il Centro Interuniversitario di Biologia Marina “G. Bacci” (CIBM) di Livorno, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, il National Institute of Oceanography, Israel Oceanographic and Limnological Research, Haifa in Israele e il National Biodiversity Future Centre (NBFC) di Palermo.


In alto: esemplare adulto di riccio di mare, Paracentrotus lividus; in basso a sinistra una larva di riccio normale ed a destra una larva anormale

 

 

 

 

Redazione Web

Inaugurati l'edificio di biocontenimento per pazienti infettivi e il nuovo reparto di Medicina d'urgenza ospedaliera

3 mesi ago

Mentre avanza il cantiere per il completamento dell’Ospedale Nuovo Santa Chiara, a Cisanello si inaugurano due nuove realizzazioni grazie ai fondi previsti dal Decreto legge 34/2020 “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

Il primo manufatto è un nuovo edificio ad alta tecnologia, dedicato all’isolamento e alla gestione dei pazienti infettivi, ed è stato realizzato in un corpo di fabbrica adiacente all’edificio 31 che ospita il Dipartimento di emergenza-urgenza. La costruzione, oltre ad aumentare gli spazi dedicati all’isolamento di pazienti infettivi giunti al Pronto soccorso, permette anche di ottimizzare flussi e percorsi e la presa in carico assistenziale nel rispetto delle misure anti contagio, minimizzando sia le interferenze con altre attività sanitarie sia il rischio clinico. Oltre alle aree di lavoro del personale (comprensive di un locale svestizione e decontaminazione per il rientro dall’area operativa, dotato di filtro con impianto di pressurizzazione) sono stati realizzati 6 locali con caratteristiche di biocontenimento, che rappresentano il cuore del nuovo corpo di fabbrica, caratterizzati da pressione negativa di 10 Pa rispetto all’ambiente esterno (con possibilità di commutarla in sovra-pressione ove necessario, in caso di pazienti non infettivi ma immunodepressi), 6 ricambi d’aria orari, infissi e porte a tenuta stagna, impianti di gas medicinali, filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air). Il nuovo edificio, rispondente a tutti gli attuali criteri di sicurezza antincendio e impiantistica, conformità all’idoneità degli ambienti di lavoro e accessibilità, garantisce anche prestazioni antisismiche ottimali: le strutture portanti sono infatti realizzate con tecnologia Light Steel Frame, il cui utilizzo è innovativo negli edifici sanitari. Grazie alla consistente fase di assemblaggio off-site, infatti, è stato possibile ridurre al minimo gli spazi di operatività del cantiere (aspetto fondamentale, in considerazione della congestione dell’area in cui è ubicato il manufatto, proprio nel mezzo del maxi-cantiere del nuovo ospedale) e i tempi di realizzazione.

L’altro intervento è consistito nella riconversione di un reparto di degenze al piano primo dell’edificio 30 in un reparto di terapia semi-intensiva dotato di 12 posti letto. I lavori hanno riguardato la modifica distributiva degli ambienti, il rifacimento integrale degli impianti elettrico, di trasmissione dati e di trattamento aria per il controllo dei gradienti di pressione, e la nuova distribuzione dell’impianto dei gas medicinali e testa-letto. La dotazione impiantistica degli ambienti (gradienti pressori di 10 Pa, sia in depressione sia in sovra-pressione, impianti gas medicinali, 15 ricambi d’aria orari, filtri ad alta efficienza HEPA) e l’organizzazione funzionale degli spazi consentono di poter utilizzare i 12 posti letto anche come letti di terapia intensiva. In ognuna delle quattro camere (ciascuna da tre posti) gli spazi sono stati studiati in modo opportuno per consentire agevoli manovre assistenziali sui quattro lati dei letti, è presente un servizio igienico interno accessibile e l’entrata avviene tramite filtro, opportunamente pressurizzato per mantenere i diversi regimi di pressione, con dimensioni tali da consentire la vestizione del personale. In questo reparto si trasferiranno le degenze dell’Unità operativa ospedaliera di Medicina d’urgenza e pronto soccorso, finora ubicate all’Edificio 31 (sopra il Pronto soccorso).

Oggi l'inagurazione alla presenza di tutte le autorità:

“Questa riorganizzazione – dichiara la direttrice generale dell’Aoup Silvia Briani - ottimizza anche il lavoro nelle degenze di area medica, in particolare delle due strutture di Medicina d’urgenza (ospedaliera e universitaria) che saranno contigue, all’interno dell’Edificio 30, con tutti i vantaggi di operatività assistenziale che è facile immaginare specialmente in termini di alta intensità di cure di cui a volte necessitano i pazienti instabili ricoverati in medicina d’urgenza o infettivi. Il Covid – aggiunge – è stato per tutti un grande banco di prova che ci ha imposto scelte coraggiose e necessarie e da questa esperienza abbiamo tutti imparato. Una delle necessità emerse è stata appunto la velocità di riconversione dei posti letto a pressione positiva o negativa, a seconda delle esigenze terapeutiche, e la separazione dei percorsi fra pazienti infetti e non-. L’edificio di biocontenimento realizzato con i fondi governativi - una piccola anteprima del grande ospedale ad alta tecnologia che sta prendendo forma in questi anni - ci consente adesso di lavorare con maggiore serenità in caso di emergenze epidemiche riducendo così anche i tempi di attesa al pronto soccorso”.

“Nonostante la complessa congiuntura economica - commenta il rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi -, l’Università è fortemente impegnata in progetti strategici di sviluppo e contribuisce significativamente all’edificazione delle strutture che ospiteranno l’area medica nel Nuovo Santa Chiara. Gli importanti risultati che celebriamo oggi sono stati resi possibili dalla costruttiva collaborazione che si è instaurata con Aoup e con tutte le altre istituzioni coinvolte. Lo stesso clima costruttivo sarà necessario per sfruttare al meglio il nuovo presidio che si sta realizzando a Cisanello, rimodulando i percorsi assistenziali e progettando una migliore interazione con le attività formative e di ricerca. In particolare, le criticità della medicina d’urgenza non possono essere risolte semplicemente con l’impropria attribuzione di compiti assistenziali complessi agli specializzandi dei primi anni di corso, ma richiedono un ripensamento globale del settore, dalla formazione degli operatori alla implementazione sul campo. Confido che la Toscana, grazie alle iniziative che stiamo discutendo congiuntamente, possa proporre soluzioni innovative e inizi a sperimentarle nel prossimo futuro”.

"Una buona notizia per il Pronto soccorso e per la Medicina d’urgenza dell’Ospedale di Cisanello – dichiara il sindaco di Pisa Michele Conti -. Una nuova struttura e una riorganizzazione dei servizi che contribuiscono ad alleggerire il lavoro di reparti che si trovano quotidianamente sotto pressione. Un passo in avanti verso la realizzazione del grande polo ospedaliero che farà di Pisa, ancora di più, punto di riferimento per la sanità a livello regionale e nazionale. L’Amministrazione comunale continuerà a fare la propria parte per accompagnare questa nuova opportunità con i necessari interventi in termini infrastrutturali, logistici e di mobilità. Rimane però da affrontare l’altro fronte, quello del recupero del vecchio e storico Santa Chiara, su cui abbiamo già avviato un confronto con tutti i soggetti coinvolti”.

“I nuovi locali che si inaugurano oggi sono figli dell’esperienza vissuta con il Covid – conclude il presidente della Toscana, Eugenio Giani - Un’emergenza che ci ha imposto la necessità di isolare pazienti infetti e non- e l’importanza della versatilità degli ambienti e dei posti in terapia intensiva e sub intensiva. Di quella esperienza in Toscana abbiamo fatto tesoro e quello di Pisa, piccolo assaggio del nuovo ospedale che sarà, è un esempio”. (Fonte Ufficio stampa AOUP).

Redazione Web

Aspettando Converging Skills: a pranzo con Shiva Loccisano

3 mesi ago

Si sono aperti oggi, in Palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell’Università di Pisa, i Lunch dell'Innovazione dell'Ateneo pisano. Il nuovo format nato per parlare di valorizzazione delle conoscenze e impatto sociale in un contesto conviviale e informale, in vista della seconda edizione di Converging Skills che si terrà dal 21 al 22 maggio 2024. Ospite di questo 'pranzo' inaugurale, Shiva Loccisano, Amministratore Unico di Behold, la holding degli Spinoff dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e già membro del Consiglio Direttivo di Netval e Project Manager della piattaforma Knowledge Share, nonchè vicepresidente del Comitato per il Trasferimento Tecnologico di LES International.

"L'idea dei Lunch dell'Innovazione nasce dall'obiettivo, ambizioso, che l'Università di Pisa si è data con la nuova governance: guidare e sostenere la crescita culturale, sociale ed economica del Paese – ha spiegato il professor Corrado Priami, Prorettore per la valorizzazione della conoscenza e suo impatto -  Ogni 'pranzo' sarà, per i nostri docenti e ricercatori, un'occasione di confronto con esperti del mondo accademico e imprenditoriale, e uno stimolo per trasferire alla società esplorare i risultati delle attività portate avanti dal nostro Ateneo anche mediante nuove iniziative imprenditoriali”. 

“Abbiamo iniziato con Shiva Loccisano, col quale abbiamo parlato di terza missione, ossia delle attività di trasferimento scientifico, tecnologico e culturale dal mondo accademico alla società civile e al tessuto imprenditoriale -  ha aggiunto Priami -  Nei prossimi appuntamenti, invece, ci occuperemo dell'incontro tra la tecnologia e la filiera culturale e creativa, di investimenti in startup e, più in generale, di come rendere concreto quel ruolo centrale che le Università dovrebbero avere nella nostra società e recentemente ricordato anche dal Presidente Mattarella".

 

Da sinistra: Shiva Loccisano, Amministratore Unico di Behold; Corrado Priami, Prorettore per la valorizzazione della conoscenza e suo impatto; Chiara Galletti, Delegata per le relazioni industriali; Giuseppe Iannaccone, Prorettore Vicario; Cristiana Barghini, Coordinatrice per i servizi per il trasferimento tecnologico

 

“Sono stato molto onorato di essere il primo ad aprire questo ciclo di incontri ed avere avuto l’opportunità di confrontarmi con colleghi del trasferimento tecnologico, Professori e Ricercatori – ha commentato  Shiva Loccisano - Abbiamo potuto discutere insieme e analizzare la valenza strategica di questa missione che, sebbene ufficialmente sia considerata “Terza” (dopo Formazione e Ricerca), per un numero crescente di stakeholder è invece considerata “prima”, a voler intendere che l’impatto sulla società, perseguito più direttamente attraverso le attività di trasferimento di conoscenze e tecnologie, sia di fatto l’obiettivo ultimo a cui anche formazione e ricerca contribuiscono, come elementi fondanti”.

Quattro, complessivamente, i ‘pranzi’ in programma, pensati come altrettante tappe di avvicinamento alla seconda edizione di Converging Skills (Pisa, 21-22 maggio), l'evento nato nel 2023 per esplorare le migliori pratiche a livello mondiale nella convergenza di discipline e tecnologie, nel rapporto tra ricerca e industrie, nella precoce collaborazione tra start-up e investitori e nella cooperazione tra aziende anziché nella competizione. Tendenze evidenti di crescita sociale, culturale ed economica su cui l'Università di Pisa sta puntando per dare forma ad una nuova visione strategica finalizzata alla creazione di un ecosistema di successo di ricercatori, imprenditori e investitori che credono in questi principi e sono disposti a apportare cambiamenti alle pratiche attuali.

 

Un momento del primo Lunch dell'Innovazione con Shiva Loccisano

 

I prossimi appuntamenti con i Lunch dell'Innovazione sono previsti per il 28 febbraio, il 20 marzo e il 17 aprile. Di volta in volta, a seconda dei temi affrontati, ogni pranzo si rivolgerà a docenti e ricercatori specificatamente coinvolti fino ad un massimo di 20 partecipanti.

Redazione Web

Missione archeologica dell’Università di Pisa in Turchia: identificato l’archivio dell’antica città di Doliche

3 mesi ago

Dagli scavi dell’antica città di Doliche, situata nel sud-est dell’odierna Turchia, emergono i resti di un edificio che, grazie alle numerose impronte di sigillo in terracotta ritrovate dagli archeologi, è stato possibile identificare come l’antico archivio cittadino, il luogo in cui venivano conservati i documenti in papiro e pergamena. Sono questi i primi risultati della missione archeologica che l’Università di Pisa ha intrapreso la scorsa estate in collaborazione con l’Università di Münster a Doliche, città nota nell’antichità come uno dei centri urbani più importanti dell’antica Siria del Nord. Fondata sotto i successori di Alessandro Magno (i Seleucidi), era stata chiamata come molte altre fondazioni di quella zona col nome della città greca da cui i coloni provenivano: Doliche in Tessaglia, vicino al Monte Olimpo.


Veduta aerea dell'area di scavo.

“Il sito dell’antica Doliche è stato oggetto di indagini tedesche già dagli anni ’70 del secolo scorso – spiega Margherita Facella, professoressa di Storia greca nell’Ateneo di Pisa e direttrice della missione pisana – Dal 2015 un team internazionale sotto la guida del professor Engelbert Winter ha condotto prospezioni e scavi, portando alla luce i resti di alcuni edifici pubblici, tra cui delle terme romane. Accanto a queste terme, erano stati identificate le tracce di un'altra costruzione, ora parzialmente scavata dai nostri archeologi. Si tratta di un archivio cittadino, come rivelano le numerose impronte di sigillo in terracotta qui trovate: più di 2000 impronte (cosiddette bullae) sono state recuperate nell’area e sottoposte, laddove possibile, a pulizia e restauro. Le impronte di sigillo indicano chiaramente che qui venivano conservati documenti scritti su papiro e pergamena, andati poi distrutti a causa di un incendio”.


Impressioni su argilla.

Gli antichi documenti venivano sigillati con cordicelle attorno alle quali erano posti grumi di argilla di piccole dimensioni (0,5-2 cm), spesso frammentate e difficili da riconoscere a occhio nudo. Su questa argilla venivano impressi anelli, decorati o iscritti, così da poter sigillare i documenti e impedirne l’apertura. Solo nel caso in cui un archivio sia stato distrutto da un grave incendio, le impronte dei sigilli si possono conservare, in quanto cotte e dunque indurite, mentre i documenti periscono nel fuoco: “Le poleis dell’Oriente ellenistico e romano dovevano certamente possedere archivi per la conservazione di documenti di carattere amministrativo e legale – aggiunge la professoressa Facella – La loro sopravvivenza, tuttavia, è un evento assai raro, possibile solo in caso di incendio e successivo abbandono dell’edificio. Infatti, se da una parte il fuoco causa la distruzione dei documenti, dall’altra consente la cottura dell’argilla cruda su cui i sigilli sono impressi, garantendone così la sopravvivenza. Nel 253 d.C., il re persiano Shapur I distrusse numerose città nella provincia romana della Siria, inclusa Doliche, come conseguenza di una sanguinosa guerra tra l’Impero Romano e quello dei Sasanidi”.


A sinistra: Giove Dolicheno stringe la mano ad imperatore romano; a destra Tyche seduta.

Uno studio preliminare di questi materiali rivela che si tratta sia di sigilli privati come di sigilli ufficiali della città. "Le immagini sui sigilli ufficiali della città sono direttamente collegate alla città. Di solito mostrano le divinità più importanti come Giove Dolicheno, il dio principale della città – spiega Michael Blömer, professore dell’Università di Munster e visiting professor dell’Università di Pisa nel 2023, che ha co-diretto gli scavi – Le impronte dei sigilli privati più piccoli mostrano una vasta gamma di immagini e simboli che dicono molto sul patrimonio culturale e religioso degli abitanti di Doliche. Figure mitiche e rari ritratti privati indicano una forte influenza greco-romana su questa regione a metà fra Oriente e Occidente”. Lo studio di queste impressioni è quindi del tutto essenziale per ricostruire non solo la realtà amministrativa di una città, ma anche il suo tessuto culturale e religioso.


Michael Blömer e Margherita Facella.

“Siamo felici dei risultati di questa prima campagna e siamo grati al rettore Riccardo Zucchi e al professor Federico Cantini, delegato per la promozione della ricerca nel settore delle scienze sociali e umanistiche, per il sostegno economico e a tutto il personale amministrativo che ci ha affiancato in questo lavoro – conclude la professoressa Facella – A nostro avviso è anche importante che il progetto interessi una zona recentemente colpita da un devastante terremoto, in cui l'investimento di risorse è di sicuro aiuto per la popolazione, che ha trovato nelle strutture della missione archeologica un rifugio e da parte del gruppo di ricerca un aiuto concreto. La valorizzazione del patrimonio archeologico a fini turistici sarebbe poi indubbiamente un apporto significativo alla ripresa di questa regione, che vive molto di turismo interno ed esterno.

Redazione Web

L'Università di Pisa e l'innovazione digitale a Livorno

3 mesi ago

La rete GARR e la digitalizzazione come motori dello sviluppo del territorio.  E' stato questo il tema dell'incontro che si è tenuto lunedì 29 gennaio nell'aula Magna dell'Itis Galileo Galilei di Livorno e dove, davanti ad una platea di circa 200 ragazzi e ragazze, sono intervenuti, per l'Università di Pisa, il delegato per la transizione digitale, Giuseppe Anastasi,  il prorettore ai rapporti con il territorio, Marco Macchia, e il dirigente della Direzione Infrastrutture Digitali (DID), Stefano Suin, per parlare di transizione digitale, delle infrastrutture e dei servizi che l'Ateneo mette a disposizione del territorio per sostenerne il processo di transizione digitale. Con loro, a discutere del ruolo dell'innovazione digitale nella scuola, nella società e nel mondo economico, anche l'assessora all'Innovazione del Comune di Livorno, Barbara Bonciani, e il dirigente comunale del Settore Sistemi informativi Ing. Stefano Lodi Rizzini.

"Il futuro della scuola e del lavoro è legato a doppio nodo con le moderne tecnologie digitali. Per questo l'Università di Pisa ha da tempo deciso di mettere a disposizione del territorio le sue forti competenze nel campo della digitalizzazioni e le sue infrastrutture - ha spiegato il professor Giuseppe Anastasi - Le nuove tecnologie, d'altronde, stanno cambiando radicalmente la nostra società e se vogliamo affrontare al meglio le future sfide sulla formazione, sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico è fondamentale accelerare il processo di transizione digitale del nostro territorio. Per farlo è necessario però un cambio di postura mentale. Incontri come quello organizzato all'Itis Galileo Galilei di Livorno, in cui si discute delle opportunità create dalla digitalizzazione, servono proprio a questo, a creare, tra le nuove generazioni, la necessaria sensibilità affinché tale transizione avvenga con consapevolezza".

Oggi, infatti, grazie ad una accordo con il Comune di Livorno, sono oggi collegati alla Rete GARR dell'Università di Pisa  tutti i centri di ricerca presenti a Livorno e afferenti al Citem Centro per l'Innovazine e le tecnolgie del mare ( Scoglio della Regina e Dogana d'Acqua) del Polo universitario dei sistemi Logistici e di molti istituti scolastici secondari. Tutti gli Istituti scolastici secondari di Livorno sono stati inoltre già predisposti per la connessione alla rete GARR (istituto Vespucci, Istituto Nautico Cappellini, Liceo Enriquez, Liceo Cecioni, Istituto musicale Mascagni, Istituto tecnico industriale Galilei, Istituto per Geometri Buontalenti.

Durante la mattinata , alcuni ragazzi dell'Itis Galileo Galilei coordinati dal Prof. Manuel Novi hanno spiegato l'importanza della rete in fibra ottica ad alta connettività per la didattica . In particolare si è parlato di come viene usata la rete dalla scuola e delle potenzialità della stessa rispetto alle attività didattiche. Grazie alla rete Garr 220 docenti e 2000 studenti possono utilizzare in contemporanea 600 dispositivi connessi contemporaneamente . In questo modo si offre un supporto importante alla didattica arricchendo l'esperienza educativa. Particolare attenzione è stata posta da parte dei ragazzi al tema del digital divide nel nostro Paese con un'analisi dello stato attuale e del ruolo proattivo  dei giovani nei nuclei familiari in termini di transizione al digitale.

”La giornata di oggi è stata molto importante per l'Amministrazione comunale, perché da un lato ha permesso di verificare con mano l'importanza della rete in fibra ottica a supporto della didattica mediante l’utilizzo che ne ha fatto l’Itis Galileo Galilei, dall'altro ha favorito un confronto fra studenti, professori e amministrazioni sul ruolo della transizione digitale nella nostra città e nel nostro territorio -  ha dichiarato  l’assessora all’Innovazione Barbara Bonciani -  L'auspicio è che tutti gli Istituti scolastici secondari possano usufruire della rete e comprenderne l'importanza in termini di arricchimento dell'esperienza educativa e di scambio interdisciplinare fra istituti scolastici. Utilizzare la rete Garr significa  infatti entrare a far parte di  una comunità interdisciplinare che collega istituti scolastici nazionali , europei e non solo”.

“Ho seguito con molto interesse la  tavola rotonda – commenta la dirigente scolastica Manuela Mariani - anche  per testimoniare i risultati raggiunti dal nostro Istituto grazie alla sinergia tra il consorzio Garr, l’Amministrazione Comunale di Livorno e l’Università degli studi di Pisa.
Il  collegamento all’infrastruttura in fibra ottica Garr ha permesso all’ITI di interconnettere  i propri  22.000 mq di edifici scolastici in cui sono dislocati oltre 100 locali tra aule,  laboratori e uffici per una media di 700-800 connessioni contemporanee,  garantendo performance d’avanguardia.  La connessione alla rete veloce è quanto mai indispensabile per attuare le  metodologie innovative sostenute dalle nuove tecnologie che impattano su una didattica più motivante e coinvolgente per gli studenti. Oggi  possiamo dire che la connettività alla banda ultralarga dedicata alla comunità educante  ci ha permesso di innalzare l’offerta formativa. Processo del quale sono stati resi partecipi e consapevoli gli studenti ed in particolare  quelli che hanno tenuto banco stamani al convegno, coadiuvati dal prof Manuel Novi, referente della Rete  di Istituto. Agli alunni della classe  quinta dell’indirizzo di  Elettronica e al Dipartimento  di appartenenza vanno i nostri più sentiti complimenti”.

Redazione Web

A Francesco Spinnato, PhD in Data Science a Pisa, il premio SOCINT-G-Research per la migliore tesi di dottorato in Intelligenza Artificiale

3 mesi ago

Francesco Spinnato, PhD in Data Science a Pisa – il corso di dottorato istituito in collaborazione tra Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant'Anna, Scuola IMT Alti Studi Lucca e Consiglio Nazionale delle Ricerche – è uno dei tre vincitori del Premio SOCINT - G-Research, destinato a tesi di dottorato italiane nelle aree di Matematica, Fisica, Informatica/Ingegneria Informatica, Intelligenza artificiale, Data Science, reso possibile dall’impegno di Luigi Rucco, segretario generale della Società Italiana di Intelligence, coordinato da Liuva Capezzani, per SOCINT, e Charles Martinez, per G-Research. La cerimonia di premiazione si è tenuta a Roma al Senato della Repubblica ed è stata introdotta dai saluti del senatore Enrico Borghi e dalla relazione di Antonio Felice Uricchio, presidente dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca.

Francesco Spinnato è stato premiato per la sua tesi intitolata “Metodi di spiegazione di modelli per dati sequenziali”, che ha avuto come relatori Anna Monreale e Riccardo Guidotti, del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, e Mirco Nanni dell’ISTI-CNR. Gli altri vincitori del premio sono Yuri Cacchiò, dell’Università di Roma “La Sapienza”, e Marco Reale, dell’Università di Palermo. I premi, del valore di 10 mila euro ciascuno, rappresentano la somma più significativa finora assegnata in Italia in questo ambito. Oltre al riconoscimento economico, i vincitori hanno ricevuto un’opera creata dall’artista francese Rémy Tassou.

“Sono veramente felice di questo riconoscimento e soprattutto nel vedere come ci sia sempre più interesse in Italia nel valorizzare la ricerca nelle materie quantitative, in particolare l’intelligenza artificiale - commenta Francesco Spinnato - È un tema veramente attuale e premi come questo possono dare una spinta in più a dottorandi e dottorande in tutta Italia a fare del proprio meglio. Quindi rivolgo un grazie sentito a Socint e G-Research per avermi dato questa opportunità”.

“Quello del dottorato è stato un periodo formativo importante per me, a volte magari difficile, ma che mi ha fatto crescere come persona e come ricercatore – conclude Spinnato – Credo che uno dei punti di forza del dottorato in Data science (che ora sta continuando come dottorato nazionale in AI) è la collaborazione tra enti diversi, nel mio caso Università di Pisa, Isti CNR e Scuola Normale Superiore, che quindi mette insieme persone, skill e competenze differenti. Dal primo febbraio inizia il mio nuovo percorso come ricercatore all'Università di Pisa. In questi anni ho visto che non è un mestiere semplice, ma sono entusiasta e cercherò di fare del mio meglio".

SOCINT è un’associazione scientifica che promuove il riconoscimento accademico della disciplina dell’intelligence e la diffusione della cultura del settore nella società italiana. G-Research è un’azienda leader mondiale nella ricerca quantitativa e tecnologica nel campo della finanza e dell’apprendimento autonomo. Dalla loro collaborazione è nato il riconoscimento accademico che incoraggia e stimola l’eccellenza scientifica italiana promuovendola a livello internazionale.

Guarda il video della cerimonia.

Redazione Web

Il professor Forti dell’Università di Pisa nel Consiglio Direttivo dell’Istituto Nazionale di Fisica

3 mesi ago

Il professore Francesco Forti (foto), docente del Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, è entrato a far parte nel Consiglio direttivo dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) come rappresentante del Ministero dell'Università e Ricerca. La nomina ufficiale è arrivata lo scorso dicembre a firma della Ministra Anna Maria Bernini. Forti, che resterà in carica per il prossimo quadriennio, si è laureato nel 1985 all’Università di Pisa come allievo della Scuola Normale Superiore. Professore ordinario dell’Ateneo pisano dal 2016, ha lavorato al CERN di Ginevra, al Lawrence Berkeley Laboratory e al laboratorio SLAC a Stanford in California. Dal 2013 partecipa all'esperimento Belle II presso il laboratorio KEK, Tsukuba in Giappone.

“Grazie anche al PNRR viviamo un momento molto dinamico in cui vengono poste le basi delle infrastrutture di ricerca per le sfide del futuro, in cui l’INFN gioca da protagonista - ha detto Forti - Avendo iniziato la mia carriera scientifica come ricercatore INFN, poter partecipare alla gestione dell’ente è per me fonte di grande soddisfazione, e spero di poter contribuire al rafforzamento della sua eccellenza scientifica.”

L'INFN è un ente pubblico nazionale che svolge attività di ricerca, teorica e sperimentale, nei campi della fisica subnucleare, nucleare e astroparticellare. Il Consiglio direttivo esercita le funzioni di indirizzo e opera le scelte di programmazione scientifica.

 

Redazione Web

Al via a Pisa la prima edizione del master in Cardiologia del cane e del gatto

3 mesi ago

Al via a Pisa la prima edizione del master di II livello in Cardiologia del cane e del gatto (Cardio_Pet), organizzato dal Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa in collaborazione con il Consorzio Quinn. Il percorso formativo ad alta specializzazione è il secondo in Italia nel suo genere e ha ricevuto l’interesse da medici veterinari da tutta Italia e anche dall’estero. Diretto dalla professoressa Rosalba Tognetti, il master ha lo scopo di fornire agli allievi competenze teorico-pratiche approfondite nel campo della cardiologia veterinaria. Il corso proporrà un ampio ventaglio di conoscenze, aggiornate allo stato dell’arte, per la diagnosi, la prognosi e la terapia delle malattie cardiocircolatorie del cane e del gatto con lo scopo di consentire a ciascun partecipante di acquisire le competenze e le abilità indispensabili per la gestione autonoma del paziente cardiopatico. Saranno inoltre affrontate le tematiche della responsabilità professionale, della gestione dei dati sensibili, della comunicazione con il proprietario e del lavoro in equipe.

 

Alla lezione inaugurale del master, tenuta da Massimiliano Tursi, ricercatore dell’Università di Torino, hanno portato i loro saluti la professoressa Anna Monreale, delegata del rettore per i master, il direttore del Dipartimento di Scienze Veterinarie Francesco Di Iacovo, la direttrice Rosalba Tognetti, il coordinatore scientifico Tommaso Vezzosi, il coordinatore didattico Giacomo Petrini. Era presente anche il tutor d’aula Andrea della Pina, che seguirà e assisterà gli allievi nel corso dell’anno.

“Abbiamo attivato questo master pensando rivolgerci a medici veterinari in cerca di occasioni formative e di aggiornamento professionale con peculiarità molto specifiche e siamo rimasti piacevolmente colpiti dall’interesse che abbiamo generato – commenta la professoressa Rosalba Tognetti – Abbiamo infatti ricevuto 120 domande di iscrizione al test di ammissione, con richieste arrivate da tutta Italia e anche da paesi esteri come Grecia e Svizzera, da parte sia di giovani medici veterinari, sia da parte di professionisti già avviati che hanno deciso di investire risorse nel potenziamento e perfezionamento delle loro competenze. Alla fine, abbiamo ammesso 44 allievi, decidendo di ampliare del 10% il numero massimo di partecipanti e dare l’opportunità di frequentare il corso a più persone”.

“Il master che si inaugura oggi alle Benedettine va ad ampliare un’offerta formativa post laurea che già di per sé è molto ricca - aggiunge la professoressa Anna Monreale - Questa ricchezza è il risultato della preziosa attività dei nostri docenti che, come in questo caso, decidono di investire in una formazione all’avanguardia, che permette ai partecipanti di adeguare ed elevare il proprio livello professionale, facilitando l’accesso a posizioni lavorative qualificate e un aggiornamento delle competenze. Avere attività così fruttuose, che aprono le porte a collaborazioni con il mondo accademico internazionale, con il mondo dei professionisti e con le aziende, è a mio parere di fondamentale valore e come Università stiamo lavorando e continueremo a lavorare per supportare queste iniziative”.

“È con estrema soddisfazione e impegno che il QUINN, in qualità di consorzio universitario dell’ateneo pisano specializzato nell’alta formazione, ha messo a disposizione il proprio know-how più che trentennale nell’organizzazione di master – dichiara Giacomo Petrini – La collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria risale agli anni Novanta ed oggi arriva a segnare una nuova e importante tappa. In coerenza con la nostra mission, il team del QUINN e i nostri docenti sono pronti a dare il loro contributo a questa nuova avventura capace di intercettare un bisogno diffuso pur nella sua specificità tecnica”.

Il master è organizzato in sei moduli didattici che si svolgeranno in sei settimane singole distribuite nell’arco dell’anno. Mentre i laboratori e le dimostrazioni pratiche saranno ospitati all’Ospedale Didattico Veterinario di San Piero a Grado, le lezioni teoriche si terranno al Centro Congressi Le Benedettine e, saltuariamente, anche in altre aule dell’Ateneo, con la volontà di far vivere ai partecipanti l’ambiente universitario pisano valorizzando anche il rapporto con la città.

Redazione Web

Innovazione ed efficienza energetica: nuovi protocolli Internet ma dispositivi più scarichi

3 mesi ago

Il telefonino che si scarica troppo velocemente? Il problema può dipendere dai vari protocolli con cui navighiamo in rete e non è detto che quelli più recenti siano anche i più vantaggiosi dal punto di vista energetico. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR recentemente pubblicato sulla rivista Pervasive and Mobile Computing.

In particolare, l’obiettivo dei ricercatori era di valutare il consumo energetico di smartphone e dispositivi di Internet of Things (IoT) rispetto ai diversi protocolli HTTP che sono alla base della trasmissione dati sul Web.

“Generalmente quando si parla delle differenti versioni del protocollo HTTP l’attenzione è focalizzata sulle “prestazioni” intese come il tempo necessario a scaricare dati e risorse mediante la rete – spiega Alessio Vecchio autore dello studio e docente al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Ateneo pisano – Il nostro studio invece si è concentrato sul consumo energetico che è particolarmente rilevante nel contesto dell’Internet delle Cose (Internet of Things), dove molti dispositivi sono alimentati a batteria. In questo ambito risparmiare energia consente di allungare significativamente il tempo di vita del dispositivo, evitando la sostituzione o la ricarica delle batterie con conseguenze positive in termini di sostenibilità e usabilità”.

Il protocollo HTTP è tra i protocolli di comunicazione più usati nelle reti informatiche, basti pensare che il Web si basa su di esso. Anche la comunicazione tra dispositivi IoT, quali sensori o sistemi per la domotica, è spesso basata sul protocollo HTTP. Attualmente le tre versioni principali sono HTTP/1.1, HTTP/2, e il più recente HTTP/3, che differiscono in modo sostanziale tra di loro, anche per prestazioni energetiche. Come ha rivelato lo studio, in alcuni scenari HTTP/3, che generalmente è più efficiente delle altre versioni, può consumare fino al 30% in più. Questo, per esempio, accade quando i dati da trasferire sono molti, mentre consuma meno degli altri quando i dati sono pochi.

“Il nostro studio è importante per due motivi, uno di carattere pratico e uno di carattere scientifico – sottolinea Vecchio - Dal punto di vista pratico, grazie ai risultati ottenuti, è possibile, per chi sia interessato a costruire sistemi che facciano uso di smartphone e dispositivi IoT, fare delle scelte che tengano conto degli aspetti di natura energetica. Dal punto di vista scientifico, si aprono nuovi scenari di ricerca. Ad esempio, lo studio di algoritmi intelligenti che siano in grado di scegliere dinamicamente la versione del protocollo HTTP più efficiente dal punto di vista energetico a seconda dello schema di comunicazione, della quantità di dati da trasferire e delle condizioni della rete”.

 

Una foto del sistema di monitoraggio

 

La ricerca è stata svolta nel contesto di Future-Oriented REsearch LABoratory (FoReLab), un progetto del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) con il programma Dipartimenti di Eccellenza.

Hanno partecipato allo studio insieme ad Alessio Vecchio, Chiara Caiazza, Dottore di Ricerca in Smart Computing (programma di dottorato congiunto erogato dalle Università di Firenze, Pisa e Siena) e Valerio Luconi, Dottore di Ricerca in Ingegneria dell’Informazione presso Università di Pisa nel 2016 e ricercatore presso Istituto di Informatica e Telematica del CNR dal 2019.

Tutti e tre i partecipanti al gruppo di ricerca sono accomunati dall’interesse e dall’attenzione per le tematiche ambientali, in particolare per la sostenibilità energetica. Lo studio delle implicazioni energetiche dei protocolli di rete è quindi stato un ottimo punto di incontro per coniugare aspetti di ricerca legati all’informatica e all’ingegneria dei sistemi con tematiche di risparmio energetico.

 

 

 

 

 

 

 

Redazione Web

L'opera "Annelies" in scena al Teatro Verdi per le celebrazioni del Giorno della Memoria

3 mesi 1 settimana ago

Giovedì 25 gennaio, alle 21.15, nella Sala Titta Ruffo del Teatro Verdi di Pisa, va in scena "Annelies" di James Whitbourn, un’opera musicale per strumenti, coro e soprano solista che traspone in musica il famosissimo diario di Anne Frank (il cui nome per esteso era appunto Annelies). Il concerto, organizzato dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell'Università di Pisa in occasione del Giorno della Memoria, sarà introdotto dal musicologo Alessandro Cecchi (Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica).

La partitura dell'opera, che si sviluppa in 14 movimenti, è stata scritta in due versioni: una più ampia, per orchestra sinfonica, ed una più intima, per una compagine di strumentisti composta da clarinetto, violino, violoncello e piano. Annelies è stata eseguita per la prima volta al National UK Holocaust Memorial Day a Westminster Hall, Londra, il 27 gennaio 2005, mentre la prima mondiale è avvenuta nell'aprile 2005 alla Cadogan Hall di Londra, diretta da Leonard Slatkin con il Coro di Clare College Cambridge e la Royal Philharmonic Orchestra.

"Annelies" ripercorre la sfida commovente di Anne, che nel suo diario, giorno dopo giorno, racconta le paure, le speranze, il coraggio e la resistenza di lei bambina ebrea costretta alla clandestinità e alla deportazione. Il testo originale del diario di Anne è stato rielaborato dalla scrittrice Melanie Challenger, diventando il libretto dell’opera di Whitbourn. Nell’evento qui presentato, la lettura dei brani in prosa della Challenger non cantati è affidata al celebre doppiatore Carlo Valli. Pervasa da una struggente vulnerabilità e da un’insostenibile intensità emotiva, la musica che accompagna i testi presenta i rintocchi delle campane della Westerkerk, gli echi delle trasmissioni radiofoniche dell’epoca che filtravano dagli altri appartamenti e una serie di elementi della cultura ebraica e tedesca di Anna. Il Times ha descritto l’opera come «una partitura che trova i suoi maggiori punti di forza in un profondo rispetto e in una assoluta mancanza di retorica».

L'ingresso è libero con prenotazione obbligatoria (www.eventbrite.it - info 050 941111).

 

 

Redazione Web

A Marco Paolini la laurea honoris causa in Filosofia e Forme del Sapere

3 mesi 1 settimana ago

L’Università di Pisa ha conferito la laurea honoris causa in Filosofia e Forme del Sapere all’attore, autore e regista Marco Paolini con una cerimonia che si è svolta il 25 gennaio nell’aula magna nuova del Palazzo “La Sapienza”
Il pomeriggio è stato aperto dai saluti del Rettore Riccardo Zucchi, quindi il professore Pierluigi Barrotta del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere ha letto la Motivazione del conferimento, a seguire la professoressa Alessandra Fussi, presidente del Corso di laurea in Filosofia e Forme del Sapere, ha fatto la Laudatio. A conclusione della cerimonia, Marco Paolini ha tenuto la sua Lectio Magistralis intitolata Pratica e grammatica del (mio) mestiere del teatro”.

La cerimonia di conferimento della laurea honoris causa

“Una laurea honoris causa è anzitutto un modo per onorare chi la riceve, è questo è certamente il caso di Marco Paolini, figura di grande rilievo nel mondo dell’arte, del teatro, della cultura e dell’impegno civile” ha esordito così il Rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi nell’inaugurare la cerimonia.
“Marco Paolini ci apre nuove prospettive – ha aggiunto Zucchi - Nel suo caso, la laurea honoris causa in Filosofia e Forme del Sapere enfatizza in particolare l’uso del metodo teatrale e dialogico per una rilettura critica di ciò che riteniamo noto, evoluzione moderna di un approccio che risale ai grandi dialoghi di Platone”. (leggi il testo completo del Saluto del Rettore)

Il rettore Riccardo Zucchi conferisce la laurea al drammaturgo Marco Paolini

Sull’impegno civile di Marco Paolini è tornata anche la Motivazione del conferimento della laurea honoris causa letta subito dopo dal professore Pierluigi Barrotta, ordinario di Logica e Filosofia della Scienza del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.
“Il teatro di Marco Paolini – ha detto Barrotta - è un teatro civile e di denuncia basato sul coraggio della presa di posizione e sull’importanza di tenere vivo il pensiero critico e dubitoso che rappresenta la linfa vitale della ricerca filosofica”.
In particolare nella motivazione il riferimento è a due lavori: il racconto del Vajont, considerato “una vera e propria riflessione di Filosofia della Scienza che ci ricorda che ogni opera artatamente costruita dall’uomo e inserita nell’ambiente naturale rende necessario l’apporto e la supervisione critica della ricerca scientifica”, e ITIS Galileo che “rappresenta una pietra miliare per chi si occupa dei legami tra la Filosofia e la Scienza, ma anche per chi si batte per l’indipendenza e laicità della seconda”. (leggi il testo completo della motivazione)

“Nel teatro di Marco Paolini la narrazione ha un ruolo centrale, che per semplicità vi proporrò di considerare socratica”, ha detto la professoressa Alessandra Fussi, presidente del Corso di laurea in Filosofia e Forme del Sapere del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, che ha tenuto la Laudatio.
“Come filosofe e filosofi emotivamente coinvolti nel suo teatro gli esprimiamo oggi la nostra gratitudine – ha quindi concluso - Perché non solo ci ha invitato a considerare questioni che riguardano noi e il nostro passato, ma, soprattutto nelle sue opere più recenti, ci ha proposto riflessioni appassionate sul rapporto fra le generazioni e sulla responsabilità che abbiamo tutti e tutte di immaginare assieme un futuro accettabile per l’ecosistema terra”. (leggi il testo completo della Laudatio)

Dopo il conferimento ufficiale della laurea in Filosofia e Forme del Sapere, ha infine preso la parola Marco Paolini che ha tenuto la sua Lectio Magistralis intitolata “Pratica e grammatica del (mio) mestiere del teatro”. Nel suo appassionato e personale racconto del suo rapporto con il teatro, Paolini ha ricordato i suoi esordi, gli scrittori e autori che hanno influenzato il suo percorso come Luigi Meneghello e Peter Brook sino ai progetti futuri.
“Il mio è un mestiere di incontri – ha detto Paolini - Devi accorgerti quando succedono, per questo tengo un quaderno. L’unico criterio utile è il numero sulla copertina. Sarà un caso ma gli appunti per questa occasione son finiti sul quaderno n. 100. Son circa 8/9000 pagine di quaderni che non servono granché, ma ogni tanto vengono buone per non perdersi o per accorgersi che sto girando in tondo. È questa la natura del mio lavoro”. (leggi il testo completo della Lectio magistralis)

 

 

Marco Paolini legge la sua lectio magistralis

 

L’Abiura – 26 gennaio incontro con studentesse e studenti UNIPI

Venerdì 26 gennaio alle 10.00, presso il Polo Carmignani (Piazza dei Cavalieri) Marco Paolini terrà una lezione aperta alla comunità studentesca dal titolo "L'abiura".

Il filo conduttore dell’incontro sarà il dialogo intergenerazionale, al centro dell’ultimo lavoro teatrale di Paolini (Boomers, in scena sabato 27 gennaio al Teatro Verdi): un dialogo necessario, ma reso difficile dall’apparente rottura del codice comunicativo e culturale fra le generazioni. L’accelerazione del tempo storico e i profondi cambiamenti in corso stanno rapidamente trasformando le parole e le cose. Boomers e millennials non parlano lo stesso linguaggio, forse non vivono nemmeno nello stesso mondo, o per lo stesso mondo. I loro punti di vista sono spesso lontani, antagonistici, su molti fronti: la società patriarcale; le relazioni, la sessualità, l’identità di genere; l’Occidente e il suo modello di sviluppo; l’ideologia e l’impegno politico; la tecnologia, l’ambiente, il futuro. Sono ancora in grado di capirsi? Ha senso per loro farlo? Possono costruire insieme dei ponti tra futuro e passato? O l’unica soluzione (per i boomers) è… l’abiura?

 

 

Redazione Web

Le università europee di Circle U. a Pisa per discutere di Societal Engagement

3 mesi 1 settimana ago

Dopo due intense giornate di attività, incontri e visite ai laboratori, si è concluso a Pisa il kick-off meeting del gruppo di lavoro sul Societal Engagement (WP5) di Circle U., l’Alleanza Universitaria di cui fa parte l’Università di Pisa insieme ad altri 8 atenei europei: Aarhus University (Danimarca), Humboldt-Universität zu Berlin (Germania), King’s College London (UK), Université Paris Cité (Francia), Università di Belgrado (Serbia), Università di Louvain (Belgio), Università di Oslo (Norvegia) e Università di Vienna (Austria).

A Pisa erano presenti i rappresentanti degli atenei partner che, coordinati dal professor Alessio Cavicchi, lavoreranno nei prossimi quattro anni allo sviluppo di iniziative in grado di attivare processi di interazione diretta dell’università con la società civile e il tessuto imprenditoriale, con l’obiettivo di promuovere la crescita economica e sociale del territorio. Tra queste spicca la creazione dell’InCU.bator, una piattaforma in cui promuovere tutte le occasioni di formazione all’imprenditorialità per studenti, tra cui challenges, hackathon, boot camps e altri format innovativi.

Nella giornata di lunedì gli ospiti sono stati salutati dal rettore Riccardo Zucchi, dal prorettore vicario Giuseppe Iannaccone, dal prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali Giovanni Federico Gronchi e da molti altri membri della comunità accademica coinvolti a vario titolo nel progetto. Tra loro anche Francesco Lorenzoni e Sariel Vita, rappresentanti pisani del CUSU, la Circle U. Student Union che riunisce studentesse e studenti delle 9 università.

A testimonianza della volontà di creare connessioni con il territorio, nella giornata di martedì il gruppo di lavoro Circle U. si è trasferito al Polo Tecnologico di Navacchio dove, tra le altre cose, ha potuto incontrare i rappresentanti di alcuni partner associati dell’Alleanza: oltre ai “padroni di casa” Andrea Di Benedetto, presidente, e Silvia Marchini, responsabile dell’area sturt-up del Polo, sono intervenuti Frida Scarpa, assessora ai rapporti con le istituzioni universitarie del Comune di Pisa, e Iulia Apreotesei dell’associazione Tour4U. Con loro sono già state discusse occasioni di collaborazione che offriranno opportunità di visibilità internazionale a iniziative ed eventi del territorio. Infine, gli ospiti stranieri hanno potuto assistere alla presentazione di alcune aziende spin-off dell’Università di Pisa che risiedono al Polo Tecnologico (Proxima Robotics, Weabios, Echoes) e visitare i CrossLab.

“Circle U. è una grandissima occasione per la comunità universitaria e per tutto il territorio – ha commentato il professor Alessio Cavicchi – da una parte c’è la possibilità di allargare i propri orizzonti di ricerca e formazione, dall’altra c’è la possibilità di acquistare una portata e una visibilità internazionale. Questo vale sia in termini di attrazione di talenti e capitali dall’estero, sia in termini di disseminazione e divulgazione delle eccellenze che abbiamo sul territorio. Perché questo avvenga sarà necessario un dialogo sempre più serrato fra università e comunità locali e tra università e pubbliche amministrazioni”.

Redazione Web

Rete Civica Unitaria pisana: verso una città sempre più Smart

3 mesi 1 settimana ago

Il futuro di Pisa si fa sempre più Smart grazie al supporto della rete metropolitana dell’Università di Pisa: circa 30.000 chilometri di fibra lineare su cui, grazie al recente potenziamento, correranno sempre più veloci servizi e informazioni per cittadini e imprese del territorio. Lunedì 22 gennaio, in Palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell’Ateneo, è stato infatti rinnovato l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa.

“Sono passati già 25 anni da quanto il territorio pisano, per la prima volta, ha aderito al progetto regionale delle Reti Civiche unitarie a livello provinciale. Progetto che oggi trova proprio nella rete pisana uno dei suoi sviluppi più interessanti e consolidati  - ha ricordato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi – Con il rinnovo di questo accordo quadro diamo, quindi, sempre più forza al nostro territorio e sono fiero che l’Ateneo pisano, ancora una volta, metta a disposizione della comunità le sue forti competenze nel campo dell’ICT e le sue infrastrutture, così da sostenere i processi di digitalizzazione della nostra società e, con essi, il suo sviluppo sociale, culturale, economico e urbano. Per questo ci tengo a ringraziare tutti gli enti che fanno parte della Rete Civica Unitaria pisana e, in primo luogo, il Comune di Pisa, per il suo ruolo fondamentale di ‘regista’ di questa iniziativa”.

 

Il rettore dell'Università di Pisa, prof. Riccardo Zucchi, durante la cerimonia di firma dell’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa

 

Grazie alla connettività pervasiva e sicura della rete metropolitana dell’Ateneo, con le sue infrastrutture e tecnologie digitali di ultima generazione, Pisa potrà così proseguire nel suo percorso di potenziamento dei  servizi digitali erogati dalle Pubbliche Amministrazioni e offrire, in questo modo, alle proprie comunità uno sviluppo sostenibile, capillare, inclusivo, efficace e partecipato, con servizi innovativi per svolgere più facilmente ed efficacemente attività personali, formative, sociali, economiche e industriali, in linea con il paradigma delle Smart City moderne.

Nove gli enti che compongono la Rete Civica Unitaria pisana e che oggi, nella Sala Mappamondi del rettorato, hanno firmato il nuovo accordo quadro: Università, Comune, Tribunale, Procura della Repubblica, Polizia di Stato - Questura di Pisa, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

I rappresentati dei nove enti che hanno sottoscritto l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa. Partendo da Sinistra: Ing. Nicola Ciannelli, Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco; Dott. Mauro Izzo, Comandante provinciale Arma dei Carabinieri; dott. Giovanni Porpora, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pisa; dott.ssa Gabriella Porcaro, Assessore alla Semplificazione e tecnologie della p.a. del Comune di Pisa; Prof. Riccardo Zucchi, Rettore dell'Università di Pisa; dott.ssa Beatrice Dani, Presidente del Tribunale di Pisa; dott. Sebastiano Salvo, Questore della provincia di Pisa; colonnello Salvatore Salvo, Comandante provinciale della Guardia di Finanza; dott.ssa Silvia Briani, Direttore generale AOUP.

Redazione Web

Megalodon: uno studio rivela l’aspetto del gigantesco squalo estinto

3 mesi 1 settimana ago

Il Megalodon assomigliava ai grandi squali bianchi dei mari di oggi? Da anni gli studiosi si interrogano sull’aspetto dell’enorme squalo estinto vissuto circa 15–3,6 milioni di anni fa, e finalmente la risposta sembra essere giunta. Un nuovo studio scientifico, a cui ha preso parte anche il dottor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ha dimostrato infatti che il gigantesco squalo - noto con il nome scientifico di Carcharocles megalodon (o Otodus megalodon) - era provvisto di un corpo più slanciato di quanto suggerito dagli studi precedenti.

“Nei romanzi e nei film di fantascienza il Megalodon è tipicamente rappresentato come uno squalo mostruoso e dalle proporzioni titaniche – spiega il dottor Alberto Collareta, unico italiano a far parte del team di 26 scienziati internazionali autori dello studio - Ciò non deve stupire, in quanto la taglia massima di questo squalo, uno dei più grandi predatori marini mai esistiti, è oggi stimata intorno a 15-20 metri di lunghezza totale e vi sono pochi dubbi riguardo alla sua dieta ipercarnivora”.

“Comprendere la biologia, l'evoluzione e l'estinzione del Megalodon – prosegue Collareta - è importante alla luce dell’impatto significativo che tale specie deve aver avuto sull'ecologia e sull'evoluzione degli ecosistemi marini che hanno dato origine agli oceani moderni. Tuttavia, la documentazione fossile del Megalodon è quasi essenzialmente rappresentata dai caratteristici enormi denti, mentre i reperti scheletrici sono estremamente rari”.

Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha da sempre indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari modellandolo su quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Ipotesi adesso confutata dal lavoro del gruppo di ricerca internazionale di cui Collareta fa parte e che ha da poco pubblicato un nuovo studio sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Palaeontologia Electronica. Studio che dimostra come il Megalodon avesse una forma del corpo più slanciata rispetto a quella che caratterizza lo squalo bianco.

“Questa deduzione – spiega ancora il ricercatore - deriva dalla revisione di un set incompleto di vertebre fossili appartenenti ad un unico esemplare di Megalodon scoperto in Belgio nel diciannovesimo secolo. In particolare, la lunghezza totale del corpo di tale esemplare, se stimata sulla base del diametro delle vertebre dello squalo bianco attuale, risulta molto minore della lunghezza della sola colonna vertebrale incompleta (9,2 metri vs 11,1 metri)”. “Questa semplice osservazione – conclude Collareta - suggerisce fortemente che il Megalodon non fosse meramente riconducibile ad una versione più voluminosa del moderno grande squalo bianco, ma che differisse da quest’ultimo per una fisionomia più slanciata”.

Sebbene, in assenza di reperti scheletrici completi, l’esatta forma del corpo del Megalodon rimanga ancora incerta, i risultati presentati in questa nuova ricerca costituiscono l’evidenza empirica più cogente di tale forma e rappresentano un passo avanti significativo verso la sua ricostruzione.

L’articolo “White shark comparison reveals a slender body for the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae)” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1345. I suoi autori sono: Phillip Sternes, Patrick Jambura, Julia Türtscher, Jürgen Kriwet, Mikael Siversson, Iris Feichtinger, Gavin Naylor, Adam Summers, John Maisey, Taketeru Tomita, Joshua Moyer, Timothy Higham, João Paulo da Silva, Hugo Bornatowski, Douglas Long, Victor Perez, Alberto Collareta, Charlie Underwood, David Ward, Romain Vullo, Gerardo González-Barba, Harry Maisch IV, Michael Griffiths, Martin Becker, Jake Wood e Kenshu Shimada.

Redazione Web

Sguardi nel futuro: la prima ospite del 2024 è Maria Chiara Carrozza

3 mesi 2 settimane ago

Il ciclo Sguardi nel Futuro inaugura il 2024 con la scienziata Maria Chiara Carrozza (foto). Lunedì 22 gennaio alle 16 al Polo Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri), la Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche incontrerà studentesse e studenti dell’Ateneo e delle ultime classi delle scuole superiori. Carrozza parlerà di "Eco-Robotica: un nuovo percorso verso un futuro digitale e sostenibile". L’Eco-robotica è una nuova disciplina della robotica collaborativa orientata alla sostenibilità che mette al centro l’ambiente declinato in tre grandi scenari, aria, acqua e terra. Da questo punto di vista l’Eco-robotica può contribuire concretamente a tutelare la biodiversità e, al contempo, pone domande sulla sostenibilità della robotica stessa, anche nell’ottica di un’economia circolare, prefigurando un percorso estremamente innovativo verso un futuro digitale e sostenibile.

L’evento sarà trasmesso in streaming, la partecipazione in presenza di studentesse e studenti Unipi è previa registrazione.

 

Dopo aver ospitato personalità come Nicola Armaroli del CNR-ISOF, la senatrice a vita Elena Cattaneo, Roberto Battiston, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Fosca Giannotti, professoressa di Informatica alla Scuola Normale Superiore, e Gianfausto Ferrari, presidente Digital Universitas, fondatore di Talent Garden e Superpartes Innovation Campus, l’incontro con Maria Chiara Carrozza prosegue quindi il ciclo "Sguardi nel futuro" mettendo al centro il futuro della robotica. Ad oggi sono circa 800 le studentesse e gli studenti che hanno partecipato ai vari eventi del ciclo.

I prossimi appuntamenti a febbraio sono il 6 con Gherardo Colombo, giurista, già Consigliere della Corte di Cassazione che parlerà su “Dove va la democrazia? Dove la facciamo andare?” e il 23 con Umberto Agrimi, dell’Istituto Superiore di Sanità, con un intervento su “One Health: l’occasione per ripensare il rapporto dell’uomo con il Pianeta”.

“Sguardi nel futuro” è a cura del professore Dario Pisignano, del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, e del divulgatore e giornalista Piero Bianucci.

Redazione Web

Cattiva postura sul lavoro? Ora si corregge con l’intelligenza artificiale

3 mesi 2 settimane ago

Correggere in tempo reale le cattive posture che si assumono a lavoro, via smartwatch, il tutto nel pieno rispetto di privacy e riservatezza. È questo l’obiettivo di un innovativo sistema basato sull’intelligenza artificiale ideato e sperimentato dall’Università di Pisa. I risultati della ricerca, coordinata da Francesco Pistolesi, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, sono stati pubblicati sulla rivista Computers in Industry.

“L'affaticamento e la ripetitività di svariate mansioni lavorative portano spesso gli operatori ad assumere posture incongrue perché magari sono momentaneamente percepite come comode — spiega Pistolesi — questo però, a medio e lungo termine, provoca uno stress dell’apparato muscolo-scheletrico; le statistiche ci dicono che, in tutto il mondo, oltre un lavoratore su quattro soffre di mal di schiena, con conseguenti sofferenze e perdita di oltre 264 milioni di giorni lavorativi ogni anno”.

 

Il team di ricerca da sinistra Michele Baldassini, Francesco Pistolesi e Beatrice Lazzerini

Il dispositivo dell’Ateneo pisano (si veda Figura 1) è stato testato coinvolgendo operatori durante l'esecuzione di varie mansioni standardizzate (avvitatura, saldatura e assemblaggio). Il sistema è costituito da un'unità basata su intelligenza artificiale che riceve continuativamente dati da uno smartwatch e un sensore LiDAR — una tecnologia avanzata che usa impulsi laser per misurare distanze e creare mappe dell'ambiente. Durante i test, il sistema ha monitorato le posizioni di braccio, spalla, tronco e gambe, acquisendo dati che non sono in grado di rivelare informazioni sensibili del lavoratore.

L’intelligenza artificiale ha identificato le posture con una precisione media superiore al 98%, rilevando inoltre gli scostamenti dalle posizioni degli arti raccomandate dallo standard UNI ISO 11226 (Ergonomics — Evaluation of static working postures). Questo standard fornisce raccomandazioni per la valutazione del rischio per la salute della popolazione adulta attiva, derivate da studi sperimentali sul carico muscoloscheletrico, sul disagio/dolore e sulla resistenza/fatica associati alle posture di lavoro.

“Il nuovo paradigma dell’Industria 5.0 usa l'intelligenza artificiale (AI) mettendo al centro l’essere umano — sottolinea Pistolesi — la tecnologia non ci sostituisce, ma ci aiuta. Si tratta in altre parole di pensare a dispositivi, come quello che abbiamo ideato, che mettano in primo piano il benessere e diritti di lavoratrici e lavoratori, in particolare la privacy, che le tecnologie basate sull'analisi video possono mettere a rischio. Si pensi per esempio ad attacchi informatici che si impadroniscono di immagini di parti del corpo sensibili dei lavoratori, usate per rilevare la postura. I dati registrati dal nostro sistema, invece, anche se trafugati, non possono ricondurre ad alcuna informazione che violi la riservatezza dei dipendenti di un'azienda. Ciò fa sì che i lavoratori si sentano più tutelati e considerati, aumentando sia il benessere che la produttività. Ecco perché negli anni a venire sarà sempre più importante progettare sistemi ispirati all'intelligenza artificiale orientata all'essere umano, la cosiddetta human-centered AI”.

Assieme a Francesco Pistolesi, hanno collaborato alla ricerca Michele Baldassini, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, e Beatrice Lazzerini, professoressa ordinaria presso lo stesso dipartimento per oltre vent'anni, e attualmente titolare di un contratto di ricerca a titolo gratuito.


Redazione Web

Intelligenza Artificiale: verso un futuro più “umano” e sostenibile

3 mesi 2 settimane ago

Creare dei microprocessori in grado di replicare i sistemi di apprendimento biologico, così da rendere l’Intelligenza Artificiale più flessibile, efficiente e sostenibile anche dal punto di vista ambientale. È questa la sfida lanciata da un gruppo internazionale di ricercatori - coordinato dal Neuromorphic AI Lab (NUAI Lab) della UTSA (University of Texas at San Antonio) - di cui fa parte anche Vincenzo Lomonaco, tra i massimi esperti italiani di Continual Learning, ricercatore presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa e tra gli autori dell’articolo “Design principles for lifelong learning AI accelerators”, da poco uscito sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Electronics.

“La fallibilità dell’Intelligenza Artificiale è ancora troppo alta e questo perché l’AI, così come la conosciamo oggi, si basa su sistemi di apprendimento automatico troppo rigidi, che la rendono incapace di affrontare condizioni nuove, non precedentemente incontrate durante il processo di addestramento – spiega Vincenzo Lomonaco – Di fatto, le facciamo apprendere una grande quantità di informazioni tutte insieme, ma ogni volta che emerge una novità su un determinato tema dobbiamo aggiornare il sistema da zero. Tutto ciò, oltre ad essere poco efficiente, ha anche dei costi altissimi, sia in termini economici che ambientali, visto l’elevato consumo di energia e le conseguenti emissioni di CO2 di questi processi”.

 

Vincenzo Lomonaco del Dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa

 

Aggiornare un sistema di AI, d’altronde, può arrivare a costare fino a diversi milioni euro. Mentre per avere un’idea dell’impronta ambientale dell’AI basti pensare che, secondo un recente studio dell’Università del Massachusetts, l’addestramento di diversi modelli di intelligenza artificiale di grandi dimensioni può emettere una quantità di anidride carbonica equivalente a cinque volte quella emessa da un’auto americana media durante il suo ciclo di vita, compreso il processo di produzione. 

Una soluzione a tutto ciò, secondo Lomonaco e gli altri ricercatori del Neuromorphic AI Lab - coordinato dalla professoressa Dhireesha Kudithipudi -, è rappresentata dall’Apprendimento Automatico Continuo (noto anche come Continual Learning o Lifelong Learning), che permetterebbe all’AI di assimilare un gran numero di conoscenze in sequenza, senza dimenticare quelle acquisite in precedenza.

 

Vincenzo Lomonaco assieme ai colleghi del Dipartimento di Informatica, Antonio Carta e Andrea Cossu, con cui collabora attivamente sui temi dell'articolo pubblicato Nature Electronics

 

“Per realizzare un sistema di apprendimento di questo genere è necessario modificare gli attuali paradigmi computazionali ed eliminare i vincoli infrastrutturali esistenti – prosegue Lomonaco – Per questo, con i colleghi del NUAI Lab di San Antonio, abbiamo gettato le basi di un nuovo sistema di apprendimento incrementale, basato sul co-design hardware-software. Ossia sulla progettazione simultanea di componenti hardware e software, così da dar vita ad un sistema di lifelong learning per l’AI che sia robusto e autonomo. Il tutto basato su algoritmi di nuova generazione che, lavorando in modo più simile all’intelligenza umana, permettono all’Intelligenza Artificiale di accrescere le proprie conoscenze in modo progressivo, più rapido ed efficiente, con consumi che si avvicinano a quelli di una lampadina”.

Redazione Web
Checked
2 ore 38 minuti ago
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